23 gennaio 1970, la svolta nella Dc e l’inizio dell’era Bardaro (di Giuseppe Giordano)..

Il 23 gennaio del 1970 la Gazzetta del Mezzogiorno nella cronaca di Brindisi titolava: «Ribadito impegno unitario nella DC di Mesagne»,

poi un occhiello che segnalava un discorso dell’avv. Samuele De Guido e dell’on. Italio Giulio Caiati. Quel periodo è stato importante all’interno dello scudocrociato locale, perché chiudeva una fase di latente conflittualità e si cercava una pace provvisoria in attesa di futuri sviluppi politici ed amministrativi.

Nel 1966 era stato eletto Cassio De Mauro sindaco con una maggioranza di centrosinistra di 16 consiglieri su 30 (13 DC, 2 Psdi e 1 Psi) con una opposizione di 13 consiglieri Pci ed 1 Msi. Questa amministrazione che sulla carta era stabile faceva seguito ad un’amministrazione minoritaria di 15 consiglieri su 30 (12 Dc, 2 Psdi, 1 Psi) ed una opposizione di 15 consiglieri (12 Pci e 3 Msi).

Dopo il declino dell’avv. Giovanni Poci, la segreteria politica della locale sezione DC che era guidata da Cosimo Lavino, passò nelle mani di Ubaldo Stanisci, molto più vicino alla segreteria provinciale retta dall’avv. Samuele De Guido. Le elezioni del 16 giugno del 1966 con l’elezione di Cassio De Mauro a sindaco posero anche la questione della segreteria. In considerazione del fatto che De Mauro era impegnato nell’Amministrazione comunale, e la “sinistra fanfaniana” con Fernando Costa e Vinicio Vinci aveva avuto la rappresentanza in ambito amministrativo, il gruppo vicino a Caiati si impossessò letteralmente della segreteria locale, mettendo alla guida Giuseppe Pagliara, il più fidato degli uomini di Caiati a Mesagne, appoggiato esternamente dalla famiglia Di Dio e con inserimento di tutto la nomenclatura caiatina locale. L’unico rappresentante della minoranza legata all’Acli era Donato Pastore, un maestro muratore noto più per i presepi che realizzava nel rione Grutti, proprio in una grotta naturale che per attività politica.

Nel 1968 ci fu una svolta considerevole nella Dc locale perché il 16 aprile di quell’anno, giorno della Pasquetta mesagnese (la c.d. Madonna della Grazia) Samuele De Guido veniva colpito da infarto che lo tenne lontano dalla politica fino al successivo autunno.

Nel settembre di quell’anno la Dc cambiò completamente volto e la sua evoluzione cambiò condizionò i decenni successivi. Infatti, approfittando di un cedimento della maggioranza caiatina costituita da Vincenzo Pasimeni, Carmelo Grande e coordinata dal duo Antonio Salamanna (segretario amministrativo) e Giuseppe Pagliara (segretario politico), in una infuocata assemblea la stessa fu sfiduciata tramite una mozione proposta da Eustachio Montemurro a nome del movimento giovanile. I due anni della vecchia segreteria erano trascorsi e, di conseguenza, si andò immediatamente alle votazioni di rinnovo direttivo coordinate dal commissario nominato dalla segreteria provinciale Giuseppe Palma di Ostuni.

L’assenza di Samuele De Guido, autentico regista di tutto il partito in campo provinciale, determinò risvolti poco graditi a Caiati che in tutto il direttivo riuscì a piazzare solo un paio di uomini, mentre dall’altra parte ci fu l’elezione di Elio Bardaro e di un gruppo poco legato alla vecchia dirigenza ma anche alla vecchia tradizione Dc.

