Da Molfetta a Matarrelli doppio no alle primarie (di Giuseppe Florio).

Primarie? No, grazie. E' questo il senso del garbato ma deciso uno-due di risposta al documento politico prodotto dal Partito Democratico che invece proponeva ed anzi sollecitava le primarie interne al centrosinistra. Gli autori della doppia e quasi simultanea replica sono i due big avversi al PD, Pompeo Molfetta, autocandidatosi a sindaco, ed il deputato Toni Matarrelli.

Stimolato dal dibattito aperto in seno alla Gazzetta del Mezzogiorno, Molfetta interviene per motivare la propria posizione: «Le primari aperte possono essere un utile strumento per una più ampia e democratica selezione dei candidati sindaci ma vanno maneggiate con cura perché possono produrre effetti collaterali molto gravi. In genere, tranne che in qualche nobilissima eccezione, viene eletto il candidato espresso dal partito di maggioranza relativa della coalizione il quale non sempre è il miglior candidato possibile.

Non di rado lo spirito di “fratellanza” della coalizione nel corso di questa competizione viene drammaticamente tradito da scontri furibondi sottotraccia che lasciano morti e feriti sul campo e peli nello stomaco.

La platea dagli elettori delle primarie spesso è solo quella che viene “spinta” dagli apparati di partito e che quindi finisce per ratificare indicazioni già espresse dai vertici del partito. Talvolta chi vince le elezioni primarie perde le “secondarie” cioè le elezioni vere e proprie (a Mesagne ci è già capitato). Le regole del gioco sono spesso variabili e non hanno carattere legislativo né valore costituzionale. Se questi sono elementi di perplessità di carattere generale, a Mesagne insistono alcune specificità che rendono netta la mia contrarietà alle primarie offerte dal PD.

Intanto differente è evidentemente il progetto politico: il PD vuole ricostruire prima di tutto il centrosinistra, io voglio ricostruire prima di tutto la mia città. Loro si rivolgono ai partiti e ai movimenti che tradizionalmente si collocano in quest’area, io mi rivolgo direttamente ai cittadini senza pregiudizio ideologico, immaginando che Mesagne abbia oggi bisogno di una sorta di fase costituente civica per risalire la china. Infine non si possono invocare le primaria a corrente alternata, o secondo convenienza, così che la volta scorsa per salvaguardare lo spirito di coalizione il PD chiese a me di non farle oggi per le stesse ragioni mi chiede di farle che è un po come dire: “Quando la palla tocca a me la prendo io, quando tocca a te tiriamo a sorte”».

Matarrelli è praticamente sulla medesima lunghezza d'onda e lo spiega con un commento su Facebook: «Una sola considerazione e non polemica, ma come dire, storiografica. Leggo questo documento - scritto, perdonatemi, in politichese stretto - e capisco che le primarie assurgono a strumento salvifico. Nel 2010, io ed il mio partito abbiamo insistito in tutte le lingue del mondo perché le primarie dirimessero il confronto tra Scoditti e Pompeo Molfetta.

La risposta fu classica: Niet! Solo per il nostro senso di responsabilità la situazione poté sbloccarsi: Pompeo fece "un passo a lato", come disse, e consentì la candidatura e poi l'elezione del candidato democratico.

Voglio inoltre inquadrare il presente nella Storia: dal 1992 a capo della coalizione c'è un esponente del PDS-DS-PD. Ma il ricambio, l'alternanza, mai? A parer mio il PD questa volta non dovrebbe esprimere una candidatura dopo il fallimento del suo sindaco, il quale era segretario politico di quel partito e non ha mai perso l'occasione per rivendicare la sua appartenenza al PD, condividendo ogni sorta di decisione prima nel suo partito. Le condizioni per le primarie non possono esserci dopo tale fallimento perché è necessario capire che a Mesagne occorre una inversione ad U innanzitutto culturale, che non può essere frutto di escamotage  tecnici».

Giuseppe Florio

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