Klaudio Ndoja: a Brindisi la storia del “gladiatore” albanese

Il ritorno di Klaudio Ndoja. Stavolta nei panni del protagonista di una storia. La sua.

L’appuntamento è lunedì prossimo, 14 dicembre con inizio alle ore 18, nella sala università di Palazzo Nervegna a Brindisi, location ripensata nelle ultime ore alla luce della partecipazione prevista. E la storia la racconterà lui stesso alla sua città d’elezione, Brindisi, dopo averla riordinata e ricostruita con Michele Pettene dentro le pagine di un libro, «La morte è certa, la vita no», edito «Imprimatur». Una biografia che mette in premessa il lieto fine, che invita alla lettura chi Klaudio Ndoja lo conosce già, chi lo ha visto in campo a Brindisi con la maglia dell’Enel Basket. Ora la serata d’onore è tutta per lui, lui che quella storia l’ha vissuta sulla pelle prima di raccontarla, lui che quel destino se l’è guadagnato senza scorciatoie o compromessi. Lui, che prima di arrivare a Palazzo Nervegna, nella mattinata di lunedì sarà al liceo scientifico Monticelli (ore 9) e poi alle all’Itis Majorana (ore 11.15) per incontrare gli studenti, perché prima che alla città è importante parlare alle giovani generazioni, quelle per le quali la storia è solo un testo scolastico o un’interrogazione.

Alla serata, organizzata dalla Asd Robur Brindisi con il patrocinio del Comune di Brindisi e il sostegno di Enel, UnipolSai (Agenzia Cordella e Sammarco), ICS Industrial Construction Services, la Feltrinelli point e Trezerocinque, parteciperà il protagonista del racconto, oltre al suo autore e al sindaco di Brindisi, Mimmo Consales, al Questore di Taranto, il brindisino Stanislao Schimera, e all’assessore alla Pubblica Istruzione di Brindisi, Gioacchino Margarito. L’incontro sarà moderato dal giornalista Andrea Tundo, con interventi dal pubblico coordinati da Carlo Amatori.

Il titolo scelto per il libro, «La morte è certa, la vita no» è la frase preferita dal detective Alonzo Harris, interpretato da Denzel Washington nel film «Training day». Ndoja l’ha tatuata sulla spalla sinistra. Il soprannome, «Gladiatore», tradisce l’attitudine e lo stile di gioco di Klaudio: grintoso, combattivo, pronto a metterci l’anima sempre, in campo e nella vita. Nato a Scutari, città dell’Albania settentrionale denominata la «Firenze dei Balcani», Klaudio cresce con la passione del basket, anche grazie al padre che gli pianta un canestro in giardino. Il libro percorre le vicende del giovane Klaudio tra scuola, sport e vita familiare, un’infanzia calata nella rigida educazione albanese. Ma il capitolo più importante della sua vita arriva nel 1998, la famiglia decide di lasciare un Paese straziato dalla guerra civile e si imbarca su un viaggio infinito e drammatico, intriso di terrore e infamia, diretto a Brindisi. Momenti che segnano la vita di un uomo, forgiandone il carattere che poi Klaudio metterà in mostra sul parquet scalando i campionati, dal «Centro Sportivo Italiano» fino ad arrivare alla serie A, prima con Capo d’Orlando, poi con Brindisi, dal 2011 al 2013. È il 14 giugno 2012, giorno della gara quattro della finale della promozione in serie A. Al «PalaCarrara» di Pistoia Klaudio decide di prendersi sulle spalle la situazione, la squadra e tutte le responsabilità. Il ragazzo venuto da Scutari sale in cattedra grazie anche all’esperienza e al suo vissuto extra sportivo. Nei momenti di difficoltà, di fatica, dove occorre dare qualcosa in più, Klaudio risponde presente. Le difficoltà non lo incutono. Lo fanno essere ancora più concentrato e determinato perché sa che il suo contributo può essere decisivo. Vince Brindisi 88-86, e il finale è di quelli che riempie il cuore: gioia, esaltazione, gratitudine, tutte emozioni forti e belle.

Il libro non racconta soltanto una stupenda storia di sport, ma anche una storia di vita, quella vera che piazza un bivio in fondo alla salita ma, quale che sia stata la scelta, offre sempre la possibilità di ripartire, di ritornare ad esprimersi. Il destino non arriva mai per caso, a volte bisogna saperselo meritare. E Ndoja è l’esempio vivente. Di chi tra sé e il destino ha frapposto forza d’animo e capacità di “parlarsi dentro”. Pettene riporta, in un passaggio del suo lavoro, una frase che racchiude tutta l’essenza di questo straordinario ragazzo, capace di non fermarsi sulla banchina d’approdo ma di andare ostinatamente avanti: «Il campo di pallacanestro è uno dei pochi posti al mondo dove non ci si può nascondere: si capisce subito se sei vero o se sei una fregatura».

Tra i ringraziamenti in fondo al libro, oltre a tanti nomi del basket italiano, ci sono anche tre brindisini: Tullio Marino, Alessandro Giuliani e Dino Carella.

UFFICIO STAMPA ASD ROBUR BRINDISI - Brindisi, sabato 12 dicembre 2015

Per offrirti il miglior servizio possibile questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego in conformità della nostra Cookie Policy.