Per quella operazione pochi ne hanno saputo la genesi, l’organizzazione ed anche la realizzazione. Nell’aprile di quell’anno era passato, infatti, inosservato il tesseramento nella sezione di Mesagne di Elio Bardaro che, per il suo passato nel partito liberale, non era di gradimento della nomenclatura democristiana; la richiesta di tesseramento di Bardaro alla segreteria provinciale era stata bloccata da qualche tempo. Resta il fatto che sei mesi prima delle votazioni del rinnovo del direttivo, Bardaro aveva le carte in regola (il tutto normalizzato da Angelo Iaia) avendo trascorso il periodo di latenza fissato nello statuto della Dc - sei mesi appunto - per la sua candidatura a consigliere sezionale.

Nelle votazioni fatte con il metodo maggioritario e panachage il nuovo gruppo, che si presentava per dirigere la segreteria e, di conseguenza, la politica locale, ebbe la maggioranza assoluta e dopo la votazione nel direttivo per gli incarichi si ebbe un organismo così composto: Elio Bardaro segretario politico; Angelo Iaia vicesegretario politico; Domenico Giordano segretario amministrativo; Antonio Nitti vice-segretario amministrativo; Teodoro Ferraro segretario organizzativo; Giuseppe Giordano S.p.e.s. (Studio propaganda e stampa); Fulvio De Luca, responsabile seggi elettorali; consiglieri Franco Biscosi, Fernando Biscosi, Emanuele Castrignanò, Giovanni Cervellera, Vincenzo Pasimeni, Alberto Murri Dello Diago, Antonio Ribezzi e Pietro Cosimo Semeraro.

La composizione vedeva chiaramente il gruppo Caiati che poteva contare solo su Vincenzo Pasimeni; Samuele De Guido aveva i suoi punti di riferimento nei fratelli Franco e Nando Biscosi; i fanfaniani erano presenti con Giovanni Cervellera ed erano apparsi i primi gruppi di sinistra agganciati alla corrente “Base” di del raggruppamento toscano dell’on. Giovanni Galloni; il resto gravitava in una orbita non meglio definita  che faceva riferimento ad Elio Bardaro e proveniva da una esperienza di destra liberal-missina.

A livello locale, si registrava una molteplicità di convergenze su Elio Bardaro che raccoglieva più amicizie a livello personale che diversificazioni politiche e con il passar del tempo anche i pochi isolotti rimasti fedeli alla maggioranza provinciale scomparirono per motivi diversi: Vincenzo Pasimeni era amico di infanzia di Elio Bardaro ed i fratelli Biscosi uscirono fuori dalla scena politica per loro scelta con dimissioni addirittura dal partito (Franco Biscosi).

Quando questa nuova dirigenza si insediò per dirigere quella che doveva essere la nuova DC, non aveva un programma di carattere amministrativo da seguire e si pensava solo a consolidare quel successo ed ad allacciare buoni rapporti con la segreteria provinciale, in particolare con Samuele De Guido e tutto l’entourage provinciale, Cosimo De Leonardis, Michele Zurlo, Franco Loparco, Giuseppe Palma ma anche con Vincenzo Palma, Presidente della Provincia e non escludendo la sinistra (Forze Nuove e Base) con i loro rappresentanti Giuseppe Zurlo che in seguito diventerà parlamentare e Stefano Cavallo, Orazio Ferrara.

Bisogna dire che Samuele De Guido ricominciò ad apparire sulla scena politica partecipando al IX congresso provinciale del movimento femminile nel settembre del ’68 e dopo l’insediamento del nuovo direttivo locale non mostrò segni di poco gradimento; De Guido sapeva bene che Mesagne poteva avere spazi operativi solo con una attività non di contrasto alla segreteria provinciale e che Elio Bardaro, se voleva far politica, aveva necessità del dialogo e di una attività di consolidamento delle posizioni raggiunte.

Il 1969, quindi, si presentava, come anno difficile per Bardaro con Cassio De Mauro che era Sindaco di una amministrazione di centro sinistra con una maggioranza di 16 consiglieri (13 democristiani e 3 socialisti) ed una segreteria provinciale fortemente nelle mani dei “dorotei” e con pochi altri punti di riferimento in campo regionale. Nel febbraio di quell’anno cominciò la crisi del centro sinistra al Comune e si registrarono le dimissioni degli Assessori socialisti nel mese di marzo. La crisi dell’amministrazione comunale si concluse il 12 maggio dello stesso anno con le dimissioni di 15 consiglieri comunali su 30 e, quindi, inevitabilmente fu nominato un commissario prefettizio nella persona del dott. Cataldo Leone.

