Prove di dialogo fra centrosinistra e ProgettiAmo Mesagne (di Giuseppe Florio).

Con l'abbandono del centrodestra da parte di ProgettiAmo Mesagne, lo scenario politico – a destra e a manca – si articola e, paradossalmente si semplifica. Il movimento civico guidato dal triumvirato Domenico Magrì, Antonio Calabrese e Raffaele Depunzio era probabilmente già da tempo a disagio nella coalizione conservatrice in via di definizione, avendo assunto negli anni un carattere post ideologico, improntato sempre maggiormente sulla qualità e l'innovazione dei programmi. La pubblicazione – in esclusiva sulla Gazzetta del Mezzogiorno – di un documento che doveva tenersi riservato ha quindi probabilmente catalizzato la pulsione di ProgettiAmo Mesagne ad accentrarsi, ad occupare cioè lo spazio dei moderati, fin qui poco presidiato.
Ora si apriranno le danze. Il Partito Democratico gioca la partita della vita. Il progetto approntato dal deputato Toni Matarrelli ed incarnato dall'autocandidatura di Pompeo Molfetta – quello cioè di una sorta di «rivoluzione» dello status quo ante, coagulando tanto i soggetti politici senza preclusioni ideologiche (e quindi pescando anche nella destra dei movimenti di nuova formazione), quanto le aree della comunità finora trascurate o estromesse dalla cosa pubblica – rischia di essere esiziale per i democratici. Che, al momento, appaiono isolati, perlomeno dalle forze politiche che avevano fin qui condiviso la pratica dell'amministrazione Scoditti e la responsabilità del centrosinistra.

L'obiettivo quindi, prima del filosofare (sui programmi, sugli slogan, sulle formule), è quello di sopravvivere. E per sopravvivere il PD avrà l'obbligo di vincere la tornata amministrativa di primavera, fornendo risposte rassicuranti allo spaesamento dell'elettorato progressista. La chiave risiederà nella capacità di ricostruire il centrosinistra o, meglio, di costruirne uno nuovo, dalla matrice fortemente identitaria, proprio come contraltare alla coalizione prefigurata da Matarrelli&Molfetta, sprovvista invece di confini ideali netti. Così è in programma nelle prossime ore un incontro tra i democratici e ProgettiAmo Mesagne, il primo ufficiale dopo i diversi ufficiosi propugnati e consumati da LabDem, corrente pittelliana avanguardista capeggiata dal membro della segreteria regionale Mino Carriero e dalla componente della segreteria provinciale Anna Maria Scalera. Il quadro potrebbe allora chiarirsi: saldando un'inedita alleanza politico-programmatica con ProgettiAmo Mesagne, il PD si coprirebbe adeguatamente al centro. Per poi rinforzarsi alla propria sinistra avallando la formazione di una lista guidata dalla sellina dissidente Maria de Guido, magari ispirata alla figura del potente Dario Stefàno. Un paio di altre liste (una della stessa LabDem? Una erede di Mesagne Democratica?) condirebbero a dovere la nascita del redivivo centrosinistra. E il candidato sindaco? Un nome solo potrebbe giocarsi la carta della vittoria nel contesto dato: il medico Ninni Mingolla, persona buona e generosa, trasversalmente benvoluto, aperto culturalmente quanto basta per guidare una coalizione orfana di un passato comune e quindi impegnativa da tenere coesa.
Se le condizioni non dovessero mutare, la sfida per il sindaco sarà perciò tutta interna all'ex centrosinistra, relegando ciò che resta del centrodestra a posizioni di mesta testimonianza.

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