E' difficile per il centrosinistra ricomporre i cocci (di Giuseppe Florio)..

Il vecchio centrosinistra è morto, ma il nuovo centrosinistra non è ancora nato: e, forse, non rinascerà mai più. È questo, in estrema sintesi, lo stato dell’arte dello schieramento progressista dopo oltre 4 anni di amministrazione del medesimo segno ed a pochi mesi dalle elezioni di primavera.

Della coalizione che riuscì a governare dopo le due clamorose vittorie di Enzo Incalza non restano che cocci: fondata su uno schema classico – Sel ala sinistra, il Pd centravanti, le liste Ferrarese e Vizzino a centrocampo – , oggi è trasfigurata. Il centro è un moncherino, ridotto ad un minimo peso consiliare con l’estromissione del movimento civico intestato al sindacalista in seguito al rimpasto dello scorso dicembre. Il rapporto tra Sel e Pd è invece quello di due estranei costretti alla convivenza, come accade nei matrimoni fasulli finalizzati all’ottenimento della cittadinanza. Con l’aggravante, se la straniera non è disponibile alle voglie del partner, di guardarsi in cagnesco, o di arrivare ad odiarsi.

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Matarrelli chiede le dimissioni del Sindaco (di Giuseppe Florio).

«Il sindaco deve dimettersi». E' perentorio l'onorevole Toni Matarrelli, e forse anche insolentito dalle parole usate nei suoi confronti da Franco Scoditti nel direttivo del Partito Democratico di venerdì scorso. «Non è e non può essere una questione personale, il primo cittadino deve assumere la decisione di lasciare anzitempo un ruolo che ormai interpreta in modo sbagliato per tutta una serie di ragioni.

Quello che avrebbe detto nei miei confronti o nei confronti di altri soggetti politici è soltanto la goccia che ha fatto traboccare un vaso che lui stesso aveva incredibilmente contribuito a riempire», spiega il deputato. «Certamente mi fa strano che un sindaco, per di più in condizioni di estrema debolezza, dismetta l'abito istituzionale per giocare un ruolo politico che non gli compete, almeno per una questione di rispetto di chi lo ha fin qui sostenuto nonostante le divergenze di vedute».

Quindi, che fare?

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Governo Scoditti a rischio. "Bufera" dopo il direttivo PD (di Giuseppe Florio).

Scoperchiato il vaso di Pandora nel centrosinistra. Rischio di crisi per il governo guidato dal sindaco Scoditti a seguito della ricostruzione pubblicata sulla Gazzetta del Mezzogiorno dell'ultimo direttivo del Partito Democratico.

Il pandemonio è scoppiato su Facebook, fin dalle prime luci dell'alba di ieri, ma è presto rimbalzato in tutti gli ambienti del ceto politico progressista, a dismisura moltiplicandosi le telefonate e gli incontri. «Casus belli» le parole del primo cittadino rivolte ai defenestrati assessori della Lista civica Vizzino e al deputato Matarrelli.

Esordisce il dirigente politico PD Vito Marchionna, presente al direttivo: «Impeccabile, preciso, puntuale, sembra quasi che venerdì scorso Giuseppe Florio (il cronista, ndr) fosse seduto accanto a me, annotando con una precisione impressionante quanto effettivamente detto. Florio ha svolto il suo lavoro in modo serio ed onesto.

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Semeraro: Mesagne Futura non ha preclusioni verso nessuno (di Giuseppe Florio).

I modi compassati, da signore d'oltremanica, non hanno potuto nascondere, negli anni della cosiddetta Seconda Repubblica, il travaglio ideale di Giuseppe Semeraro. Che, politicamente nato nel secolo scorso, si è trovato di fronte alla necessità di elaborare la crisi delle ideologie senza svendere la propria dignità. Consigliere comunale per molte legislature prima sui banchi dell'MSI e poi su quelli di Alleanza nazionale, Semeraro si è sempre distinto per il garbo con cui ha condotto una opposizione puntuale, precisa, attenta. Finché, da assessore all'Urbanistica nell'amministrazione Incalza, ha potuto dimostrare che l'allenamento dalla parte della minoranza lo aveva adeguatamente forgiato per la prova del governo.

