All’Ufficio esecuzione penale esterna di Brindisi occorrono più fondi e personale

La cronaca cittadina pone quotidianamente in risalto tematiche che vanno dalla microcriminalità alla corruzione nelle amministrazioni e nelle imprese partecipate ed alla criminalità organizzata.

 

A fronte dell’’emergenza che ciclicamente i media e le istituzioni locali proclamano appare del tutto insufficiente l’idea di contrastare il fenomeno con il semplice rafforzamento dei contingenti delle Forze dell’ordine e con il presidio del territorio da parte delle stesse.

Se si pensa poi alla periodica situazione di sovraffolamento carcerario e alla costante scarsità di risorse economiche per far fronte a grandi investimenti nell’edilizia carceraria   emerge la necessità e la rilevanza di presidi istituzionali per la gestione di misure alternative per l’esecuzione penale.

L’esecuzione penale esterna è un settore strategico svolgendo l’importante funzione, parallelamente agli Istituti Penitenziari, di attivare misure alternative alla detenzione attraverso programmi di aiuto e sostegno al reinsediamento sociale del condannato tentando di superare gli effetti deleteri della carcerazione.

E’ uno strumento che offre un binario di reintegrazione al deviante e al suo nucleo familiare nel tessuto della vita civile e produttiva con una vera e propria occupazione lavorativa o con l’impegno in attività di volontariato o, nel caso dei più giovani, con il reinserimento nelle attività formative o scolastiche, in un quadro di attento monitoraggio da parte di personale specializzato (assistenti sociali, psicologi, polizia penitenziaria, servizi specialistici per le tossicodipendenze o per le patologie psichiatriche, educatori, associazioni di volontariato, comunità, etc.).

L’ufficio Locale di Esecuzione Penale Esterna di Brindisi (UEPE), divenuto autonomo dalla sede di Lecce solo dal 2017, a fronte di 11 unità di assistenti sociali previsti in pianta organica, poi ridotte a 9 a causa dei tagli dei vari governi, registra oggi una grave carenza di personale con 4 professioniste del servizio sociale che riescono a malapena a coprire, con veri e propri salti mortali nell’organizzazione del lavoro, il capoluogo ed altri 4 comuni grazie anche al supporto dei colleghi degli uffici di Lecce e Taranto.

Purtroppo l’UEPE di Brindisi dovrà, a breve, tornare a farsi carico del l’intero territorio provinciale.

Per sopperire alla grave carenza di personale il Ministero della Giustizia ha assegnato fondi per pagare solo 400 ore per assistenti sociali assunti a tempo determinato- assolutamente insufficienti   per far fronte al considerevole carico di lavoro.

Inoltre si tratta di personale che richiede, a fronte della delicatezza della materia da trattare, un certo periodo di affiancamento che impegna, ovviamente, il personale di ruolo sottraendo ulteriori risorse al già esiguo contingente.

Pertanto, al fine di garantire l’importante presidio di legalità sul territorio Brindisino è fondamentale chiedere al Ministero della Giustizia uno sforzo finanziario più congruo per integrare l’insufficiente monte ore assegnato portandolo da 400 almeno a 1200 ore mensili per permettere una significativa incisività delle azioni di contrasto alla illegalità nella provincia in relazione al settore dell’esecuzione penale esterna .

Occorre, inoltre, che il personale a contratto sia affiancato dalla presenza di un formatore possibilmente senza distogliere il già scarso personale assegnato alla sede di Brindisi.

Tanto si rende opportuno anche per scongiurare il rischio di ritorni al passato con la perdita di autonomia di importanti presidi di legalità sul territorio brindisino.

   IL DELEGATO AZIENDALE                                                    LA SEGRETERIA TERRITORIALE

       Giovanni Landolfa                                                                       Patrizia Stella

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