In palio punti –salvezza. A Grottaglie, anni fa, fu l’ultima partita per Bruno Grande
Un Mesagne ancora convalescente ha portato a casa 3 preziosi punti contro il Castellaneta.
Adesso occorre recuperare una migliore e più convincente qualità di gioco per affrontare la lunga volata che definirà la griglia delle posizioni finali, a partire da domenica, nella trasferta di Grottaglie. La squadra tarantina è attardata all’ultimo posto a 12 punti, ma non va sottovalutata perché vale di più dei suoi punti, si è rafforzata nel mercato di riparazione e domenica ha dato filo da torcere al Gravina. Per il Grottaglie è probabilmente l’ultima occasione per rientrare nella fascia play out ed evitare la retrocessione diretta, per il Mesagne che recupera infortunati e squalificati, la possibilità di venir fuori da una fase di appannamento e rilanciarsi in campionato, una vittoria infatti sulla squadra jonica farebbe fare un salto in classifica verso posizioni di tranquillità, recuperando autostima e margini di sicurezza per affrontare con più fiducia la fase finale del campionato.
Il Grottaglie, storicamente, è una delle realtà calcistiche più rilevanti a livello regionale, ha infatti disputato ben 25 campionati di serie D di cui 14 consecutivi sino allo scorso anno, poi ha navigato tra Eccellenza e Promozione senza mai scendere al di sotto. Negli anni’60 era una protagonista della 1° categoria quando essa equivaleva all’Eccellenza perché dava l’accesso alla serie D. Da qualche anno la società tarantina vive stagioni difficili, ma rimane una piazza di primo piano. Molti sono stati i giocatori che hanno vestito entrambe le maglie del Mesagne e del Grottaglie, ricordiamo i portieri Chirico, Scalone, Birtolo e Doria, i difensori Potì, De Leo ( vinsero una campionato a Grottaglie), Della Rocca, Amaddeo, Fraticelli, Campana, Edjekpan, i centrocampisti Mallardi, Intagliata, Faggianelli, Bevilacqua, Carteny (ex di oggi), gli attaccanti Busco, De Vito, Mingiano, Simone, Chirico, D’Agostino, Pellegrino. Anche l’attuale mister del Grottaglie Passariello è un ex giocatore del Mesagne.
Ricordiamo un precedente dell’ 8 ottobre ’67 in Prima Categoria, seconda di andata, Grottaglie- Mesagne 1-1. Il tabellino della gara fu: Grottaglie: Tana, Paglialunga, Pastore, Del Monaco, Caforio, Lonoce, Sgobio, Greco, D’Alò, Lenti, Palazzo. Mesagne: Chirico, Grande, Lagioia, Perrucci, Potì, Pison, Molinari, Molfetta, Vilella, Mallardi, Fanuli. Arbitro: Ippolito di Lecce Reti: 5’ s.t. Vilella, 22’s.t Lenti (G)
Oltre che per il prezioso punto, il Mesagne vincerà il campionato, accedendo per la prima volta alla serie D, proprio per un punto di vantaggio su Galatina e Manduria, questa partita ha un significato particolare perché fu l’ultima gara giocata da Bruno Grande. Questo nome, alla maggior parte degli sportivi che oggi frequentano lo stadio Alberto Guarini, probabilmente dice poco, non così per gli sportivi con qualche anno in più. Se c’è nella storia calcistica di Mesagne, un giocatore che ha rappresentato la bandiera, l’anima, la fedeltà, l’emblema della squadra gialloblè, questo è proprio Bruno Grande. Ha indossato tra gli anni ’50 e ’60 solo la maglia del Mesagne, disputando oltre 300 partite e fu anche premiato per questo traguardo. Erano anni in cui, la televisione muoveva i primi passi, l’Italia cominciava a venir fuori dalla povertà, non c’erano molte possibilità di distrazione, ma c’era tanta fiducia ed entusiasmo nel futuro, il calcio era uno dei pochi divertimenti disponibili, era seguitissimo e generava entusiasmi nei piccoli e medi centri pugliesi, gli sportivi si identificavano nelle imprese della loro squadra e dei loro beniamini. Grande diventò ben presto uno dei beniamini del pubblico mesagnese, giovane terzino di spinta (alla Burgnich), temperamento indomito, ottimo marcatore e dotato di buona tecnica, divenne ben presto grazie al suo carisma il capitano e il riferimento della squadra, il Mesagne ebbe molte richieste da squadre di serie superiore(Taranto, Nardò, Trani, etc) per Bruno Grande, ma egli rimase sempre, da calciatore, nella nostra città. Ha vinto 2 campionati, nel ’59-60 quando per un ingiusto regolamento allora vigente, la vittoria del campionato non dava l’accesso alla serie D ma agli spareggi con le altre vincitrici dei gironi, e nel ’67-68 quando in un Mesagne ancora in fase di allestimento, l’allenatore Pirami lo chiamò a giocare nonostante avesse deciso di smettere ed era senza allenamento, “mi basta la tua esperienza” gli disse il mister, scese in campo alla prima partita contro il fortissimo Manduria che fu battuto per 1 a 0 e poi a Grottaglie dove fu conquistato un utile pareggio, un piccolo ma prezioso contributo alla vittoria finale, poi arrivò Agrosì e Bruno poté lasciargli definitivamente il posto di terzino che per tanti anni era stato suo. Grande è stato anche un riferimento per i giovani calciatori mesagnesi che poi hanno continuato in altre città, come Masino Distante, Roberto Potì, Ciano Molfetta, Pino Di Presa, Cosimo De Leo, o che poi si sono fermati per motivi di studio, Sandrino Distante, il cardiologo presidente dell’Isbem, Carmelo Pasimeni, docente universitario di storia a Lecce. Tra le personalità che ricorda con più affetto, Bruno cita il presidente Nicola Murri, i compagni Roberto Leo, Rodolfo Conte, Angelo Paticchio, il centravanti Ruberti, l’allenatore Pirami.
Tra i tanti che ci potrebbe raccontare, citiamo un aneddoto gustoso, nel ’63 il Mesagne giocava ad Ostuni, tra le nostre file giocava Mario Rizzo, veneto, indimenticato attaccante degli anni ’60, dalla tecnica sopraffina, di cui parleremo in un’altra occasione. Questo Rizzo alternava giocate sublimi a momenti di voluta e irritante apatia che indispettivano compagni e pubblico. Per metà partita, ad Ostuni, Rizzo non ne voleva sapere di giocare e trotterellava a vuoto sul rettangolo di gioco. Incrociandolo sul finire del primo tempo, Bruno Grande gli disse a muso duro: “Mario, non ti permettere di entrare negli spogliatoi che ti spezzo le gambe!!!”. L’intervallo, si può immaginare, fu burrascoso. Nel secondo tempo, dopo la sfuriata, Mario Rizzo cominciò a giocare come sapeva e divenne incontenibile per i suoi avversari, la partita finì 4 a 1 per il Mesagne. Quando si dice il carisma e l’anima della squadra. Grande e Rizzo ancora oggi sono amici e si sentono a telefono.
Nel ’69 il trentenne Bruno si traferì a Milano dove divenne un apprezzato amministratore di condomini. Nel 2005 è ritornato a Mesagne, oggi Bruno Grande è un tranquillo, distinto signore di 77 anni, ben portati. Pochi tra quelli che lo incontrano per le vie di Mesagne, immaginerebbero che quel signore, oltre mezzo secolo fa, era un popolarissimo idolo, in una città smaniosa di crescere, non solo nel calcio.
Giovanni Galeone
Nella foto Bruno Grande oggi e con la maglia del Mesagne.