Uilp: Lampedusa. Riflettere come gestire l'accoglienza.

L’immane tragedia, avvenuta a Lampedusa in prossimità dell’isola dei Conigli, è segnata dal dolore e dalla partecipazione al lutto per i cittadini di Lampedusa, per l’Italia,  per il sindacato della Uil pensionati provinciale di Brindisi e in primis per i loro familiari e i sopravvissuti.  Essa colpisce la sensibilità di tutti gli anziani  ma, soprattutto, invita tutti noi a riflettere sul come gestire l’Accoglienza.

La causa del tragico naufragio è dovuto allo scoppio di un rogo, che ha provocato la morte di oltre 111 persone e molte di queste vittime sono, purtroppo, bambini. La guardia costiera ha trovato la barca per gran parte sommersa, poco lontana dall’isola. Sono profughi eritrei e somali, più di 500 in tutto, provenienti da paesi dell’Africa sub sahariana, pure se è probabile che il barcone sia partito dalle coste libiche. La Somalia e l’Eritrea, un tempo colonie italiane, hanno una storia di povertà, di guerriglie, di sofferenze e di carestie; gli uni scappano da una guerra ventennale mentre gli eritrei fuggono dalla dittatura, una tra le più feroci, che costringe la popolazione a vivere in schiavitù.  

Alla luce di questa gravosa tragedia, definita da papa Francesco,”una vergogna dell’uomo”, il sindacato della Uil pensionati di Brindisi partecipa a questo “lutto” che accomuna tutti noi, ma chiede alle Istituzioni mondiali ed europee e, quindi non solo italiane, di definire meglio il  “Cosa Fare”,  invece di limitarsi solo al conteggio delle vittime che, periodicamente, si verificano a causa dei continui sbarchi clandestini. Non è deleterio, per noi del sindacato, dire che le Istituzioni  fanno ben poco e che lo Stato Italiano non fa “abbastanza”. Il peso non deve essere “un macigno da portare all’infinito” e da scaricare sui cittadini di Lampedusa, i quali, ormai estenuati per i continui soccorsi, dicono di non farcela più. Il nostro sindacato dei pensionati è solidale, ma chiede verso di loro, collaborazione anche oltre il canale di Sicilia, e esige, con rammarico, giustizia verso le vittime non solo del presente ma anche del passato.

Secondo Noi è imprescindibile che ,oltre a contare i morti e pregare per le vittime del naufragio, sia necessario evitare questo dramma periodico, rivisitando le vecchie leggi, e in particolare per l’Italia, “la Bossi/Fini”. Essa ne limita il diritto e la dignità, affievolisce il diffondersi di politiche democratiche e non dà sostegno e tutela all’Essere cittadino libero.

Unica e vera Entità imperativa, non sempre accessibile per tutti, ma irrinunciabile per l’Uomo, che nasconde, di solito, nel suo vivere il dramma di persona in fuga da conflitti e carestie alla ricerca di condizioni di vita più dignitose per lui.

È  l’ora, per tutti noi, di essere protagonisti nella solidarietà e non di riversarli  ai cittadini di Lampedusa. L’unica risposta è di aprire corridoi umanitari che permettano a queste persone, di accedere in un altro paese senza mettere in pericolo la loro esistenza e per fare questo è necessaria  “una decisa collaborazione di tutti a prevenire” ed evitare tali tragedie nel rispetto dell’uomo, basato come persona, e nella salvaguardia dei suoi diritti.

È doveroso condannare il flusso dell’immigrazione clandestina ,causato dalla fame, dalla pestilenza e dalle cattive politiche dittatoriali, e che porta vantaggi e guadagni facili solo a gruppi malavitosi. Un supporto considerevole è richiesto alle Organizzazioni Mondiali, all’Onu e alla Comunità Europea per attuare una politica diversa e che convinca i Paesi limitrofi a garantire ai migranti accoglienze e condizioni di sicurezza, ma soprattutto tavoli di trattative per evitare centinaia di “morti invisibili”: (non sono sufficienti piazzare ai militari cannoni per controllare gli scafisti e bloccare le carrette costringendo i clandestini avvistati a ritornare a terra oppure a morire in mare).

Va sottolineato che il flusso migratorio dei cittadini stranieri in Italia, al primo gennaio 2013, è di 4.387.721, mentre quello dei cittadini non comunitari regolarmente presenti è di 3,7 milioni; il nostro, secondo i dati Istat, è uno dei Paesi più significativi dopo la Germania e la Spagna e prima del Regno Unito e della Francia e con una percentuale di crescita rispetto al 2001 del 4.3% per la componente straniera su un totale di popolazione legale di 59.433.744 abitanti e nel rispetto del piano di azione per l’attuazione del programma di Stoccolma, Commissione Europea 2010, che aveva tra le sue finalità il poter “creare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia”.

