Uno scontro tra partiti alla ricerca di consensi.

Negli opposti schieramenti si punta a cercare alleanze in vista delle prossime amministrative.

Nessuna grande manovra nel risiko politico mesagnese, ma anche nell'afa a singhiozzo di agosto i partiti di centrodestra e centrosinistra muovono le proprie pedine, ragionano sulle mosse, annunciano o lasciano trapelare le intenzioni di guerra. Si annuncia così un autunno campale.

La prima tromba è squillata a destra: con un comunicato piuttosto laconico, due movimenti civici di fresca formazione hanno dichiarato di voler procedere insieme. Matrimonio ufficializzato quindi tra Mesagne Futura, sodalizio in cui è confluita la quasi totalità dei dirigenti di Forza Italia, e Progettiamo Mesagne, a sua volta frutto di una fusione tra la centrista Nuova Italia Popolare, il Nuovo PSI, il mini-movimento CaraMia Mesagne e qualche esponente ambientalista ed ex forzaitaliota.

Obiettivo non dichiarato quello di approfittare delle difficoltà del partito berlusconiano per eccellenza, letteralmente svuotato di personale politico, e condizionare le scelte del futuro rassemblement conservatore soprattutto in merito all'individuazione del candidato sindaco.

Il totonomi, in vista delle amministrative del prossimo anno, sembra già folto.

Alte le quotazioni di Domenico Magrì, oggi capogruppo consiliare di NIP ed in passato assessore della seconda giunta Incalza, e di Giuseppe Colucci Carluccio, attuale consigliere comunale in quota Mesagne Futura ed anch'egli amministratore nell'esperienza incalziana. A ruota, valide chances potrebbero giocarsele l'ex segretario di NIP Antonio Calabrese, il già vicesindaco Giuseppe Semeraro ed il socialista Raffaele Depunzio.

E Forza Italia, o quel che ne rimane, almeno in attesa di una sua ristrutturazione? Punterebbe tutto sull'unica quota rosa in vista, la consigliera comunale Sabrina Didonfrancesco. Un parterre tanto affollato di nomi lascerebbe intendere possibili difficoltà a fare sintesi. Ma se Atene piange, Sparta certamente non ha da ridere.

La situazione del centrosinistra sconterebbe infatti, almeno stando così le cose, l'eredità lasciata dall'attuale amministrazione. La vicenda amministrativa fin qui consumata da Scoditti & company ha esaltato le difficoltà già insite all'atto della fondazione della consiliatura e particolarmente la qualità dei rapporti tra il Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà. Quando si tireranno le somme del bilancio del governo oggi in carica, ben prima di considerare tentennamenti e scelte amministrative sbagliate o fuori mira, ben prima di valutare la continuità o la discontinuità rispetto a ciò che di buono o di sbagliato era stato concluso in passato, occorrerà passare dalla cruna dell'ago di un'analisi severa su quanto la politica abbia derogato all'amministrazione. Oggi il centrosinistra, pur godendo di un personale politico di assoluto rispetto, è ridotto ai minimi termini della sua storia longeva: monco di un centro rappresentativo, poggia sul dualismo armato dei partiti di sinistra: i quali a loro volta patiscono o il dilaniamento in correnti e personalismi (il PD) o una pur efficace leadership carismatica ma con il vuoto attorno (SEL). Così, di fronte ad un ragionato elenco di possibili candidati a competere per lo scranno più alto di Palazzo dei Celestini – il presidente del Consiglio Comunale Fernando Orsini, il capogruppo di SEL Pompeo Molfetta, l'ex vicepresidente della Provincia Francesco “Ninni” Mingolla, l'ex capogruppo in assise Carmelo Molfetta, il già assessore Fabrizio Deleo, l'attuale delegata all'Urbanistica Rosanna Saracino, il deputato Toni Matarrelli – il centrosinistra dovrà necessariamente puntare al «reset» di questi 4 anni sbandati e cimentarsi nella propria rifondazione. A meno che non si abbia la sciagurata intenzione di rompere le righe.

 

Giuseppe Florio

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