Per il Claai gli artigiani pagano un'Ima tre volte di più.

Sotto l’IMU si nasconde un’altra tassa, una tassa occulta, che succhierà oltre 1,7 miliardi di euro alle imprese italiane. A tanto ammonta la mancata deducibilità dell’IMU sugli immobili strumentali dal reddito di impresa. L’imposta comunale rientra, infatti, nel calcolo della base imponibile su cui le imprese pagano l’IRPEF, l’IRES o l’IRAP. Imposte, che devono essere pagate anche se l’impresa è in perdita o in pareggio di bilancio e che di fatto costituiscono una tassa sulla tassa. E’ per questo che le Associazioni artigiane chiedono che, nell’attesa che si trovino le risorse necessarie per eliminare del tutto l’IMU sugli immobili strumentali, venga concessa una prima boccata d’ossigeno rendendo deducibile l’IMU dal reddito d’impresa e dal valore della produzione IRAP, non tanto per l’esigenza di ridurre la pressione fiscale delle imprese, ma, piuttosto, per evitare una doppia imposizione.

 

Le imprese, di fatto, vengono tassate più volte sugli immobili strumentali. La prima forma di imposizione a cui sono sottoposte è la tassazione IRPEF o IRES del reddito d’impresa o di lavoro autonomo che gli immobili strumentali contribuiscono a generare. A questa, dal 2012, si aggiunge l’IMU (ex ICI): gli immobili strumentali vengono considerati dallo Stato una forma di patrimonio, alla stregua di una seconda casa, e quindi tassati, quando in realtà sono strumenti destinati alla produzione.

Sulle entrate IMU registrate nel 2012 di 23,7 miliardi di euro, si evince che ben 9,3 miliardi, ossia circa il 40%, pesano sulle imprese. E nel 2013 questo peso potrebbe arrivare a 10,2 miliardi, qualora i Comuni adottassero l’aliquota massima possibile del 10,6 per mille. Inoltre, se l’incremento dell’IMU sulle imprese registrato nel 2012 rispetto all’ICI 2011 è stato di circa 4,6 miliardi (+98,28%) - nella sostanza si è assistito ad un raddoppio della pressione fiscali sugli immobili strumentali: negozi e botteghe (categoria catastale C1), laboratori per arti e mestieri (C3), opifici industriali ed artigiani (D1), fabbricati industriali a carattere speciale (D7), fabbricati commerciali a carattere speciale (D8), uffici e studi privati (A10).

Il prelievo che grava sugli immobili strumentali delle imprese è una sorta di “tassazione occulta”, una tassa sulla tassa, dovuta all’indeducibilità dell’IMU dal reddito d’impresa. La deducibilità - essendo raddoppiata l’IMU è di fatto raddoppiata a sua volta - se applicata, consentirebbe un risparmio alle imprese di 1,77 miliardi di euro.

Che poi si paghi l’IRPEF o l’IRES anche sull’IMU pagata costituisce una vera beffa. Tanto che il Governo, con un impegno preciso fissato da una norma (articolo 1, comma 1 del Decreto legge 21 maggio 2013, n. 54) per il 2013 aveva garantito la deducibilità dell’Imposta municipale propria dalla reddito d’impresa.

La Claai Puglia si attiverà verso tutta la deputazione salentina affinchè, in sede di discussione della legge di stabilità, venga corretta una simile stortura e venga riconosciuto il diritto di dedurre l’IMU dei capannoni strumentali dal reddito di impresa.

COMUNICATO STAMPA CLAAI PUGLIA

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