Cobas: sicurezza sul lavoro in sanità: più tutele e adeguamento dei dvr (documento di valutazione dei rischi)

Il Sindacato Cobas inizia una riflessione a partire dalla sanità

che sta pagando un duro prezzo a questa pandemia e di cui necessità una profonda revisione di comportamenti da utilizzare.

Per poi passare agli altri settori del mondo del lavoro, basti pensare che a Brindisi Cgil, Cisl, Uil, parlano di rientro controllato quando scoppiano i casi “certi” di contagio nelle fabbriche del settore aeronautico e chissà in quali altri luoghi di lavoro

Le istituzioni forniscono notizie poco dettagliate ma i lavoratori della sanità fanno trapelare che tra i nuovi contagi a Brindisi vi sono sempre loro come dimostrato dal caso del secondo operatore (un soccorritore dopo quello di un infermiere) del 118 ammalatosi in questi giorni. Da un report della Asl di Lecce, poi, apprendiamo che fino al 4/4/2020 su 361 positivi 50 sono dipendenti ASL, pari al 14% (non sappiamo nulla dei non dipendenti e quindi la percentuale di operatori sanitari sul totale è verosimilmente maggiore!). Proprio ieri l’Ordine dei Medici nazionale, poi, ci ha dato il drammatico aggiornamento del numero di medici deceduti finora in Italia: siamo a 100. Ma quanti sono gli infermieri, gli oss, gli autisti ecc?

“Il datore di lavoro adotta le misure necessarie per la sicurezza e la salute dei lavoratori’ recitava già la 626/94. E l’art. 29 comma 2 del dlvo 81/2008 ci ricorda che “La valutazione dei rischi deve essere immediatamente rielaborata… in occasione di modifiche del processo produttivo o della organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e sicurezza dei lavoratori, o in relazione al grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione o della protezione o a seguito di infortuni significativi o quando i risultati della sorveglianza sanitaria ne evidenzino la necessità“.

La situazione di emergenza non sospende gli obblighi di sicurezza verso i lavoratori. Risultano essersi già verificate quindi almeno tre “occasioni” previste dal citato decreto perché si debba mettere mano al DVR: le modifiche apportate al processo produttivo (la prevalente assistenza ad una tipologia di malati che prima richiedeva solo un limitato numero di posti letto) ed alla organizzazione (siamo in presenza di un nuovo piano ospedaliero); l’elevato numero di infortuni rappresentati da operatori sanitari ammalati, contagiati e deceduti.

Ritenere poi che solo le aziende sanitarie abbiano a che fare con un nuovo rischio è del tutto non condivisibile. La pandemia mette tutti di fronte ad un nuovo rischio che incombe sulla salute del lavoratore con modalità nuove (si pensi ai supermercati), con necessità di utilizzo di nuovi dispositivi di protezione e modificando l’organizzazione del lavoro.

Registriamo già abbastanza morti e malati tra chi lavora in sanità per dover attendere ancora. Il nuovo rischio è notevole e richiede misure adeguate, non mezze misure in base alle disponibilità dei mezzi: le maggiori protezioni e le più efficaci. Abbiamo sentito alla trasmissione Presadiretta un medico anestesista dichiarare drammaticamente: “i dispositivi di protezione individuale validi sono quelli disponibili, gli altri …. scarseggiano”. Bisogna tutelare la salute e la vita dei malati di COVID19 ma anche quella di chi se ne prende cura. Se si andasse a fondo di ciascun caso siamo convinti che emergerebbe una storia di mancata o ritardata consegna di dispositivi di sicurezza adeguati e si ribadisce la parola “adeguati” in quanto se non sufficienti essi non fanno altro che aumentare il rischio creando un falso senso di sicurezza che può indurre i lavoratori a non adottare precauzioni alternative nella protezione di se stessi dal pericolo.

Per questo chiediamo che sia messa subito mano alla rielaborazione dei DVR ed agli organi di controllo di verificare il rispetto della legge.

Brindisi10.04.2020

Per il Cobas Roberto Aprile

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