Magno di Legambiente: Le bonifiche come progetto di sviluppo.


Legambiente ha recentemente presentato il “dossier sulle bonifiche” che, in maniera del tutto razionale ed oggettiva, ha riportato una rappresentazione reale della situazione dei SIN nazionali, passati da ben 57 agli attuali 39, fra cui anche quello di Brindisi. 

Il dossier su Brindisi rappresenta lo strumento di riconoscimento più avanzato della reale situazione nella quale si trova l’area, perimetrata dal Ministero dell’Ambiente con Decreto del 10/01/2010 e comprendente, sia tutta l’area industriale (art. 1 comma 4 L. 426/98) che, per fortuna visti i riscontri di contaminazione rilevati, anche la zona agricola interclusa fra la zona industriale e la CTE di Cerano.



La recente comunicazione del Sindaco in merito all’acquisizione di circa 93 milioni di euro da destinare alla bonifica del SIN di Brindisi, dopo un grigiore durato ben sette anni, ha ridato fiducia circa la possibilità di iniziare a programmare gli interventi di bonifica, anche se, si ritiene, debbano evitarsi forme di enfasi che non possono sussistere in quanto: 

- Non è stato mai realizzato sul SIN di Brindisi un “Progetto strategico di riconversione industriale” (art. 252 bis del D.Lgs 4/2008) che avrebbe permesso l’immediato accesso al “Programma straordinario nazionale per il recupero economico produttivo dei siti industriali inquinati”, acquisendo, con ciò, la dichiarazione di “sito di interesse pubblico” con la certezza dei percorsi amministrativi da seguire per l’ottenimento di finanziamenti necessari (Fondi FAS, ecc,) alla bonifica dell’area ed alla riconversione della zona industriale di Brindisi; 
- Si è sempre, in maniera errata, fatto intendere che i problemi connessi all’occupazione ed al rilancio dell’economia dell’area industriale potessero essere risolti attraverso gli interventi di bonifica, dimostrando, invece, che questo territorio è incapace di esprime un “progetto di sviluppo” serio e concreto; 
- Il comune, negli ultimi dieci anni, non è mai stato artefice di interventi propositivi concernenti la “contaminazione acuta” evidenziata nell’area agricola del SIN, sulla quale vi è assoluta competenza, sia per aspetti normativi relativi alle bonifiche (non regolamentate per le “aree agricole”) che, ancor più, per gli aspetti sanitari connessi all’introduzione nel ciclo di vita di prodotti agricoli potenzialmente contaminati da capacità bioassorbenti del proprio apparato radicale. 



Come è costume di Legambiente, si ritiene opportuno riportare considerazioni e proposte che, eventualmente, possano ritenersi utili nell’ambito dell’incontro avanzato dal Sindaco per il 9 di febbraio. 
In merito all’area di “Micorosa”, vi è soddisfazione per il finanziamento finalmente ottenuto, (dopo ben 12 anni dalla richiesta) anche se è stridente ed irridente che si debba intervenire con fondi pubblici per un inquinamento causato da aziende private, per le quali, vi è ancora ricorso presso il Consiglio di Stato in merito all’Ordinanza (del 2001 sic!) con la quale il Comune obbligava il vecchio proprietario (da Montedipe Spa a Micorosa) alla bonifica del sito contaminato. 
Il tombamento previsto per i 50 ettari di Micorosa, migliorando la situazione ambientale, non permetterà alcun recupero dell’area a nuove attività produttive. 
E’ stridente anche che vi sia entusiasmo sui 20 milioni previsti dalla Syndial per la bonifica, non meglio identificata se relativa alla falda e/o alle matrici suolo e sottosuolo; di certo sappiamo che Syndial non ha sottoscritto l’Accordo di Programma sulla bonifica del 17/12/2008 e, come tale, non intende riversare un centesimo nelle casse pubbliche. 

In merito all’utilizzo della restante parte di finanziamento, circa 33,5 m. (25+8,5), sembra sfuggire a molti che Sogesid, incaricata dal Ministero dell’Ambiente per la bonifica della falda, ha presentato solo un progetto preliminare ed ha completato gli ultimi interventi di caratterizzazione della falda, oltre i quali presenterà il progetto definitivo di bonifica.

