Carmine Dipietrangelo: la Masseria Belloluogo non può essere venduta.

Ho letto della decisione della attuale amministrazione comunale di Mesagne di alienare la masseria di Belloluogo.

Aldilà delle motivazioni(fare cassa?) mi sembra che si rischia di incorrere in un atto illegittimo. Ne parlo con cognizione di causa e per aver contribuito nel 1991, con più di qualche forzatura, a convincere l'allora presidente dott. Buttiglione e il consiglio di amministrazione dell'Ente regionale sviluppo agricolo(ERSAP), ente di emanazione regionale, poi sciolto, a donare questo bene al comune di Mesagne (sindaco Bardaro e vice Faggiano).

Nella veste di presidente della commissione consiliare all'agricoltura e alle attività produttive della Regione Puglia (commissione questa presieduta allora da un rappresentante dell'opposizione), spinto dagli amministratori di Mesagne, trovai, assieme al presidente, la formulazione più idonea per deliberare la donazione, dal momento che l'ente non

poteva alienare beni iscritti a bilancio come patrimonio. Ci riuscimmo a condizione però che il bene il comune lo avesse destinato non a fini produttivi ma solo a fini sociali. Nacque da questa motivata donazione la finalizzazione della masseria, i progetti e i finanziamenti. Progetti e finanziamenti che l'allora sindaco Faggiano, succeduto poi a Bardaro, con caparbietà, lungimiranza e ottima e riconosciuta capacità amministrativa, riuscì a definire ed ottenere, assillandomi e impegnandomi a portare a compimento quanto contenuto nelle motivazioni della donazione.

Non conosco i motivi e i ritardi che hanno determinato lo stato di abbandono del bene e il venir meno di quei progetti. Lo sanno meglio di me certamente i vecchi amministratori succeduti a Faggiano, così come lo sanno anche chi oggi amministra il comune di Mesagne dal momento che hanno condiviso, da alleati determinanti, la gestione del comune.

La masseria di Belloluogo non può essere alienata nè per fare cassa e né utilizzata a fini di risanamento di bilancio.

Non può essere venduta dal Comune di Mesagne. Lo potrebbe fare solo la regione attraverso l'ex ufficio stralcio Ersap che opera presso l'assessorato regionale all'agricoltura e la costituita società regionale per la vendita dei beni regionali da dismettere che potrebbe inserire nel suo elenco, la masseria di Belloluogo. Essendo venuta meno la finalità della donazione il bene potrebbe e dovrebbe ritornare nel possesso del donatore, oggi la Regione Puglia.

Non mi voglio avventurare in argomentazioni formali e procedurali di diritto amministrativo, dico solo che si potrebbe andare incontro ad un contenzioso. Sarebbe sufficiente che un singolo cittadino pugliese sollevasse formalmente il problema per bloccare un eventuale atto di vendita, per esempio, ad un privato, il cui obiettivo sarà certamente quello di utilizzare il bene a fini produttivi. Data la riconosciuta sensibilità sociale dell'attuale sindaco e a cui rivolgo queste considerazioni, sarebbe opportuno da parte dell'amministrazione fare i necessari accertamenti sull'alienabilità del bene e di pensare di recuperare le finalità della vecchia donazione, definendo un progetto di recupero e di utilizzazione della masseria il cui valore storico e culturale è fin troppo noto a tutti i mesagnesi.

Si possono coinvolgere, senza ricorrere ad alienazioni, privati, associazioni, società non profit per il recupero del bene e per la sua valorizzazione/utilizzazione. Certo se lo stato di abbandono e di degrado prende il sopravvento sulla progettualità, l'alibi per vendere e per

liberarsi di questo costo è dato. Ma una buona amministrazione si misura anche su questo oltre che seguire le norme di legge e produrre atti legittimi.

Carmine Dipietrangelo

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