Oggi è un apolide, come tutti i conservatori sinceri: non ha una casa propria, e cioè un riferimento nazionale che ne soddisfi le istanze. E intanto si è costruito, insieme ad un folto gruppo di transfughi da Forza Italia, una casetta locale, Mesagne Futura.

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Pd: nel direttivo nessun identikit di candidato (di Giuseppe Florio).

Il Partito Democratico di Mesagne avvia una fase di riflessione profonda in un frangente cruciale della propria vicenda. Il direttivo consumato nella serata di venerdì non porta a conclusioni immediate ma fissa dei punti fermi dai quali si svilupperà la strategia delle prossime settimane.

Nessun identikit di candidato sindaco è infine emerso: la partita del totonomi è ancora tutta da giocare. Intervengono il presidente del consiglio comunale Fernando Orsini, l'ex segretario del PDS Mario Ignone, il dirigente Vito Marchionna, il sindaco Franco Scoditti, l'acuto Giovanni Galeone, l'ex deputato Cosimo Faggiano, la LabDem Anna Maria Scalera, il consigliere comunale Damiano Franco.

Orsini esordisce lodando il lavoro svolto dalla segreteria Rogoli, che ha contribuito al recupero del ruolo del PD per aver incontrato associazioni e movimenti civici. Il primo cittadino ci va giù durissimo: nel mirino della sua intemerata gli ex assessori Gino Vizzino e Walter Zezza (impietosi i suoi giudizi sulla loro «inconcludenza amministrativa in settori nevralgici») e l'onorevole Toni Matarrelli,

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PD-ProgettiAmo Mesagne: questo matrimonio s'ha da fare (di Giuseppe Florio).

Questo matrimonio s'ha da fare. L'incontro – inusitato, fino a poco tempo addietro – consumato giovedì scorso tra la segreteria del Partito Democratico ed il gruppo dirigente di ProgettiAmo Mesagne nasce sotto i migliori auspici. Secondo la chiosa di uno dei partecipanti, «interlocutorio, proprio nel senso letterale», e cioè improntato alla volontà di dialogare, è stato il vis-a-vis tra soggetti politici che hanno dibattuto (e combattuto) su sponde diverse e forse lontane e che ancora resistono nelle rispettive trincee.


Ha esordito, con il consueto equilibrio, il segretario democratico Francesco Rogoli che, ogni giorno di più, dimostra come la fresca età anagrafica non comporti necessariamente insipienza o ingenuità.  Il suo ragionamento è stato, in soldoni, questo: «Al PD non interessa più allestire cartelli elettorali, la recente esperienza di un'alleanza numericamente forte ma politicamente debole ci impone di cambiare strada. 

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Nuovi smottamenti nel centrodestra. Anche "Mesagne Futura" si autosospende (di Giuseppe Florio).

Non accennano ad arrestarsi gli smottamenti nella costruenda coalizione di centrodestra. All'indomani del clamoroso abbandono del movimento civico ProgettiAmo Mesagne, anche Mesagne Futura annuncia la propria volontà di disertare il tavolo conservatore. Il «casus belli» è, ancora una volta, la pubblicazione – in esclusiva per la Gazzetta del Mezzogiorno – del questionario commissionato all'ex consigliere comunale Domenico Magrì durante l'ultima riunione del centrodestra, che sarebbe stato utile, almeno nelle intenzioni di qualcuno, per individuare la figura di un candidato sindaco unitario, evitando il passaggio delle primarie.

ProgettiAmo Mesagne aveva così deciso di lasciare il campo del centrodestra, adottando toni ultimativi e quindi presumibilmente in maniera irreversibile, posizionandosi al centro e provando ad intavolare un confronto politico-programmatico con tutte le forze interessate, anche se appartenenti al centrosinistra. Nei prossimi giorni è previsto che incontri la segreteria politica del Partito Democratico.

