Il lupo perde il Peron ma non il vizio (di Carlo Ferraro)

Leggo con sorpresa l’articolo dell’onorevole Graduata sulle attuali “tendenze fascistoidi” in atto in Italia

e non posso fare a meno di stupirmi nel vedere accomunato, insieme a personaggi chiaramente di destra, il nome del senatore Elio Lannutti, persona ben al disopra di certi personaggi,  per il suo impegno civile come fondatore dell’Adusbef, (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari e Finanziari) e, più oltre, i nomi di Di Battista e Rocco Casalino insieme ai preclari “populisti” Salvini e Renzi. Tra virgolette, dal momento che il termine populista è quanto mai inesplorato dal punto di vista del reale significato che si vuol intendere e aperto a strumentalizzazioni di qualsiasi tipo. Mi sorprende il non voler distinguere il grano dal loglio, mi sorprende che l’onorevole, pur non essendo più nelle fila del principale partito di sinistra italiano, ne conservi comunque i suoi tic ideologici. E al di fuori di ogni polemica personale, mi dà l’occasione per mettere in evidenza questi tic.

Ora, è vero che prima dell’attuale compartecipazione al governo il PD ed i 5 Stelle se ne son dette e date di tutti i colori, ma ci si aspetterebbe che almeno in questo frangente la polemica politica fosse evitata per il bene dell’Italia, cosa che il Movimento 5 stelle peraltro sta facendo. A Roma si evita accuratamente di polemizzare, avendo ben più gravi problemi di comunicazione, ma tant’è, c’è sempre in agguato un ultimo giap che non sa che la guerra, per ora, è sospesa, che c’è in corso un tacito armistizio, e bene sarebbe non soffiare sul vento delle differenze, visto che si cerca in tutti i modi di trovare un punto di caduta in comune per il bene del paese. O forse, probabilmente, questi sono i tamburi di guerra della campagna regionale prossima ventura, visto che, una volta di più, si cerca di bollare di qualunquismo il Movimento.

Traggo da Wikipedia alcune definizioni del “peronismo”, lasciando da parte il suo creatore, Juan Domingo Peron: “i suoi seguaci erano detti anche descamizados, ad indicare simbolicamente la provenienza dagli strati popolari della società”. E qui forse il riferimento a quegli “scappati di casa” dei 5 Stelle ci potrebbe stare, per chi è di bocca buona. Ma più oltre c’è qualcosa di molto più interessante: “Peron si ispirò alle politiche economiche keynesiane e dirigiste del New Deal, istituendo un sistema con forte presenza dello Stato in regime di economia mista privato-pubblico, varando però due piani quinquennali sul modello sovietico”. Lascio al lettore più interessato la lettura completa della definizione che delinea un sistema in cui c’era il welfare assistenziale ed il sostegno all’attività sindacale. Quanto basta per coglierci interdetti: ma l’onorevole sta criticando un sistema vicino ai poveri ed agli ultimi, anche se in maniera rozza? O sta operando una semplificazione delle cose per una sua personale narrazione?

La risposta arriva inoltrandosi nella lettura del suo articolo quando appunto accomuna le figure di Di Battista e di Rocco Casalino a quelle dei campioni per eccellenza del populismo nostrano, Salvini e Renzi. E questa semplificazione delle cose non la si può accettare assolutamente, perché denota ancora una volta il vizietto tipico di chi fa politica in maniera ideologica e tendenziosa, pensando al proprio partito e non al bene comune. Non mi risulta che Di Battista abbia mai inneggiato all’uomo forte, (men che meno l’incolpevole Casalino, che non capisco cosa c’entri con tutto questo), appartenendo ad un movimento in cui “uno vale uno”, ed avendo dimostrato coi fatti quanto poco ci tenesse alla poltrona in Parlamento. Per cui ritengo oltremodo offensivo accomunarlo con chi dice di ricevere messaggi dalla Madonna. Ne deduco che il nostro onorevole, non avendo argomenti che possano davvero inchiodare un grillino al ruolo di populista, preferisca usare l’arma della retorica dell’inclusione per squalificare anche chi populista non lo è affatto. Se io metto in una lista di populisti anche chi non lo è, per la famosa proprietà transitiva lo diverrà anche quello. Spesso usare le armi della retorica è già sintomo della debolezza delle proprie argomentazioni; non essendo nella ragione, si cerca di persuadere la gente con la retorica, forzando i fatti stessi, mostrando peraltro la poca considerazione che si ha delle persone, viste più come soggetti da educare e non come cittadini da rispettare nelle loro opinioni; altro vizietto tipico di una certa sinistra.

Traspare in tutto questo, una volta di più, l’incapacità o, peggio, la non volontà a comprendere la novità del M5S, il suo voler ragionare oltre le barricate ideologiche, per mettersi semplicemente al servizio dei cittadini, e la tendenza pavloviana degli ex-compagni a bollare come populista e qualunquista tutto ciò che non si conforma al loro credo ideologico. Nei vent’anni di amministrazione locale del PD abbiamo avuto vari esempi di questa incapacità, di dirigismo e di sovietismo, ed abbiamo anche avuto un esempio plastico di governo “peronista” proprio da chi ora lo proietta sugli avversari attuali. La conferma è sotto gli occhi di tutti: i mesagnesi, appena hanno potuto, se ne sono liberati votando l’attuale giunta comunale. E se  la cosiddetta “accozzaglia” (termine usato proprio dai compagni) ha vinto, è stato proprio grazie alla sordità e cecità del loro peronismo, nell’accezione intesa dall’onorevole, divenuto oramai intollerabile. Davanti alla solita pizza “bellacciao” gli elettori hanno detto: grazie, anche no.

Infine trovo strabiliante la chiusura dell’articolo quando l’onorevole dichiara che: “tocca a noi, alla sinistra dare risposte chiare e convincenti sui temi del lavoro, della scuola, della giustizia, ecc. ecc.”. Occorre rammentare a chi dobbiamo la cancellazione dell’articolo 18, lo smantellamento della scuola, la mai approvata legge sul conflitto di interessi e sulla prescrizione, per citare solo alcune questioni? E’ proprio davanti a questa minaccia che gli italiani cercano una soluzione alternativa; che sia fascistoide o meno, questo è tutto da vedere. Onorevole, Invece di continuare a dire che sono gli elettori a sbagliare, è tanto difficile per la cosiddetta sinistra, almeno per una volta, fare un bell’esame di coscienza?

CARLO FERRARO

(Fonte Facebook)

Per offrirti il miglior servizio possibile questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego in conformità della nostra Cookie Policy.