Secondo la Uil pensionati di Brindisi il percorso deve essere valutato con intelligenza senza causare né rischi e né disagi, in particolare per i giovani e gli imprenditori italiani. La soluzione per noi , non è in “Ius Soli”, come si vuol far credere, ma nell’avere lavoro per dare occupazione,altrimenti si rischia che gli immigrati entrino in Italia, mentre i nostri figli vanno all’estero in cerca di lavoro.  Nonostante la buona volontà è imprescindibile che bisogna  valutare la situazione in casa “come fa un buon Pater familias”. L’Italia non è un paese ricco e vive in stato di recessione. Non bisogna erudire i migranti.  I giovani italiani senza lavoro, e molti di questi sono dei “cervelli”, sono stati costretti ad emigrare all’estero. Con la stessa logica bisogna esaminare il caso del perché le aziende chiudono e le più ricche, invece, scappano all’estero, (attirati,forse, da capitali e da politiche fiscali più favorevoli)?  Del perché continuano ad aumentare i pensionati poveri, gli esodati, i disoccupati e gli inoccupati? Del perché il governo non riesce a tenere in considerazione  a proposito della Legge di Stabilità, la riduzione delle tasse dei lavoratori dipendenti  e del reddito dei pensionati? e del perché si è verificato il taglio dalla base imponibile Irap del costo del lavoro per aiutare le imprese? In sintesi la crisi occupazionale fotografa il dramma sociale ed economico in cui vivono i pensionati e i loro figli. In Puglia la disoccupazione è passata dal 15.2% al 19.1% nel secondo trimestre 2013 (+ 3.9%) rispetto al secondo trimestre 2012. La povertà assoluta, cioè la spesa minima necessaria per acquisire beni e servizi nel paniere dei beni essenziali per una determinata famiglia è stata in Italia nel 2012 del 6.8% rispetto al 5.2% del 2011. La povertà relativa, per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media pro capite nel Paese, cioè di 992,46 euro mensili nel 2010; per una famiglia di 5 componenti sale a 1.885,67 euro; essa in Italia è stata del 12.7% nel 2012, mentre in Puglia l’incidenza di povertà ha raggiunto il 28.2%. Una Spending Review intelligente potrebbe essere l’unico sistema per liberare risorse da destinare agli investimenti e alla riduzione del carico fiscale.

Bisogna prendersi, e in particolare le Istituzioni internazionali, le proprie responsabilità, evitando insensate spese militari per guerre assurde in cambio di diritti e dignità a coloro che stanno come noi o peggio di noi.

Per fronteggiare le calamità, le pestilenze o le carestie serve un aiuto da parte di tutti in casa loro, solo cosi aumentando la solidarietà e la sussidiarietà, è possibile integrare prevenzione e bene comune e negare la globalizzazione dell’indifferenza socioeconomica secondo la logica della solidarietà. Lo stato dell’immigrazione incide notevolmente sulle dinamiche sociali, economiche e politiche del nostro paese e, di solito, un’attenzione particolare è dedicata alla situazione abitativa, perché coinvolge le politiche di integrazione e di normalizzazione delle relazioni di lavoro e sociali. In Puglia le problematiche potrebbero essere  incentrate su due settori: evitare l’immigrazione clandestina e l’occupazione illegale di immigrati senza permesso di lavoro e promuovere l’integrazione degli immigrati nella società. Nel territorio della provincia di Brindisi si registra una presenza di cittadini stranieri regolari ben inseriti nel tessuto sociale, sebbene gravati da problemi di occupazione che caratterizzano l’economia locale. Le criticità sono rappresentate dalla sistemazione alloggiativa dei cittadini eritrei impiegati come manovalanza nel settore agricolo. Ultimamente, data la recessione economica, rilevante in Italia, i richiedenti asilo non hanno potuto lavorare e per loro non è facile vivere senza lavoro,mentre per i governi locali è difficile  essere esaustivi  alle loro richieste e per il sindacato  è complesso il poter sapere quale potrebbe essere  il loro futuro in Italia; un futuro migliore per loro che vorremmo auspicare ma è arduo, per ora, metterli nelle condizioni di realizzarsi socialmente e culturalmente.

 

Il Segretario Provinciale UILP

Tindaro Giunta

 

 

 

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