La sola progettazione, come dichiarato dalla stessa Sogesid in Conferenza dei servizi del marzo 2012, è pari al 10% dell’importo che è stato stimato in 220 milioni; ben 20-22 milioni verranno introitati subito da Sogesid per la progettazione e da dove li prenderà se non da quelli stanziati per Brindisi?

In merito alle ipotesi di utilizzo dei fondi, avanzate dal Sindaco, risulta molto strano, fatti salvi gli interessi della politica, come si possa prevedere la caratterizzazione del Villaggio S. Pietro quando questo NON RIENTRA nella perimetrazione del SIN di Brindisi; questa invenzione sulla “perimetrazione” si somma alla grande mole di improprietà, preconcetti ed errori, questi ultimi artati, che hanno caratterizzato gli ultimi due lustri delle “profonde” discussioni dei salotti buoni di Brindisi.



Il dossier di Legambiente ha evidenziato inquinamento nella zona industriale con differenze nelle matrici ambientali suolo e sottosuolo e nella matrice falda freatica, su cui sono possibili interventi di bonifica di minore costo ed impatto rispetto all’area l’area del petrolchimico e quella della Zona Franca-Sanofi per le quali vi è una forte contaminazione. 

Sulle richiamate matrici ambientali della zona industriale possono essere effettuati incisivi interventi di bonifica tali da riqualificare questa vasta porzione di area industriale; in particolare Legambiente propone: 
- sul suolo e sul sottosuolo, fatto salvo l’accertamento che i terreni siano totalmente pubblici e quindi senza escamotage connessi a vecchi ed incompleti contratti d’acquisto dall’ex Consorzio SISRI, considerata la relativa estensione delle aree contaminate, si possono attivare bonifiche attraverso la rimozione della porzione contaminata e/o trattamenti in situ; 
- sulla falda freatica, si ritiene opportuno realizzare, solo sugli “hot spot” (punti caldi contaminati), una barriera idraulica con pozzi emungenti, trattamento in un unico impianto e/o impianti separati e di piccole dimensioni, con successiva reimmissione in falda delle acque decontaminate.

E’ assurdo ipotizzare ed accettare una “barriera idraulica fisica” (con diaframmi plastici) come ipotizzato da Sogesid anche per la zona industriale esterna al petrolchimico. 

Legambiente ritiene che le prime risorse debbano essere destinate anche alla bonifica dell’area ex Alfa Edile ove tale azienda, fallita, ha smaltito su terreni in zona industriale e privi di specifica destinazione d’uso e con autorizzazioni rilasciate dagli Enti preposti, ecoballe provenienti dall’area partenopea. 


Non è esente da responsabilità neppure il Comune che ha detenuto la custodia giudiziale dell’area e non ha mai provveduto alla bonifica in danno; questo ultimo aspetto è paradossale in virtù del fatto che l’amministratore dell’azienda, condannato, non ha neppure onorato il pagamento delle parti civili, fra cui anche Legambiente. 

Legambiente, infine, ritiene che le maggiori risorse debbano essere destinate alle aree agricole costituenti il “Parco delle Saline di Punta della Contessa” che, voluto ed istituito dal Comune e dalla Regione, presenta uno stato di “contaminazione acuto” delle tre richiamate matrici ambientali.

E’ necessario intervenire subito per rilanciare quella porzione di comparto agricolo fortemente danneggiato dalle ricadute industriali e fornire certezze che venga sostené ta la commercializzazione garantita dei prodotti agricoli.

Legambiente, come ha ribadito più volte e non ultima in un convegno nella sala consiliare della Regione Puglia, ritiene che sia necessaria e possibile una riconversione dell’area industriale attraverso la costituzione dell’APEA (Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata), nella quale le aziende insediate, congiuntamente al solo Comune di Brindisi, siano artefici della programmazione e della gestione dell’area industriale di Brindisi fra cui anche le attività di bonifica.



Il comune non può demandare ad un ente economico, quale è il Consorzio ASI, mansioni di proposta, di progetto e di gestione di una porzione di territorio comunale che sono elementi essenziale per uno sviluppo, ambientalmente ed economicamente, sostenibile anche in considera-zione degli obiettivi programmatore del PUG. 



COMUNICATO STAMPA PROF. FRANCESCO MAGNO (DIRETTIVO LEGAMBIENTE BRINDISI)

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