Demonizzare Matarrelli non restituisce la verità (di Dario Mitrugno)

Caro Professor Greco,

Ho letto, dal mio osservatorio privilegiato in quel di Torino, quanto lei ha avuto interesse a scrivere dalle pagine di “www.mesagne.net” nel suo scritto dal titolo “Elezioni amministrative a Mesagne: i candidati sindaco visti “da lontano”.

Non nego che il titolo prometteva bene; il contenuto ha deluso le mie aspettative mentre non quelle dei suoi amici forse,

Mi permetto, quindi, di scriverle anche perché intuisco tra me e lei una affinità di storie familiari e di biografie professionali pur non avendo lo scrivente avuto una eccellente carriera accademica se non altro per il fatto che ho deciso di svolgere la professione.

Anche io, come lei, provengo da una famiglia di persone semplici, dedite al lavoro, che mi hanno insegnato l'etica del sacrificio. E, attraverso il sacrificio, ho conseguito risultati molto importanti, io nel settore industriale (come dicevo prima), lei nella carriera accademica.

Ho letto il suo articolo, che un po' è la degna conclusione di una serie di articoli inviati negli anni, sempre sul medesimo argomento, dalla nostra comune città, Torino. Mi dispiace farle osservare che, sotto l'apparente velo del metodo scientifico tipico degli ingegneri e ancor più degli accademici, lei si produca in una operazione di mistificazione della realtà e screditamento ad personam: di qua le persone perbene, i candidati sindaco rispettabili, di là una persona spregevole, indegna di stima e rispetto.

Badi, non le addebito l'essere fazioso: per la carità quello ci sta, e non soltanto perché ci troviamo nel mezzo di una campagna elettorale dai toni spesso esasperati. Ci sta per il fatto che lei stesso proviene da una famiglia che molto ha rappresentato per la vicenda comunista del territorio e dunque, immagino, che quello sia il suo imprinting ideologico, e quelli sono i suoi sodali storici, i suoi amici di una vita.

Immagino che debba essere questo il motivo per il quale non si è mai soffermato, nelle sue incursioni pubblicistiche e soprattutto nell'ultima, a ragionare su qualche fenomeno perlomeno singolare. Sul fatto, ad esempio, che la coalizione del cosiddetto centrosinistra, in realtà un agglomerato di partiti e movimenti civici autodefinitisi di sinistra, sia stata costruita a tavolino e venga guidata da personaggi – anche loro rispettabili – e da dirigenti che hanno già governato, con alterne vicende, nel bene e nel male Mesagne per 40 anni. Ebbene, non ho letto una sua parola su questi suoi amici, sulle contraddizioni di cui sono, messi tutti insieme, portatori; o sui dissidi e sulle ostilità che li hanno dilaniati per decenni e che ora, nel nome della Guerra Santa contro Toni Matarrelli, sono magicamente spariti nel nulla; o sui larghi fenomeni di familismo amorale e nepotismo che sono fioriti negli ultimi quarant'anni.

Ma va bene ugualmente.

Lei, Professore, dopo una breve disamina benevola e ammiccante sugli altri candidati sindaco, preferisce concentrare la sua furia settaria su Matarrelli. In sostanza reo di aver prodotto troppa poca attività parlamentare, di aver finto di rinunciare al vitalizio e di essere uno sgradevole mangiafuoco trasformista. Io non voglio immaginarla, oggi pensionato, che trascorre compulsivamente le giornate e le nottate a cliccare su internet, probabilmente su fonti sbagliate o non del tutto attendibili, per ricostruire una realtà virtuale poco coerente con quella reale. Se avesse preferito ritornare di tanto in tanto a Mesagne, camminare per le strade della sua città natia, interpellare possibilmente qualcuno diverso dai suoi antichi compagni comunisti, magari avrebbe avuto un quadro più chiaro della faccenda o avrebbe adottato si un vero metodo scientifico nel comporre quel suo scritto pubblicato.

Ad esempio, avrebbe saputo, evitando una brutta figura, che le informazioni fornite da OpenPolis sono parziali, perché si concludono molto tempo prima rispetto alla fine del mandato da onorevole di Matarrelli che, invece, è stato tra i primi 200 parlamentari per produttività. Oppure, avrebbe capito che Matarrelli, rinunciando al vitalizio regionale, ha ricevuto a fine mandato soltanto i contributi versati (che corrispondono a due anni di vitalizio e non agli auspicabili 30) e nessun beneficio sotterraneo, oltre a risultarmi che almeno metà sono stati devoluti in beneficenza.

A proposito, anche altri “politici di Roma” del nostro territorio e magari suoi amici hanno avuto da scrivere sul vitalizio di Matarrelli; loro però vivono ancora di tale sostanzioso vantaggio da non so quanti decenni: anche su questo, Professore, nulla da ridire? Due pesi due misure e anche questa volta ha abbandonato quel metodo scientifico che tanto è a cuore di chi ha frequentato corso Duca degli Abruzzi.

Ma non intendo, a differenza sua, scivolare nella palude delle polemiche pretestuose che lei ha preferito impiantare anziché parlare di temi e progettualità. Mi piacerebbe, però, soltanto suggerirle che non è di sinistra chi si autoaffibbia una etichetta. È di sinistra chi pratica i valori e i principi della sinistra, chi la testimonia a viso aperto ogni giorno, chi gode della stima e dell'affetto di quel popolo. Per questa ragione le rinnovo l'invito a camminare per Mesagne, forse scoprirà che Mattarelli non è poi tanto male e questo è sicuramente segnale (non può essere diversamente) di chi ha operato, nel suo percorso politico e non, per il territorio ben interpretando il proprio ruolo all’interno delle istituzioni (locali e non, non le elenco perché’ non voglio annoiarla avendole, fra l’altro, lei ben elencate). Ruolo che in più riprese e con continuità il popolo e la sua gente gli hanno voluto riconoscere per capacità politica – amministrativa.

Torino 12/05/2019

Dario Mitrugno

 

P.S. Noi ingegneri non dobbiamo per forza dimostrare di saper scrivere in italiano. Un po' mi è dispiaciuto che lei abbia irriso con un pizzico di spocchia ad un lapsus commesso verbalmente da Matarrelli durante una intervista on line. Anche per questo mi sento obbligato a precisarle che è errore da matita rossa scrivere «aldilà» al posto di «al di là», a meno che non pensasse già al trapasso del suo inconsapevole nemico politico.

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