Uilp: coinvolgere le parti sociali nella definizione del Recovery Plan.

“Come Uilp i pensionati sostengono quanto dichiarato dal Segretario generale Uil Pierpaolo Bombardieri: le parti sociali devono essere coinvolte

nella definizione del Recovery Plan, così come previsto dalla Commissione Europea”. A dichiararlo, è il nostro Segretario generale della Uil Pensionati Carmelo Barbagallo. “Per noi è inoltre fondamentale che all’interno del PNRR sia incardinato un disegno complessivo di riforma della Sanità, con relative risorse economiche e umane, al cui interno vada inserita una Legge quadro nazionale sulla Non autosufficienza. Vanno garantiti il diritto alla salute, tutele e servizi adeguati per le circa 3,5 milioni di persone non autosufficienti e le loro famiglie”. Si deve assicurare adeguata formazione, valorizzazione professionale ed equa retribuzione a tutte le lavoratrici e i lavoratori che assistono queste persone. Se non ora, quando? È necessaria una Legge che strutturi il sistema dell’assistenza di lunga durata, che riformi radicalmente il sistema della residenzialità sociosanitaria, che ha dimostrato, purtroppo, tutti i suoi limiti proprio nel periodo dell’emergenza pandemica, proprio nelle case di riposo,che si sono tramutate in “case di riposo eterno”.  Sulla campagna vaccinale la Stu Appia Br, è d’accordo con quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi. Si chiede di vaccinare tutta la popolazione in maniera rapida ed efficace e di superare tutte le difficoltà organizzative e di approvvigionamento dei vaccini, dando “precedenza” agli anziani e alle altre persone fragili, tra le quali si concentra la quasi totalità dei decessi. Come abbiamo sempre detto, solo garantendo la loro sicurezza sarà possibile far ripartire il Paese. Ricordiamo che oggi, in Italia, muoiono ancora di Covid circa 500 persone il giorno. In Italia la pandemia Covid-19 ha causato solo in 14 mesi fino ad oggi più di 120 mila di decessi.

 Per la Stu Appia Br è il momento di cambiare e tutelare gli anziani per un futuro migliore. Il nostro appello è per l’esigibilità del diritto alla salute, che tutela chi ha bisogno prevenendo la malattia, curando la sua condizione fisica e assicurando “eguaglianza sostanziale” non come beneficio o privilegio, ma come ragione giusta e norma etica.

Il presidente del Consiglio Draghi  assicura gli over settantenni e le persone fragili, “ci si stupisce, con che coscienza i furbetti saltano la fila? Non si può pensare di prendere la dose di vaccino a chi dal Covid rischia di essere ucciso”. L’obiettivo è di somministrare 500 mila dosi il giorno, mentre è ribadito che il vaccino Astrazeneca possa coprire la popolazione fragile. I dati sono rassicuranti. “le misure stanno funzionando, ha spiegato ieri il ministro Locatelli, anche se a fronte di un numero elevato di decessi, siamo al secondo giorno consecutivo con un calo di numero di posti letto occupati”.

L’articolo 32 della Costituzione intende tutelare la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività garantendo le cure gratuite. La legge 833 del 1978 ha elevato il concetto di salute verso obiettivi alti e raggiungibili da tutti i cittadini, italiani e non solo, ma ha anche aspetti negativi importanti che hanno causato effetti collaterali: contrasti tra Stato e Regioni e forze politiche, mancanza di una cultura “sanitaria” da parte dei politici locali, scarsa programmazione, assenza di standard minimi di assistenza.

Da più di un anno il mondo è in piena pandemia. L’Italia ha cercato di affrontare il Covid-19. Le criticità si sono manifestate, soprattutto, nel nostro servizio sanitario. I vincoli imposti dalla miopia della politica hanno portato alla riduzione del numero di operatori sanitari; la cui carenza, “5,5 ogni 1000 abitanti contro la media OCSE di 8,9”, ha indotto un maggior rischio di errori sanitari che costituiscono un pericolo per i pazienti. L’insufficienza dei posti letto di rianimazione per i pazienti bisognosi di assistenza rianimatori, causata da un taglio da una capacità di letti in terapia intensiva, ha portato la sanità italiana in fondo alla classifica europea. L’insufficienza dell’assistenza territoriale, approvato dal Patto per la salute 2019-2021, chiede servizi di tutela per le persone più fragili come gli anziani e i malati cronici. La differenza tra l’Ospedale e Azienda ospedaliera pone criticità, già nella sua dicotomia. Gli ospedali, un tempo, anche se operante in perdita, erano strutture il cui obiettivo era di curare la malattia, operare prevenzione e educazione sanitaria. Con la trasformazione dell’Ospedale in Azienda la rappresentatività non è più il medico, posto per prestigio o anzianità in posizione apicale, ma il manager. Il fine di quest’ultimo, non è la cura, ma il bilancio economico. La visione non è più sulla qualità e buona sanità dell’ottimo medico, ma sul rispetto della rendicontazione economica operando anche la chiusura degli ospedali  territoriali e pronte all’accesso delle entrate provenienti ad esempio dai ticket, da quanto è versato dai medici che svolgono attività privata in ambito ospedaliero. Questo ha causato un passo indietro nelle cure creando un divario di disuguaglianze in sanità tra le regioni del Nord, più ricche, e quelle del Sud, più povere. La provincia di Brindisi ha subito la chiusura di nove ospedali, la cessazione dei loro Pronto Soccorso, un calco di pazienti gravi nei pronto soccorso, un carico di liste d’attesa e continui  Viaggi della Speranza negli Ospedali del Nord.

Non si è tenuto conto, però, che alcuni di questi Ospedali  avevano una sanità eccellente. La Stu Appia Br chiede un cambiamento del sistema sanitario che avvii uno stop ai tempi biblici delle liste d’attesa e alla  fine dei Viaggi della Speranza e che si dia un nuovo volto dei Pronto soccorso. Questo può avvenire accettando il nuovo policlinico Monopoli/Fasano e con il ripristino dei vecchi ospedali territoriali.

Oggi abbiamo l’ospedale di comunità e la Casa della Salute. Il tema dell’invecchiamento è da affrontare e prevenire. La transizione è nel passaggio da un modello passivo in cui l’erogazione dell’assistenza avveniva solo nel momento in cui il paziente stava male, a un sistemo più protagonista, capace d’intervenire prima dell’evento acuto. Fra non meno di dieci anni l’Italia avrà otto milioni di anziani, sicuramente con una malattia cronica grave. È necessario, di conseguenza, programmare obiettivi per prevenire la malattia o il suo aggravamento, implementando dei sistemi di assistenza territoriale finalizzati alla presa in carico delle persone fragili e affette da patologie a lungo termine. Per la Stu Appia Br occorre aprirsi in un confronto e dialogo produttivo che favorisca l’assistenza domiciliare e che si prenda cura dei suoi anziani e persone non autosufficienti e li renda protagonisti di un Patto per la salute, che come suggerisce la Uil pensionati nazionale chiedono un disegno complessivo di riforma della Sanità.  

Il segretario Tindaro Giunta

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