La busta-paga di Fassino e la strana lettera di Grieco a Gramsci (di Domenico Urgesi)

Nel mese di febbraio del 1928, Gramsci era detenuto a San Vittore,

mentre il Tribunale Speciale fascista stava procedendo all’istruttoria contro coloro che erano ritenuti i capi del PCI. L’accusa era semplicemente questa: i capi del PCI erano responsabili di alcuni attentati progettati da militanti comunisti. Per il solo fatto di essere capi, erano corresponsabili. La difesa, impostata da Umberto Terracini, fine giurista, fu imperniata nel negare che gli imputati fossero i capi. Il tribunale, infatti, non aveva in mano alcuna prova eccetto le dichiarazioni di alcuni funzionari di polizia politica, che le avevano raccolte da qualche spia infiltrata.

Nello stesso febbraio del 1928 Ruggero Grieco era il capo del centro estero del PCI; di fatto, ne era il segretario operativo. E allora ebbe la bella pensata di scrivere tre lettere, una per ogni compagno detenuto: Gramsci, Terracini e Scoccimarro.

In queste tre lettere Grieco pensò di informare i detenuti sugli avvenimenti politici più importanti che stavano accadendo, anche interni al Partito comunista russo (espulsione di Trotskj, predominio di Stalin, ecc.). Si dilungò abbondantemente con Gramsci (che era il segretario eletto nel 1926 a Lione), aggiornandolo con particolari più dettagliati, sulla situazione internazionale complessiva. 

Solo Terracini ricevette la lettera dal servizio postale carcerario. Scoccimarro non la ricevette; a Gramsci, invece, fu consegnata dal giudice istruttore Enrico Macis. Scrive Gramsci, in una delle lettere alla cognata Tania, che Macis gli disse, fra l’altro: “onorevole Gramsci, lei ha degli amici che certamente desiderano che lei rimanga un pezzo in galera”. La lettera veniva da Mosca, con inconfutabili timbri e francobolli. Era evidente che, con quel documento, Grieco (con i suoi amici moscoviti) vanificava la linea difensiva patrocinata da Terracini. 

Gramsci non rispose mai a Grieco; lo fece Terracini, facendo finta di niente. La lettera a Scoccimarro fu scoperta soltanto dopo la caduta del fascismo, negli archivi dell’OVRA. Gli storici hanno molto discusso se quelle lettere fossero autentiche oppure dei falsi confezionati dall’OVRA. Sono infine giunti alla conclusione che erano autentiche, anche per aver ritrovato documenti contenenti l’ammissione dello stesso Grieco. E, comunque (anche questo hanno appurato gli storici del PCI): già quando era vivo Gramsci se ne discusse, nella ristretta cerchia dei dirigenti del Partito, i quali ritennero quelle lettere “una leggerezza”. Non la pensava così la famiglia di Gramsci, che si prodigò per aprire un’inchiesta nei confronti di Grieco; e nel 1940, arrivato a Mosca, Grieco fu messo in stato di accusa nella 3a Internazionale. Non se ne fece nulla – si disse per l’invasione della Russia da parte dei tedeschi – e Grieco continuò ad avere un ruolo dirigente nel PCI.

Ora, senza farla lunga, nel momento in cui il PD sta conducendo una battaglia per il salario minimo a 9 euro, vi può sembrare esagerato paragonare la busta-paga di Fassino alla lettera di Grieco?

È possibile, anche in questo caso, considerare la sortita di Fassino “una leggerezza”? Oppure, è un siluro lanciato contro la Schlein?

(Domenico Urgesi)

 

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