"Un cattivo maestro" (di Michele Graduata)

Anche in occasione della sua morte, così viene ricordato il professor Toni Negri che, alla fine del secolo scorso, con le sue teorie,

ha influenzato l’azione politica di intere generazioni.

Proprio nel momento in cui il pensiero dominante tesseva le lodi della globalizzazione insistendo: “sulla capacità produttiva degli uomini liberi che operano su un libero mercato”, essa veniva messa sotto accusa al vertice di Seattle con la motivazione che: “invece di portare la sicurezza tanto desiderata, sta producendo soltanto un periodo di cambiamento disordinato”.

In questo contesto si colloca l’analisi di Toni Negri che teorizzava lo spostamento di sovranità dagli Stati nazionali all’Impero visto, da un lato, come una macchina dell’integrazione universale che accoglie tutti pacificamente nei suoi domini e, dall’altro, come privo di un effettivo centro di potere. E, infatti, scriveva: “Senza confini e con tutte le differenze neutralizzate, l’Impero si mostra come uno spazio liscio lungo il quale le soggettività scivolano senza incontrare sostanziali resistenze o conflitti e dove non c’è luogo del potere, perché il potere è, a un tempo, ovunque e in nessun luogo”.

Partendo dall’assunto che il ciclo fordista si era ormai concluso, il compito di “resistenza” a questo nuovo Impero non era più affidato al movimento operaio e ai partiti di sinistra, ma delegato direttamente, senza mediazioni, ad una “moltitudine” nomade e cosmopolita. È la teorizzazione di una democrazia diretta che liquida i corpi intermedi e non riconosce il sistema parlamentare della rappresentanza perché, a suo dire: “Il sistema parlamentare è marcio, non si può più fare niente lì dentro, bisogna inventare cose nuove”.

 Compito di questa moltitudine, perciò, era quello, dopo aver ripudiato il conflitto sociale fra Capitale e Lavoro attorno al salario, di impegnarsi in una lotta senza esclusione di colpi con lo Stato attorno al reddito di cittadinanza. E, infatti, scriveva: “Il grande problema che oggi si pone è quello del reddito di cittadinanza, perché esso rappresenta la rete materiale che sta dietro alla trasformazione del salario. Inoltre, muoversi sul terreno del reddito garantito può permettere di riaprire fronti sociali di lotta e di contrattazione collettiva”.  In sostanza, per Negri il reddito di cittadinanza non è altro che una richiesta politica volta a riconoscere ai cittadini, attraverso un salario minimo, un diritto fondamentale per la loro riproduzione.

A differenza dell’Impero teorizzato da Toni Negri, quello realmente esistente, dopo la guerra fredda, aveva 68 basi militari disseminate in 19 paesi e nel Nuovo Concetto Strategico di Sicurezza varato dall’amministrazione Clinton veniva chiarito: “Gli Usa non permetteranno ad alcuna potenza ostile di dominare una regione di critica importanza per i nostri interessi”. Ed ancora: “La sicurezza è come l’ossigeno: ci si rende conto della sua importanza solo quando viene a mancare”.

Da quel momento la Nato a guida statunitense ha preso il posto dell’Onu, mentre l’Impero americano si erge a giudice universale, detta le regole del gioco, non tollera rivali, non accetta di essere messo sotto accusa e punta a rafforzare il primato militare sino al punto di renderlo irraggiungibile.

 

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Grazie Michele!

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