Il capitolo amministrativo lo segnaliamo, ma verrà trattato in altra sede con dovizia di particolari. Si può anticipare solo che non fu Bardaro a sollecitare questa crisi, per altro non ne aveva le possibilità, ma la “faida” - se così si può chiamare - si scatenò all’insaputa del sindaco De Mauro tra componenti della Giunta e degenerò fino alla caduta totale dell’Amministrazione, nel maggio di quell’anno. Di certo si può dire che Bardaro cavalcò molto bene quel che la realtà gli offriva su un piatto d’argento e, una volta nominato il Commissario prefettizio, mise in mostra tutto il suo savoir faire, influenzando di molto la gestione provvisoria municipale.

Contestualmente alla crisi amministrativa nel mese di marzo del 1969 si celebrò il congresso provinciale per il rinnovo delle cariche del partito in campo provinciale. C’era da riconfermare Samuele De Guido segretario provinciale che doveva difendere la sua posizione dall’attacco fatto dai sanvitesi guidati dal vice-segretario Cosimo De Leonardis; le altre correnti politiche erano minoritarie e si accontentavano della presenza in consiglio provinciale. Il gruppo sanvitese fu travolto da uno scandalo che travolse la banca popolare pugliese e di conseguenza la maggioranza dorotea potè gestire il congresso (23 marzo) in una assemblea dove riportò, al momento delle votazioni, il 65% dei voti. I fanfaniani ebbero la loro presenza con l’on. Sasso, Luciano Fina (sindaco di Sandonaci) e Marco Ratta (sindaco di Cellino S.Marco), la sinistra ebbe i propri rappresentanti con Giuseppe Zurlo, Stefano Cavallo, Mimmo Gioia, i morotei erano rappresentati da Giuseppe Abbadessa, Gilberto De Nitto e Silvano Marseglia.

I delegati mesagnesi almeno per la maggioranza furono indicati da Samuele De Guido in una piovosa domenica marzotica (alle 6 di mattino) collaborato da Domenico Giordano. In quella circostanza si disse ad Elio Bardaro di stare “tranquillo” ed in seconda linea per non creare le premesse di una serrata dialettica; i delegati che vennero indicati ed eletti furono i seguenti: Samuele De Guido, Elio Bardaro, Domenico Giordano, Antonio Nitti, Teodoro Ferraro, Giuseppe Giordano, Violetta Baldassarre, Fulvio De Luca, Emanuele Castrignanò, Franco Scoditti, Ferdinando Biscosi, Damiano De Punzio, Antonio, Salamanno, Vincenzo Marzio, Toni Crusi, Francesco Scianaro. Il gruppo Acli (Depunzio e Crusi) e sindacale (Vincenzo Marzio) furono eletti con la lista di minoranza. Rimaneva da vedere il comportamento del gruppo giovanile (Giuseppe Giordano, Emanuele Castrignanò, Fulvio De Luca) e ad inizio dell’assemblea congressuale l’on Sebastiano Vincelli propose la divisione del tempo fra le correnti e delle otto ore di dibattito 4 ore furono appannaggio dei dorotei, il resto diviso tra morotei, fanfaniani e basisti. Il gruppo fasanese fu inglobato nei dorotei ed il movimento giovanile rimase tagliato fuori. Bisognava dichiarare quale area si rappresentasse. Doveva essere, infatti, la prima testimonianza per capire se effettivamente se il movimento giovanile fosse ormai schierato a sinistra con la “Base” oppure seguisse le orme andreottiane. In quel congresso i giovani rinunziarono a parlare e scelsero la non belligeranza fino al congresso del giugno successivo. A Bardaro fu chiesto di lasciare la delega del suo voto a persona indicata da Caiati e nei meandri del Collegio Navale Tommaseo di Brindisi si aprì uno scontro di inaudita durezza. Fu Samuele De Guido che risolse la questione. A Bardaro non si chiese la delega e lo stesso quando andò a votare mise il suo segno di croce sulla lista della maggioranza senza entrare nella cabina delle votazioni con un atteggiamento che doveva dimostrare quanto egli fosse leale una volta preso un impegno.

