Gli ambientalisti spiegano il ricorso: “Fatto tutto il possibile per evitare la devastazione del nostro patrimonio”

Le scriventi associazioni sono pervenute alla decisione di proporre ricorso straordinario al Presidente della Repubblica,

avverso il decreto di compatibilità ambientale relativo al progetto “Lavori per il completamento dell’infrastrutturazione portuale mediante banchinamento e realizzazione della retrostante colmata tra il Pontile Petrolchimico e Costa Morena Est”, presentato dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale, avendo potuto accertare, all’esito dell’attento esame dell’iter procedimentale, che l’opera progettata presenta tali e tante criticità da rendere assolutamente insensata la scelta della sua realizzazione. Sono stati infatti riscontrati gravissimi impatti sull’ambiente, sul paesaggio e sul patrimonio faunistico e naturalistico, che le misure individuate nel decreto ministeriale non riescono ad eliminare e neppure a minimizzare.

Al di là delle anomalie procedimentali riguardanti la tempistica della fase istruttoria, la mancata attivazione delle consultazioni pubbliche dopo le integrazioni e le modifiche del progetto e la mancata acquisizione dei pareri obbligatori sul progetto finale su cui il Ministero della Transizione Ecologica ha espresso il giudizio positivo di compatibilità ambientale, hanno destato notevole preoccupazione le modalità con cui sono state effettuate le caratterizzazioni e ancor più l’aver rinviato al progetto esecutivo la soluzione di criticità che andavano valutate in sede di VIA, trattandosi di valutazioni funzionali al giudizio di compatibilità ambientale.

Neppure le criticità evidenziate dall’Autorità di Bacino sono state eliminate e/o risolte in sede di VIA nonostante fossero sicuramente ostative al rilascio del provvedimento positivo di compatibilità ambientale.

Ancor più gravi sono apparsi gli effetti negativi dell’opera sotto il profilo paesaggistico, questione che è stata approfondita e trattata con la massima attenzione dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Brindisi, Lecce e Taranto che ha denunciato la violazione di numerose norme delle NTA del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) della Puglia.

La Soprintendenza ha correttamente rilevato che l’intervento da ultimo proposto dall’AdSPMAM resta di dimensioni molto rilevanti, posto che la riduzione della colmata è inferiore al 15% rispetto a quella del Progetto originario, e che, quindi, comporta comunque notevolissimi impatti sotto il profilo paesaggistico consistenti nella riconfigurazione della foce del Fiume Grande, nella occlusione ed irreversibile alterazione di gran parte dell’intera insenatura naturale nella quale lo stesso si immette e nella alterazione del rapporto di intervisibilità con il patrimonio culturale esistente (Castello Alfonsino, Strada delle Pedagne, Isola di S. Andrea e tanto altro). Tali impatti si sommano alla globalità degli impatti già presenti nel contesto paesaggistico di riferimento contribuendo a porre una pietra tombale sulla possibilità di recupero di un tratto di costa che, a dispetto della presenza dei manufatti industriali alle spalle, conserva ancora la sua conformazione originaria ed evidenti caratteri di naturalità.

Non meno gravi sono gli impatti sul patrimonio archeologico posto che, come rilevato dallo stesso MIBACT, in ragione della lunga frequentazione del porto di Brindisi fin dall’età protostorica e dei numerosi ritrovamenti subacquei diffusi nell’intera estensione del bacino portuale, presenti in numero significativo anche nelle aree oggetto di dragaggio o nelle loro adiacenze, il progetto comporta potenziali impatti negativi, a carattere irreversibile, sul patrimonio archeologico eventualmente conservato sui fondali.”.

Da ultimo ma non meno importante è apparso l’impatto dell’intervento sotto il profilo della irreversibile alterazione del “Sistema Fiume” posto che l’intervento di che trattasi risulterebbe talmente impattante con la naturalità dei luoghi, da distruggere per sempre questo habitat naturale assolutamente unico ed irripetibile e di fondamentale importanza per la tutela della Fauna Selvatica e non solo.

Ci preme sottolineare che il ricorso proposto non si basa sulle valutazioni di ambientalisti mossi da spinte decresciste, come qualcuno vuol far credere, ma sugli accertamenti istruttori e sulle valutazioni di organi tecnici pubblici che hanno evidenziato molteplici ed insuperabili criticità che avrebbero dovuto indurre il Ministero della Transizione Ecologica ad un giudizio negativo di compatibilità ambientale

Pur coscienti che l’azione delle scriventi associazioni provocherà le solite reazioni scomposte da parte degli “industrialisti ad ogni costo” affronteremo ogni cosa con serenità nella consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per evitare la devastazione del nostro patrimonio ambientale, culturale, paesaggistico, faunistico e naturalistico e soprattutto per difendere il nostro porto da chi intende trasformarlo nella discarica dei porti dell’Adriatico Meridionale.

CIRCOLO LEGAMBIENTE BRINDISI “TONINO DI GIULIO” – APS ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE

ITALIA NOSTRA ONLUS, Sezione di Brindisi

NO AL CARBONE a difesa dall’inquinamento ambientale ed a tutela del territorio

WWF Brindisi ONLUS

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