Pizzo al set cinematografico di Genovese, due pregiudicati in manette.

Una vera e propria richiesta di “pizzo”, con tanto di danni alle vittime e messaggio intimidatorio lasciato in bella vista. Solo che questa volta la vittima di turno era la produzione del set cinematografico del film “Sei mai stata sulla luna" diretto da Paolo Genovese e con un cast di tutto rispetto.

Il set, allestito a settembre nella cittadina di Nardò in provincia di Lecce, è stato preso di mira da due pregiudicati, Luca May di trent’anni e Pierluigi Calignano di ventun anni, – il primo dei quali vecchia conoscenza delle forze dell’ordine e ritenuto un affiliato alla Sacra Corona Unita – che con fare presuntuoso e arrogante avrebbero chiesto al location manager “Qui chi comanda?”; deluse le aspettative i due sono passati dalle minacce ai fatti tornando successivamente sul set e rompendo il parabrezza di un camion, si sono introdotti nel mezzo portando via sette walkie-talkie e attrezzatura cinematografica di valore. Nello stesso camion

è stata anche vergata una scritta con una bomboletta spray in dialetto salentino con un chiaro avvertimento, "pacate 50.000, se no ciao".

Purtroppo per i due, e fortunatamente per la troupe, il location manager in questione era proprio Fabio Marini, presidente dell’Associazione Antiracket di Mesagne che ha prontamente riconosciuto le cattive intenzioni poco celate in quei toni spocchiosi e ha denunciato l’accaduto alla polizia. Grazie alla denuncia di Marini e alla tempestiva attività investigativa coordinata dal vice questore Pantaleo Nicoli, si è giunti in questi giorni all’arresto degli estorsori.

Il presidente della Fai, Tano Grasso, assieme al coordinatore regionale della Puglia, Renato de Scisciolo, non possono che congratularsi con le forze dell’ordine e la magistratura per il brillante lavoro svolto. Soprattutto rivolgono il proprio plauso a Fabio Marini, già in passato preso di mira con atti intimidatori, che ha saputo gestire nel migliore dei modi la situazione incresciosa facendo in modo che la produzione cinematografica continuasse il proprio lavoro, addirittura senza che il regista fosse a conoscenza dell’accaduto. Come afferma il presidente Grasso, Fabio Marini si conferma un punto di riferimento importante per la lotta al racket e all’usura divenendo chiaro esempio del potere della denuncia. 

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