Dal 27 al 30 giugno 1969 si celebrò, infatti, l’XI congresso nazionale della Dc e, di conseguenza, nel maggio dello stesso anno a ridosso della caduta dell’amministrazione comunale, ci furono le votazioni sezionali per l’elezione dei delegati al congresso provinciale. Si voleva un congresso unitario senza scatenare una battaglia tra correnti in considerazione del fatto che a sinistra oltre agli storici fanfaniani si erano incardinati anche in modo solido i gruppi della “Base” e cominciavano a crearsi dissapori con le Acli che confluivano nella corrente di Donat Cattin (Forze nuove).

Bardaro era nuovo per questo tipo di votazioni, che erano di rilevanza nazionale, perché proveniva dal P.L.I. dove localmente le scelte venivano fatte dal capo politico - nella fattispecie avv. Antonio Rosario De Francesco. Per la risoluzione della questione, ossia la composizione della lista dei delegati da eleggere, in una notte zeppa di profumi al Cognac, Armagnac e Calvados “qualcuno” da una tasca uscì un foglietto mostrando dei nomi come fosse un piccolo manuale Cencelli. Su questo foglietto c’era di tutto: per prima cosa i gruppetti più riottosi fanfaniani e basisti rappresentati da Fernando Costa, Giovanni Cervellera e Vinicio Vinci, ed “i cuccioli rossi di Piazza Sturzo” furono indicati come “gruppo giovanile” con Giuseppe Giordano Franco Scoditti, Emanuele Castrignanò, a seguire la variegata maggioranza dorotea: capolista Samuele De Guido, a seguire poi Elio Bardaro e Violetta Baldassarre responsabile del movimento femminile. Colui che aveva curata curato la stesura della lista aveva inserito poi anche di nomi di “gradimento” per la maggioranza provinciale della Dc come Franco Biscosi, Amleto Glicerina (area De Guido), Vincenzo Pasimeni (area Caiati) e i vari Domenico Giordano, Angelo Iaia, Antonio Nitti che fungevano da mediatori in tutte nelle le varie situazioni dirompenti.

La mattina successiva i vari contatti non senza difficoltà ebbero esito positivo e nella sezione Dc locale le varie correnti erano rappresentate portando tutte, nel complesso, delegati e voti al congresso provinciale. Ogni delegato contava 50 tessere. A Brindisi, poi, nella lista “dorotea” capeggiata da Giulio Caiati per il congresso regionale fu inserito anche Elio Bardaro che venne eletto come delegato al congresso regionale con 1.175 voti.

Dal maggio alla fine di quell’anno gli eventi politici nazionali - l’ “autunno caldo” innanzi tutto - fecero serrare le fila alla Dc e soprattutto da ottobre in poi il dibattito politico aumentò in modo considerevole; un argomento che fu messo sul piatto della bilancia fu la “spoliticizzazione degli Enti locali” e su questo stranamente si registrò una molteplicità di convergenze ed un appassionato interesse da parte di Samuele De Guido.

Nell’assemblea della Dc del gennaio 1970 il partito si ritrovò compatto tra le varie correnti e attraverso temi tra i più disparati si cominciò a fare il programma politico per le elezioni amministrative del giugno 1970. Una tale situazione agevolò moltissimo Elio Bardaro che consolidò la sua presenza nel partito. Comincia da questi mesi un’altra storia per Mesagne che coinvolgerà la nostra città per molti lustri futuri!

Giuseppe Giordano

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