Legambiente: Marinazzo ribadisce le opinioni di Legambiente sulle questioni ambientali

La questione ambientale continua ad affliggere quella che l’ex Presidente della Regione Vendola ha chiamato la “martoriata Brindisi” e che martoriata resta ancora oggi.

Nei giorni scorsi, è stato reso pubblico un interessantissimo studio di ricercatori del CNR sui danni sanitari correlabili alle emissioni della centrale termoelettrica di Cerano, si sono registrate ripetute sfiammate in una torcia del petrolchimico, sono rinfocolate le polemiche sull’interpretazione dei dati delle centraline ed in particolare su quella collocata in via don Minzoni a Torchiarolo e si è avuto un inquietante scontro all’interno dell’ARPA Puglia.

Lo studio dei ricercatori del CNR è tanto più meritorio in quanto si colloca in una realtà nella quale impegni definiti di “Priorità 1” nel piano di risanamento dell’area ad elevato rischio di crisi ambientale (ARIS) di Brindisi sono stati del tutto disattesi e, quindi, non finanziati, in totale violazione del D.P.R. che nel 1998 promulgava l’approvazione del piano: in particolare non sono mai stati realizzati il piano di monitoraggio globale in continuo sulle fonti d’inquinamento e su aria, acqua, suolo e sottosuolo, il registro tumori e l’osservatorio epidemiologico permanente, soltanto in parte e con profondi ritardi nella raccolta e pubblicizzazione dei dati in seguito creati, oltre alle indagini epidemiologiche sui lavoratori ed i cittadini più esposti a rischio.

In un tale contesto è più che normale che l’eccezionalità delle cosiddette “sfiammate” appaiano “normali” e non adeguatamente monitorate, pur essendo ben al di fuori di qualsiasi autorizzabile processo di revamping e quindi da sottoporre ad interventi immediati da parte di chi è deputato a tutelare la salute pubblica.
Sul pronunciamento provvisorio del Consiglio di Stato relativo agli sforamenti di PM10 nella centralina di rilevamento della qualità dell’aria (o più correttamente della semplice rilevazione della ricaduta al suolo, che è ben altra cosa rispetto al monitoraggio in quota) si sono registrate interpretazioni che prescindono dal fatto che il giudizio di merito è fissato nell’udienza del gennaio 2016 e che in via cautelare il Consiglio di Stato ha disposto l’installazione dei filtri nei camini domestici. Il ricorso alla VAS per validare il piano di risanamento redatto dalla Regione Puglia, sarà esaminato nell’udienza di gennaio e conseguentemente sarebbe doveroso rimettere al suo esito giudizi fondati da parte di esponenti della pubblica amministrazione e di agenzie deputate ai controlli ambientali. In ogni caso (anche in considerazione del fatto che si sono registrati sforamenti in piena estate e tenendo conto della presenza registrata di benzopirene, certamente non addebitabile alla combustione di legna), è legittimo chiedere al nuovo Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, perché non si ricorra alla ricerca, più volte richiesta da Legambiente, degli isotopi radioattivi riferibili a biomasse o al carbone, ciò che è facilmente attuabile in laboratori della Cittadella della ricerca e risulterebbe dirimente rispetto all’attribuzione della provenienza del PM10 rilevato.

Appare oggi tanto più sconcertante, la querelle apertasi all’interna dell’ARPA sul parere favorevole emesso per il rilascio della certificazione EMAS per la centrale Brindisi sud. Legambiente ha spesso utilizzato i dati ricavati da studi dell’ARPA per la redazione di dossier o anche per le osservazioni tecniche nell’ambito del procedimento penale in corso presso il Tribunale di Brindisi, che vede imputati dirigenti dell’Enel. Sicuramente questi dati denotano la bontà di lavori compiuti (si pensi soltanto alla percentuale altissima di campioni attestanti l’inquinamento nei terreni vicini al nastro trasportatore), ma è chiaro che una serie di contraddizioni debbano essere esaminate dal nuovo Presidente della Regione Puglia (accanto a quelle presenti sul PM10 rilevato a Torchiarolo, richiamo l’attenzione sull’assenza assordante nel procedimento penale della Regione Puglia citata in veste di parte lesa e la verifica in corso sull’AIA riguardante la centrale di Cerano). Le contraddizioni, che partono quantomeno dalla mancata attuazione del piano di risanamento dell’ARIS, producono le carenze palesi sulla qualità delle politiche e dei controlli ambientali che non possono non essere attenzionate dalla stessa magistratura.

