Curcio a Mesagne ... tra polemica e serenità di giudizio.

Ci sono circostanze che è difficile valutare nella sua complessità, ci sono appuntamenti che molte volte il pregiudizio ci costringe a disertare ed allora la questione si risolve esclusivamente con la perdita di una opportunità tra le altre cose offerte a titolo gratuito.

 Un evento come quello della presentazione con l’autore del libro “Il pane e la morte” a cura di Renato Curcio ne è stata una chiara dimostrazione. Ecco, il brigatista rosso, ecco chi non può essere il modello per altri, ecco il personaggio ghiotta preda di un giornalista che se non parla male e non esprime livore nei suoi scritti, dicendo che quello vuole leggere la gente, non riesce a scrivere e a compensare il suo “credo esistenziale”, ecco una voce, per fortuna solo una voce “pastorale” che con il suo interloquire consiglia la diserzione dell’evento. È la sintesi di tutto quello che si è registrato presso il Castello Auditorium in una serata di metà marzo, movimentata tra l’altro dalla inutile idiozia di un pretestuoso personaggio autodefinitosi “cugino delle iene” presente ancora in una città che non riesce a costruire specifici anticorpi.

Renato Curcio ai pochi coraggiosi che erano presenti nell’Auditorium ha offerto una analisi socioanalitica con una lucidità ed una serenità incredibile, utilizzando un metodo narrativo, proveniente la maggior parte da racconti trasformati poi in prove e storia del territorio.

E prima di tutto vi è stata una premessa che ha ripercorso le tappe ed i punti di riferimento più interessanti della fabbrica chimica italiana ed a seguire il relatore ha approfondito la storia della chimica italiana a partire dall’inizio del secolo scorso e quasi parcellizzando tutte le tappe della fabbrica Montecatini con la posa della prima pietra da parte di Antonio Segni nel 1959 fino ai nostri giorni.

E l’analisi è proseguita chiarendo il perché del polo di produzione a Brindisi, guardando le gabbie salariali ben quattro alla fine degli anni sessanta, i macchinari “di seconda mano” utilizzati, la cinica organizzazione spinta al profitto eludendo i principali accorgimenti e necessità nell’ambito della sicurezza del lavoro e per ultimo i danni all’ambiente, documentati ampiamente ormai dalle ultime denunzie fatte anche da altre organizzazioni ambientaliste, “Salute pubblica” in termini concreti.

Gli interventi di lavoratori diretti interessati, con il ricordo di tutti quelli morti per tumore ed altri attualmente ammalati, la preoccupazione del presente per tutto il territorio e per il domani delle future generazioni, ed il silenzio da parte delle istituzioni sulle terapie da intraprendere per salvaguardare il territorio è stata la cornice della seconda parte della serata.

I pochi presenti avevano esperienze ed idee politiche tra le più variegate ma alla fine hanno tutti convenuto quanta valida sia stata l’esposizione di Renato Curcio e come la sociologia, forse l’unica scienza che può definirsi tale rispetto a discipline che vengono fraintese come scienze, sia l’unico strumento per indagare e ricercare sulla realtà e sul territorio e sia l’unica possibilità per trasformare prima le coscienze e poi l’ambiente in cui ci si muove. Manco a dirlo assente tutto il mondo politico mesagnese, ancor di più i sei candidati sindaci senza giustificato motivo. Un’occasione persa per loro perché quanto meno avrebbero introitato una tecnica di indagine efficace ed attuale.

Trenta anni di duro carcere ci hanno restituito all’inizio di questo secolo, un uomo, Renato Curcio, forse dallo sguardo smarrito ma con occhi lucidi che riescono ancora a guardare, magari non a dimenticare ma a superare un percorso fatto di contrapposizione con la società, ancora in grado, comunque, di dare, un contributo all’uomo e per l’uomo. Questa volta ancor di più senza compromessi, ma soprattutto senza violenza.

Pino Giordano

 

Curcio fu arrestato l'8 settembre 1974 e liberato l'8 ottobre 1998 (quattro anni prima della scadenza della pena).Qualcuno in quel periodo distribuiva volantini davanti alle fabbriche e ritiene che quel lavoro sia stato distrutto da Curcio e le "brigate rosse". Gradirei ricordare che a proposito di quegli eventi ancora siamo nella "cronaca" e non nella "storia"! E lo ricordo oggi 16 marzo, anniversario di un fatto di cui ancora se ne parla e dopo 39 anni si riapre il caso!



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