Appunti in libertà sulla crisi della BANCA POPOLARE DI BARI e non solo (di Emanuele Denitto).

Come al solito, quando si parla di Banche, sui social ma anche nella “politica politicante” si scatena la fiera della propaganda

e delle reciproche accuse, spesso infondate.

Sarebbe consigliabile essere prudenti e, possibilmente, parlare con cognizione di causa, mentre si assiste a “chi la spara più grossa” forse ignorando che questo modo di fare ha le sue vittime predestinate nei clienti e nei dipendenti di questa, come di altre banche.

Quindi, in sintesi, penso:

-Quella della BPB è una crisi ampiamente annunciata, direi da anni, ma finché il patrimonio non è sceso sotto i limiti normativi Bankitalia non poteva procedere a misure come quella adottata della amministrazione straordinaria (questo per rispondere alla solita solfa “dove era la Banca d’Italia”).

-Mi auguro che in queste ore il Consiglio dei Ministri abbia un sussulto di responsabilità e, specialmente il M5S ed IV (Italia Viva), abbandonino la tentazione delle reciproche accuse propagandistiche. Si tratta di salvare clienti e dipendenti della banca e, starei per dire, l’intero sistema che, è bene ricordarlo, si regge su un principio “intangibile” ma insostituibile: LA FIDUCIA. Per i responsabili la via maestra è quella giudiziaria che accerterà le singole responsabilità. E ce ne sono ! Ma non si scherzi col fuoco.

Più in generale mi sento di fare le seguenti considerazioni.

-La politica, come i capponi di Renzo, si rinfaccia di tutto ma, ahimè, la critica che mi sento di fare è opposta a quelle più in voga (responsabilità diretta nelle varie crisi).

-Credo cioè che non si sia occupata seriamente di Banche lasciando il potere reale a questi potentati locali (gli Iacobini a Bari come gli Zonin a Vicenza, così come a Siena, Arezzo e nelle Marche ed in Veneto).

-La politica, specie quella locale, ha frequentato i salotti di questi potentati lucrando appoggi elettorali e favori agli amici degli amici.

-La politica è venuta meno al suo ruolo di regolatore legislativo. Il POTERE REALE è sempre rimasto nelle mani di questi potentati locali che USAVANO la politica e non viceversa.

-Per una visione oggettiva della situazione non bisogna mai dimenticare il contesto: siamo nel pieno della più grave crisi economica della storia. Sono passati 11 anni dal biennio terribile 2007/2008 e, ancora oggi, abbiamo un PIL del 15% inferiore al periodo pre-crisi. Decine di migliaia di imprese non ce l’hanno fatta e ovviamente i loro debiti si sono trasformati in sofferenze bancarie.

-Per onestà intellettuale non dimentichiamo che all’esplodere della crisi, mentre le banche maggiori (più strutturate e meno sensibili alle sollecitazioni dei territori) si ritraevano dal credito furono proprio le banche più piccole a continuare ad assistere le imprese. Ricordo bene come nel 2008/2009 su tutta la stampa era un continuo osannare le piccole banche !

-Tuttavia è vero che accanto a questi motivi “nobili” della crisi delle banche popolari ci sono anche i motivi “ignobili” rappresentati dai veri e propri “grumi di potere” locali che hanno concesso i grandi crediti ad aziende senza prospettive economiche sostenibili. Tanto da poter dire che sono le “grandi sofferenze” che hanno portato al default queste banche.

-Saprà la politica liberarsi da questo “complesso di inferiorità” rispetto ai potentati economici centrali e territoriali ? Lo spererei, ma purtroppo non credo, visto lo spessore dell’attuale ceto politico.

Ma qui ci sarebbe da aprire una grande riflessione prima di tutto culturale per poter poi far discendere una “politica”.

Ci hanno fatto una specie di lavaggio del cervello sostenendo che tutto quanto è pubblico sarebbe da buttare di fronte allo splendore e alle virtù del “privato”. E giù con le privatizzazioni e la svendita di tutto il patrimonio pubblico. Sono stati gli anni del liberismo sfrenato cui anche la sinistra, purtroppo, ha aderito.

Ma poi la crisi del 2007/2008 ha rimesso tutto in discussione e di fronte alla destra che ha elaborato una nuova risposta “sovranista” la sinistra appare ancora incerta e confusa.

A mio modesto avviso la sinistra deve, con coraggio, uscire dalla risposta neo-liberista che ha cavalcato fin dagli anni 90.

Prima si ritorna a ripensare ad un nuovo ruolo diretto dello Stato nell’economia e nel regolamento del mercato più sarà possibile governare ed uscire dalle varie crisi aziendali non solo nel credito ma anche, e soprattutto, nell’industria.

Sono argomenti complessi e poco o niente “social”, ma sentivo il bisogno di lasciare una “dichiarazione a verbale”

Emanuele De Nitto

(Fonte Facebook)

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