Cgil: Settantesimo anniversario della Costituzione italiana.

La celebrazione del 70° anno dell’entrata in vigore, il primo gennaio 1948, della Carta Costituzionale può essere l’occasione

non rituale per verificare la corretta applicazione della stessa, ovvero se vengono resi esigibili la difesa e l’attuazione dei principi Costituzionali.

In questi ultimi anni, si è assistito ad un sostanziale arretramento politico/culturale che ha determinato un poderoso squilibrio dei rapporti di forza sociali a vantaggio degli interessi di pochi.

Non credo che i 75 Padri e Madri Costituenti del 47/48 avrebbero mai approvato l’avvenuta modifica costituzionale all’art.81, con l’inserimento del vincolo del pareggio di bilancio coerentemente con le politiche di austerità che l'Europa e l’Italia si sono date in questi anni.

Tale principio obbliga il nostro paese ad una impresa disperata: ridurre il debito ed il rapporto deficit-pil a ritmi forsennati, tagliando a più non posso la spesa pubblica ed in particolare la spesa sociale.

I Padri Costituenti, invece, muovendo dalla esperienza della guerra, ponevano a base della Carta Costituzionale, oltre che il principio di repubblica democratica, generato dal referendum costituzionale, quello del lavoro, strumento attraverso il quale il cittadino partecipa allo sviluppo economico sociale del paese, e della salvaguardia dei diritti fondamentali.

Le notizie di questi giorni, poi, ci portano a considerare che un altro precetto costituzionale è divenuto di difficile realizzazione, acclarato con l’art.3 che enuncia il principio di eguaglianza fra i cittadini, inteso non come omologazione, bensì come differenza  che non deve giustificare trattamenti discriminatori.

Per mero spirito elettorale, invece, si stanno impostando campagne xenofobe e razziste soprattutto nei confronti dei migranti.

A tal proposito vi è proprio il comma 2 dell’art.2 che pone a carico dello Stato il dovere di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto  la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono  il pieno sviluppo della persona e l’effettiva partecipazione  di tutti i lavoratori all’organizzazione  politica, economica  e sociale del Paese.”

E dove tale precetto programmatico sia rimasto inadempiuto dallo Stato, noi cittadini, conoscendo i precetti costituzionali e credendo fermamente nella Repubblica Italiana, dobbiamo fare in modo di annullare le distanze che non permettono a taluni di essere cittadini liberi, così come la Costituzione intende.

Ed in quest’ottica accorre l’art.18,  il quale enuncia la libertà di associazione  fra i cittadini per il perseguimento di fini in linea con i precetti costituzionali, e l’art.39 ( L’organizzazione sindacale è libera) che coinvolge a pieno titolo i Sindacati.

Il Sindacato, tanto avversato da quella cultura di estrema destra molto anticostituzionale, rappresenta lo strumento attraverso cui poter rivendicare i propri diritti, comunque calpestati.

Per noi della CGIL l’attività di questi ultimi anni è stata improntata sulla richiesta di rispetto dei valori fondanti la Costituzione, vedi “ Carta dei Diritti Universali del Lavoro” della CGIL, una interpretazione attualizzata e rinnovata dei principi fondanti di libertà ed eguaglianza.

Brindisi, 31 dicembre ’17 

Il Segretario Generale   A. Macchia

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