Matarrelli: question time sull'accorciamento del percorso di studi
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Nella giornata di ieri, in occasione del «question time», ho interpellato il Ministro della Pubblica Istruzione Maria Chiara Carrozza riguardo ai decreti che prevedono l'abbreviazione dei percorsi di studi delle scuole superiori da 5 a 4 anni. 
Nello scorso novembre, il titolare del dicastero ha autorizzato la sperimentazione di un progetto definito «di innovazione» con cui, a partire dal prossimo anno scolastico, si accorcerà l'iter scolastico in tre istituti campione selezionati nel territorio nazionale, e l'I.T.I.S. “E. Majorana” di Brindisi sarà uno di questi.

Ho sollecitato il Ministro a far slittare la sperimentazione, per fare in modo che le scuole coinvolte siano messe a conoscenze di criteri, parametri e vincoli ad oggi ignoti e per operare le necessarie analisi e riflessioni in materia, considerata la ricaduta sugli ordinamenti scolastici. 
Un'analisi approfondita, ottenuta anche con la collaborazione dei dirigenti scolastici coinvolti, ha riscontrato una vistosa assenza di chiarezza e trasparenza, poiché nulla è stato comunicato preventivamente e per via ufficiale a scuole e uffici ed ancora non si conoscono le basi metodologiche e didattiche su cui sono state concesse tali sperimentazioni.


Ho anche chiesto, ancora, quali siano stati gli orientamenti del Ministro in merito all'impatto in termini di posti di lavoro (interessato il personale scolastico) una volta entrato a regime l'accorciamento del percorso di studi. Ho giudicato la replica del Ministro come insoddisfacente, ella insistendo sulla necessità di proseguire la sperimentazione in nome di una presunta modernizzazione della scuola italiana e del suo adeguamento agli standard europei.
Ho controreplicato, chiedendo il ritiro immediato dei decreti in quanto caratterizzati da vizi di forma e illegittimità e probabile incostituzionalità ed il contestuale avvio di un confronto serio con il mondo della scuola e le parti sociali.
I decreti che autorizzano l’abbreviazione del percorso di studi, infatti, mancano di un quadro organico di riferimento nazionale e del previsto parere obbligatorio del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, per cui si profila lo status di illegittimità.

L’adeguamento agli standard europei, citato nella premessa dei decreti autorizzativi, si riferisce all’intera durata del corso di studi e richiede pertanto una riflessione seria e approfondita che possa portare ad un ripensamento dell’intero percorso formativo e non di un solo segmento: i cicli scolastici costituiscono un continuum pedagogico e formativo e non si può quindi pensare che si possa intervenire su un ciclo o su un altro senza conseguenze.
Infine, i destinatari della sperimentazione, a quanto si legge nei progetti autorizzati, devono avere un alto grado di motivazione, un elevato rendimento scolastico, impegno e determinazione.

Vale a dire: la selezione in ingresso è solo per gli studenti migliori. E se la stessa sperimentazione dovesse essere estesa e resa obbligatoria in campo nazionale, cosa ne facciamo degli altri studenti, di coloro che non sono annoverati come studenti migliori? 
La scuola pubblica è scuola di tutti, come recita la Costituzione, o forse dobbiamo pensare che dovrà riparametrarsi su quella privata? Si tratta davvero di concentrare in 4 anni l’offerta formativa di 5 attraverso una riorganizzazione dei quadri orario e del tempo scuola, con buona pace dei tempi distesi di apprendimento, o non piuttosto della legittimazione di ulteriori tagli di spesa che nulla hanno a che fare con la qualità dell’istruzione e l’adeguamento agli standard europei? 



COMUNICATO STAMPA TONI MATARRELLI - DEPUTATO SEL

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