Nella sede dell’Opificio Sociale di via Giuseppe Trono si è chiuso il “Cantiere dell’Inclusione Sociale”.

Sono nove, quattro uomini e cinque donne, e pochi giorni fa hanno concluso con successo e tanta emozione il percorso avviatosi più di un anno fa grazie all’Avviso 6/2011, promosso dalla Regione Puglia e dall’Ambito Territoriale di Mesagne attraverso i fondi F.S.E 2007/2013.

Il progetto– con denominazione “Il Cantiere dell’inclusione” – è stato realizzato dal Consorzio di cooperative “Elpendù”; la direzione e la progettazione di Vito Serripierro e Paolo Tanese hanno posto le basi per quella che si è rivelata un’ottima prassi.

Antonio Maizza e Norma Smith, rispettivamente orientatore e tutor del progetto, hanno tirato le fila di quanto accaduto e di quanto accadrà.  Nella sede dell’Opificio Sociale, da poco inaugurata, sono stati gli stessi Antonio Destino, Marco Nacci, Riccardo Pagliara, Giovanni Plenilunio e Lorena Cavallo, Elisa Crastolla, Carla Di Monte, Carmelina Guarini e Paola Padula a raccontare un’esperienza nata nel solco del progetto noto come “Memoria Minerale” che con il “Cantiere dell’Inclusione” converge per onore di intenti e per condivisione fattiva.

Il progetto ha perseguito l’obiettivo di prevenire i rischi di esclusione sociale, con l’intento di promuovere migliori condizioni di vita, intanto economiche e necessariamente sociali e relazionali.

 

I beneficiari del progetto si sono misurati all’interno di laboratori indicati come “Cantieri Creativi Urbani” curati dalla Cooperativa Thalassia, dal CNA di Brindisi, dalla Fondazione “Di Vittorio”, dalle associazioni culturali “Auser” e “Conchiglia”, oltre che dal “Consorzio Elpendù” e da altre piccole realtà locali che si sono spese e prodigate per insegnare a cucire, orlare e in fin dei conti creare. Attraverso le cooperative socie del territorio, e le rispettive competenze, le attività hanno riguardato teatro e animazione culturale, valorizzazione della memoria storica e delle tradizioni popolari locali, marketing territoriale, restituzione in chiave accessibile del patrimonio turistico e ricettivo del territorio, riscoperta di antichi mestieri.

All’appuntamento di chiusura del progetto, aperto alla Città, erano presenti i rappresentanti del Terzo Settore mesagnese e regionale e per il Comune di Mesagne il Vicesindaco Giancarlo Canuto che ha espresso parole di apprezzamento per il progetto e per i risultati conseguiti.

I veri protagonisti sono stati loro, i beneficiari del progetto, che con puntualità hanno illustrato tutto ciò che in quest’anno è stato fatto e di cui sono stati artefici e discepoli, elencando problematicità, punti di forza e, per così dire, gratitudine.

I benefici assicurati dal progetto sono stati anche di ritorno economico e su questo hanno potuto contare gestendo criticità familiari o personali ma, soprattutto, all’unanimità hanno asserito che le soddisfazioni personali derivanti da nuove esperienze sono state utili al rafforzamento dell’autostima e a percepire l’utilità di se stessi.

Si è costituito un gruppo di persone che mancheranno le une alle altre e ciascuno di loro ha elaborato un’idea di quella che potrebbe essere una nuova attività: c’è chi si diletta a mettere a frutto gli insegnamenti ricevuti dai maestri della pietra, Paola nella fattispecie; Antonio e Riccardo vorrebbero costituire un’agenzia di viaggi per disabili; Giovanni ha pensato di creare una personale “Banca della memoria” mettendo ordine, in un libro. al proprio vissuto e all’elaborazione del ricordo del padre. Nessuno ha nascosto la speranza che possa esistere un “Cantiere dell’Inclusione Due”.

Perché le belle opportunità a volte continuano e trovano la strada per ritornare, perché quando ritornano è ormai vita. E vita sia.

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