Magno: “impianto di compostaggio di Echie: è realmente necessario?”

Brindisi vive in maniera diretta l’errata programmazione degli impianti costituenti il “ciclo dei rifiuti”

e, fra questi, anche quello relativo all’impianto di compostaggio sito alla Via per Pandi, nella zona industriale, ormai in stato di sequestro dal 2014 per inquinamento odorigeno e perdita di percolato.

Personalmente non ho mai evidenziato alcuna obiezione in merito alla programmazione regionale degli impianti di compostaggio destinati al recupero della Frazione Organica degli RSU (FORSU), ritenendo, così come normato, che la raccolta differenziata dell’umido costituisce una “biomassa” che va a “recupero” in impianti dedicati; né, ho mai rilevato obiezioni ed osservazioni nel momento in cui la programmazione regionale ha individuato sul territorio di Brindisi la realizzazione un ulteriore nuovo impianto di compostaggio in grado di recuperare, congiuntamente all’esistente, poco più dei 2/3 della FORSU prodotta nella Provincia.

Ciò sta a significare che sono del tutto favorevole alla realizzazione di impianti di compostaggio, a prescindere dalla tipologia, purchè la loro presenza sul territorio abbiano: 1) un’impronta ecologica la meno impattante possibile; 2) purchè siano ambientalmente presidiati; 3) purchè siano oggettivamente necessari.

Per ciò che concerne l’impianto che s’intende realizzare ad Erchie, pur senza entrare nel merito della progettazione e della procedura autorizzativa già conclusa, questo risponde solo parzialmente ai tre requisiti richiamati ed in particolare:

  1. L’impianto è invasivo, per dimensioni ed è allocato in un territorio che, pur avendo destinazione urbanistica adeguata, vede totalmente mutata la propria soggettività ambientale creando, nel complesso, una significativa “impronta ecologica”;
  2. L’impianto, pur nell’evidenza di un piano di monitoraggio approfondito negli aspetti basilari, ambientalmente manca dell’elemento di controllo degli “inquinanti odorigeni” che, sempre più, viene prescritto ed utilizzato là dove esistono condizioni tali da produrre, in maniera fuggitiva e/o direttamente in atmosfera, inquinamenti di tipo odorigeno. Manca, in effetti, un monitoraggio olfattometrico attraverso “sensori” opportunamente tarati. La misura degli odori effettuata, utilizzando la strumentazione denominata “naso elettronico”, si basa sull’utilizzo di matrici di sensori di tipo elettrochimico (polimeri, semiconduttori), che rispondono alla presenza di molecole volatili. I sensori presenti nella matrice sono selezionati in modo che la maggior parte delle molecole, che ci si aspetta di ritrovare nella miscela odorosa da analizzare, siano in grado di provocare la massima risposta in almeno uno dei sensori della matrice.

In definitiva, il “naso elettronico”, opportunamente “istruito” e, disposto nell’intorno anche vasto dell’impianto, permette di ottenere un monitoraggio olfattometrico non ottenibile con strumentazioni di laboratorio; permette inoltre, anche una trasmissione in continuo dei dati registrati, da rimettere ai comuni e ad ARPA e un diretto collegamento con la centralina meteo.

Negli aspetti tecnologici si ritiene di non dover dire nulla, non avendo partecipato alla procedura pubblica delle “osservazioni” alla VIA; è solo opportuno rilevare che, considerate le quantità trattate, il solo scrubber di monte rispetto alle due grandi biocelle, appare insufficiente a mitigare .

  1. L’impianto risulta non necessario; ciò fatto salvo anche l’effimero beneficio econo-mico destinato al Comune di Erchie per il conferimento della propria FORSU.

Questo ultimo aspetto merita un approfondimento anche in virtù di quanto riportato nel recente DPCM del 7 marzo 2016 (G.U. n. 91 del 19/04/2016) che, dedicato alla FORSU, individua per ciascuna regione, l’offerta degli impianti esistenti e l’eventuale fabbisogno.

Ebbene, tale Decreto, per la Puglia, riporta una capacità totale degli impianti attualmente operativi pari a 495.092 Tonn/anno a fronte di un fabbisogno regionale calcolato per una produzione media di 110-130 Kg/abit./anno.

Ove, quindi, la produzione per abitante della Puglia è valutata pari a 110 Kg/anno si avrà un quantitativo di FORSU prodotta pari a 449.911 tonn/anno; tale produzione è inferiore a quella autorizzata dagli impianti esistenti (495.092 tonn/anno).

In queste condizioni è evidente che l’impianto di Erchie non ha alcun motivo di essere realizzato se non ad uso, possibile, di trasferenza della FORSU da altre regioni.

Ove, invece, la produzione per abitante della Puglia è valutata pari a 130 Kg/anno si avrà un quantitativo di FORSU prodotta pari a 531.714 tonn/anno; tale produzione è superiore a quella autorizzata dagli impianti esistenti (495.092 tonn/anno), per un’eccedenza di 36.622 tonn/anno.

Solo in questo caso è giustificato l’impianto di Erchie che prevede il recupero di 30.000 tonn/anno di FORSU.

Però non è solo così!

Nei dati riportati il Decreto non tiene conto della programmazione impiantistica della Regione ed in particolare di quella relativa alla Provincia di Brindisi che, come accennato, prevede la realizzazione di n. 3 impianti pubblici, due a Brindisi (uno in revamping ed ampliamento ed uno nuovo) ed uno a Carovigno, per una quantità totale stimata in circa 60.000 tonn/anno.

Con tali realizzazioni l’impianto di Erchie perde di ulteriore significato!

Ed allora, fatti salvi i tempi della pubblica amministrazione, è importante chiedersi se l’impianto previsto ad Erchie costituisce o meno un reale “beneficio” per il territorio e la popolazione. Del resto anche l’azienda, alla prescrizione n. 19 (su 70 sic!) del Provvedimento Dirigenziale della Provincia n. 14 del 10/02/2015, testualmente riporta: “ a far data dall’entrata in esercizio degli impianti di titolarità pubblica, il gestore non potrà trattare FORSU proveniente dai comuni della Provincia di Brindisi, salva diversa programmazione dell’OGA”.

Ed allora è facile chiedersi: da dove verrà la FORSU per l’impianto? Ed il beneficio economico di cui godrà il comune di Erchie, obbligato a conferire in impianti pubblici, sarà comparabile con l’impronta ecologica che l’impianto lascerà sul territorio?

In definitiva, lo scrivente ritiene che il dubbio circa la reale utilità dell’impianto di Erchie persiste; inoltre ritiene che, pur in una fase autorizzativa conclusa, l’impianto necessita di ulteriori garanzie connesse alla salvaguardia delle matrici ambientali che, direttamente, sono legate anche alla salvaguardia della salute dei Cittadini.

Prof. dott. Francesco Magno

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