Antonio Macchia: (Cgil Fp): non cancellare le conquiste sociali e di libertà raggiunte.

Non si possono ignorare le esperienze passate, le tradizioni, la cultura, le diverse conquiste politiche e sociali, in definitiva la storia di un popolo nel progettare il suo futuro.

Questo è quello che forse sta accadendo: si cancellano le conquiste sociali e di libertà raggiunti come se fossero un fardello di cui disfarsi, e non di una ricchezza irrinunciabile da custodire.

Ricchezza che si è conquistata a costo di morti e di grandi dolori, e che ha consentito agli Italiani di uscire dalla vergogna della dittatura e realizzare uno stato moderno e democratico, sulla base di una costituzione, che è il nostro vanto, ed in cui tutti si riconoscono, in quanto costituisce la sintesi del nostro patrimonio storico e culturale, ispirazione per la costruzione del nostro futuro.

 

Sulla base di questa premessa è possibile guardare con spirito critico a quanto sta accadendo in questi giorni in termini di scontro – neppure tanto latente – tra Governo e la CGIL (la riuscita manifestazione della CGIL del 25 ottobre u.s., è solo l’inizio dello scontro), ritenendo ( fortunatamente solo) alcuni che le Organizzazioni Sindacali costituiscano “un fardello” che frena il progresso del Paese, rappresentando esse una delle cause che impediscono l’uscita della crisi, non rendendosi certamente conto però che, chi ha la pretesa di trattare con sufficienza il movimento sindacale e le sue organizzazioni, si pone in contrasto con i principi irreversibili di libertà e di giustizia sociale conquistati dai Lavoratori e dalle forze vitali più avanzate della società civile, che costituiscono ormai pietre miliari nella nostra storia del nostro popolo, sanciti nella costituzione ( in alcuni lapidari articoli) che ne hanno fatto il documento fondamentale ed insostituibile della convivenza tra cittadini, di pari dignità, e della organizzazione della nostra società.

L’organizzazione sindacale si caratterizza così originariamente per essere stata riconosciuta quale organizzazione in grado di coalizzare, in una linea di fronte comune, le forze del lavoro per meglio affrontare e vincere le forze antagoniste.

Quindi, al contrario di quanto sembra credano alcune “frange”politiche appartenenti al maggior partito di sinistra, il sindacato non costituisce solo una forza di cui bisogna tener conto per la sua potenzialità organizzativa nel paese, così come dimostrato nella ultima grande manifestazione a Roma, ma piuttosto perché esso deriva la sua forza dalla legge primaria dello Stato e dalla sua natura di baluardo della democrazia e della libertà.

Per questo, non è consentito a nessuno, qualsiasi sia la sua connotazione politica, di trattare con sufficienza le organizzazioni dei Lavoratori, nel senso che esse possano pur esprimere il loro punto di vista, ma non possono in alcun modo incidere sulle decisioni del governo.

Ebbene, questo, per quanto detto, non può essere il modo di porsi rispetto al sindacato, a meno che non si intenda violare la costituzione e violentare la storia e le lotte per la libertà e la democrazia di cui si sono fatti promotori i Lavoratori.

Il sindacato, nell’esprimere la propria libertà di organizzazione, riconosciutagli nella costituzione, tutela i Lavoratori attraverso la stipula dei contratti, la determinazione del salario proporzionato alla qualità e quantità di lavoro svolto, ma anche mediante un’attività di controllo – nei confronti del pubblico e del privato – perché non siano vanificate le aspettative dei lavoratori e calpestati i loro diritti quali Lavoratori e Cittadini.

Chi ha la pretesa di beneficiare “alcuni” lavoratori attribuendo loro una maggiorazione sul salario , con il riconoscimento di un bonus mensile fino a 80 euro, ha violato la costituzione, si è posto illegittimamente contro il sindacato sottraendogli il ruolo istituzionale riconosciutogli dal sistema, ha compiuto un’operazione iniqua.

Meglio sarebbe stato certamente permettere la rinnovazione dei contratti di lavoro, bloccati ormai da anni, e consentire l’adeguamento delle pensioni minime: così ( e solo così) si sarebbe evitato un vulnus grave alla democrazia e si sarebbe garantita una vera equità sociale.

Il pericolo di una deriva autoritaria, tendente a svilire l’azione sindacale affievolendone sempre più il ruolo centrale nella nostra società, è individuabile anche certamente nell’attacco alle tutele conquistate dai LAVORATORI, per intenderci, nella volontà di abolire l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, passando per momenti di propaganda politica, che vorrebbero convincere l’opinione pubblica , che tale tutela in effetti rimarrebbe intatta, in quanto la garanzia della stabilità del posto di lavoro non subirebbe alcuna modifica, dato che la sua abolizione varrebbe solo per i nuovi assunti.

Ebbene, non è chi non veda come tale soluzione introdurrebbe, tra l’altro, nel mondo del lavoro una discriminazione ancor più grave di quella attribuibile alle migliaia di contratti di lavoro precari, e produrrebbe (attraverso la menzogna) un ulteriore colpo di grazia al mondo del lavoro ed ai diritti dei Lavoratori.

Come si può permettere che, attraverso la falsa propaganda, si introduca nell’opinione pubblica la convinzione che tutti i mali della nostra economia derivino dalla mancanza di libertà di licenziare?

I lavoratori non cadono in questa trappola; lo stratagemma è sempre lo stesso: si concentra la propaganda su un problema (inesistente), per sottrarre l’attenzione da quelli reali.

La responsabilità è dei Lavoratori e delle Organizzazioni Sindacali ( meglio se è la CGIL ) che li rappresentano: così si sposta la prospettiva lontano dai reali problemi del Paese, in cui ormai si è portata alla povertà la classe media; i ricchi diventano ogni giorno più ricchi; i privilegi aumentano, e le diseguaglianze sociali diventano sempre più profonde.

Credono “ i novelli salvatori della Patria” che con l’abolizione dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori i nostri poveri anziani con pensioni da cinquecento euro o meno potranno evitare di andare a rovistare nei cassonetti della spazzatura per alimentarsi? O il costo del gas diminuirà; e così l’energia elettrica? Potranno i giovani permettersi di costruirsi una famiglia ed avere dei figli? O tale vantaggio sarà ad appannaggio solo di alcuni privilegiati, di coloro che aumentano incarichi su incarichi, pensioni su pensioni, privilegi su privilegi.

Se questo è, da che parte si fa uso della demagogia? certamente non da parte dei Lavoratori!!!

La CGIL in tutte le sue articolazioni, ed i Lavoratori nel loro insieme, si opporranno con tutta la loro forza al governo dei tecnocrati, dei padroni e dei politici difensori solo dei loro ed altrui privilegi, dei nuovi feudatari.

Non ci fermeremo, manifesteremo in tutti i posti di lavoro, occuperemo le realtà produttive e le piazze, per riconquistare i diritti perduti e difendere la democrazia, ma consigliamo al Governo di confrontarsi nel merito dei problemi e di evitare che accadano gravi episodi come quello di Terni, dove alcuni operai che manifestavano pacificamente con la FIOM sono stati presi a manganellate dalla Polizia.

Antonio Macchia
Segretario Generale FP Cgil

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