Addirittura paradossale è il tentativo di riaprire la discussione sulla fattibilità dell’impianto di produzione di ecoergite dopo il giudizio di compatibilità ambientale negativo, “semplicemente” individuando un sito diverso nell’area industriale. Il giudizio negativo è sul merito del progetto e certamente non sulla sua localizzazione ed in ogni caso restano valide le argomentazioni che vedono la cocombustione del CSS o del suo derivato, in contrasto con le disposizioni del Piano regionale sui rifiuti e quelle sulla cocombustione di carbone e CSS o ecoergite (in percentuali in potere termico ben diverse dal rapporto in peso) che rendono del tutto incompatibile il progetto della centrale termoelettrica proposta da Edipower-A2A. In un territorio così “martoriato” è indispensabile avviare una strategia di uscita dal termoelettrico, prima che sia il mercato a farlo ed in tal senso attendiamo risposte dal Ministero dell’Ambiente, dalla Regione Puglia e da tutte le altre parti, istituzionali e sociali, interessate sul progetto di Legambiente di parco tecnologico dell’energia rinnovabile (PATER), che ha il pregio di coinvolgere la stessa società elettrica ed i lavoratori in una programmazione del tutto innovativa.

È compito primario della Regione coordinare scelte che producano una strategia di uscita dal termoelettrico e, ancora una volta, questo va ricordato a chi, come il consigliere regionale Sergio Blasi, è tornato a legare l’improponibile trasferimento del gasdotto TAP nel brindisino a supporto dell’altrettanto improponibile alimentazione a metano della centrale Brindisi sud (oggi ben 30.000 Mw d’impianti alimentati a metano sono in crisi, se non proprio fermi). Ho più volte ricordato che si sarebbe potuto discutere sulla strategicità del gasdotto o sulla fattibilità del sito, ma l’opposizione è maturata soltanto in fase di valutazione d’impatto ambientale, che, per legge, non può che essere “sitospecifica”. In presenza dell’emesso giudizio di compatibilità ambientale un uomo di legge qual’è Michele Emiliano, sa bene che è improponibile dar corso ad alternative di sito ed a conseguenti guerre fra poveri, mentre l’unica strada tortuosa percorribile è quella, se vi sono nuovi elementi tecnici credibili, di proporre, ciò che non è stato fatto a tempo debito, l’“opzione zero”, cioè il no assoluto alla realizzazione dell’opera. Ma coloro che ben poco hanno fatto quando potevano essere messe in campo analisi, tecnicamente fondate, critiche, hanno argomentazioni diversa da quella demagogica della proposta di un’alternativa di sito?

La “martoriata Brindisi” attende ancora una seria programmazione delle bonifiche nel sito di interesse nazionale (SIN) e certamente non è un buon viatico la gestione dell’appalto per la bonifica dei quaranta ettari altamente inquinati della società Micorosa: Legambiente ha evidenziato, anche all’Agenzia nazionale anticorruzione, l’assurdità dell’assegnazione dell’appalto per poco più di 7.000.000 di euro destinati all’effettivo intervento rispetto ai 48.000.000 assegnati, ma anche su questo è lecito attendere interventi urgenti in primo luogo da parte di Michele Emiliano affinché quella che Vendola ha definito la “martoriata Brindisi” non resti tale, sedotto e abbandonata dalle istituzioni competenti.

Dott. Teodoro Marinazzo
Consigliere nazionale Legambiente

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