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Prove di dialogo fra centrosinistra e ProgettiAmo Mesagne (di Giuseppe Florio).

Con l'abbandono del centrodestra da parte di ProgettiAmo Mesagne, lo scenario politico – a destra e a manca – si articola e, paradossalmente si semplifica. Il movimento civico guidato dal triumvirato Domenico Magrì, Antonio Calabrese e Raffaele Depunzio era probabilmente già da tempo a disagio nella coalizione conservatrice in via di definizione, avendo assunto negli anni un carattere post ideologico, improntato sempre maggiormente sulla qualità e l'innovazione dei programmi. La pubblicazione – in esclusiva sulla Gazzetta del Mezzogiorno – di un documento che doveva tenersi riservato ha quindi probabilmente catalizzato la pulsione di ProgettiAmo Mesagne ad accentrarsi, ad occupare cioè lo spazio dei moderati, fin qui poco presidiato.
Ora si apriranno le danze. Il Partito Democratico gioca la partita della vita. Il progetto approntato dal deputato Toni Matarrelli ed incarnato dall'autocandidatura di Pompeo Molfetta – quello cioè di una sorta di «rivoluzione» dello status quo ante, coagulando tanto i soggetti politici senza preclusioni ideologiche (e quindi pescando anche nella destra dei movimenti di nuova formazione), quanto le aree della comunità finora trascurate o estromesse dalla cosa pubblica – rischia di essere esiziale per i democratici. Che, al momento, appaiono isolati, perlomeno dalle forze politiche che avevano fin qui condiviso la pratica dell'amministrazione Scoditti e la responsabilità del centrosinistra.

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La pubblicazione del questionario spacca il centrodestra (di Giuseppe Florio).

Saltano i gangheri a quelli di ProgettiAmo Mesagne e salta anche il tavolo delle trattative interne al centrodestra. Motivo dell'improvvisa decisione, la pubblicazione - in esclusiva sulla Gazzetta del Mezzogiorno - del questionario formulato dal dirigente del movimento Domenico Magrì (su sollecitazione di esponenti degli altri soggetti politici), 16 domande sulle possibili qualità intellettuali, politiche ed amministrative dei diversi candidati sindaci della coalizione conservatrice.

Tocca al portavoce Raffaele Depunzio motivare le ragioni di una rottura che appare insanabile: «Progettiamo Mesagne non intende soggiacere al puerile tentativo di screditare l’encomiabile lavoro finora svolto al servizio della città, facendosi trascinare nei soliti giochetti della politica che albergano in alcuni ambienti dell’attuale centrodestra. In questi quattro anni, abbiamo messo al centro della nostra azione politica la città, cercando di essere un punto di riferimento per quanti (tanti) ci chiedevano di investire col nostro impegno le diverse problematiche.

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Un questionario per individuare il candidato Sindaco (di Giuseppe Florio).

La trovata è certamente originale e forse un pizzico spregiudicata. Efficace, probabilmente, lo è molto meno, almeno a rilevare le reazioni stizzite (o urticate) di alcuni partner della presunta coalizione di centrodestra. Un questionario per individuare il candidato sindaco, per tracciarne i caratteri distintivi, per realizzarne un attendibile identikit: è questa la proposta, messa nera su bianco, avanzata dal gruppo dirigente di ProgettiAmo Mesagne a Forza Italia, Fratelli d'Italia, Mesagne Moderata e Mesagne Futura.
Scrive Domenico Magrì, in questa fase incaricato dal movimento civico ProgettiAmo Mesagne di condurre le trattative, nella email di accompagnamento al documento: «Ogni movimento e/o partito compilerà il questionario per ogni candidato sindaco indicato. La sera della riunione del 18 ottobre saranno condivisi e valutati i risultati. Resta inteso che l'esito della valutazione porterà alla scelta del candidato sindaco da sostenere. Vi ribadisco di tenere riservate queste nostre condivisioni e tutto sarà reso pubblico a definizione avvenuta. Se ritenete di apportare delle integrazioni fate sapere quale domanda aggiungereste».

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