Uil pensionati Stu Appia Antica si mobilita contro la manovra del Governo.

Il 28 dicembre davanti alle Prefetture tutti i pensionati. La proposta del governo non piace, sottrae 2,5 miliardi di euro dalle tasche dei pensionati.

 

Siamo nel cuore delle feste natalizie. La Uil pensionati STU Appia Antica augura a tutti i cittadini Buone Feste. Vuole essere molto vicina agli ammalati e a chi soffre.

I cittadini pensionati vorrebbero essere più coedocomunità, una politica di coesione sociale e di locuzione intergenerazionale che permette di essere più vicini ai figli, alle famiglie e più solidali verso i parenti e gli amici. Si è costretti, invece, di essere in piazza o alle prefetture e mobilitare i pensionati contro le politiche ingiuste “retroattive” e molto incisive sul reddito di pensione. La politica sovranista si fa sentire in particolare sui pensionati. I pensionati scenderanno in Piazza con le loro bandiere, giorno 28 dicembre davanti alle prefetture. Questo manifestare dispiace, perché essere per una politica d’insieme che crede agli investimenti, al lavoro, all’occupazione e al benessere per vivere in salute per il Diritto secondo la legge 833/78, a 40 anni del sistema sanitario nazionale, che garantisce la più grande conquista sociale dei cittadini italiani.

Un radicale cambio di rotta nella tutela della salute delle persone, un modello di sanità pubblica ispirato da principi di sostenibilità, di equità e universalità, invidiato da tutti e che ha permesso di ottenere eccellenti risultati di salute. La crisi esistenziale pervade l’egalitarismo perché nasconde i suoi orientamenti politici e morali, quando la passione dovrebbe orientarsi per il principio di uguaglianza che difende la democrazia, il valore del diritto al lavoro, all’occupazione e alla salute. Non può essere, quindi, un meccanismo inceppato “ante litteram” autarchico simile alle satire di Orazio voleva estrapolare un significato unitario dalle contraddizioni della realtà, ma che potrebbe deprimere il sociale. Il pensionato non vuole vivere in una “pseudo democrazia”, crepuscolo di quella rappresentativa o di un modello democratico che sta forse arrivando al suo termine (Simone) o “sull’orlo del caos” (Dambisa Moyo).

Si auspicava di ottenere questi risultati anche in quello che un tempo, però, si chiamava “la politica del cambiamento” a favore dei pensionati; in essa il 4 marzo del 2018 si era posta fiducia. I cittadini avevano suffragato di voti il Movimento 5 Stelle e la Lega di Salvini. Oggi hanno formato un Governo, ma la loro Manovra economico-finanziaria non è piaciuta e, purtroppo, si è costretti a manifestare davanti a tutte le Prefetture. La proposta del governo non piace, sottrae 2,5 miliardi di euro dalle tasche dei pensionati.

È un comportamento ipocrita, fatto da continue promesse, che si lievitano da politiche sofistiche e che il Governo con una mano sembrerebbe dare ma con l’altra toglie. La manovra economico-finanziaria rende sempre più poveri i pensionati italiani. Con la proposta di bloccare la rivalutazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo, quindi 1530 euro netti mensili, il Governo farà perdere ulteriormente il loro potere d’acquisto. La perdita media sarà sui 300 euro lordi, anche se sarà relativamente contenuta perché la previsione sull’inflazione farà scattare la rivalutazione dell’1,1% nel 2019.

È una proposta che il Governo del cambiamento o meglio delle promesse, si rende “affine” alla legge Fornero del 2011 in circostanze di finanza pubblica molto più drammatiche di oggi e come tale può essere ritenuta incostituzionale dall’Alta Corte. Essa è “ingiusta e lesiva” e “contrastiva” rispetto alle promesse ciniche elettorali. La politica delle “lacrime e sangue” è più rimunerativa a “fare cassa con le pensioni”di circa 11 milioni di pensionati in particolare per chi supera i 3500 euro mensili (sempre lordi) di pensione. In questi casi si toccheranno soglie sempre più alte. Questo è un metodo sofistico di solidarietà, ma non voluto, il quale vuole fare pagare ai cittadini che hanno lavorato e, già, pagato il dovuto sul reddito di lavoro.

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