Per la giustizia una situazione disagevole ed al limite (di Maria Cariello)

Se qualcuno ricorda il film “Le 12 fatiche di Asterix – La Casa che rende folli” , ho la netta percezione di essere in quella condizione: la legislazione che diventa jungla amministrativa, sbattendo l’animale-avvocato (come il cittadino) da una parte all’altra, tra uffici, istanze, schizofrenici aggiornamenti delle norme, nelle quali sopravvivere è un atto eroico, non senza contare le imminenti modifiche della geografia giudiziaria. Torna all’ufficio 21, stanza 3, corridoio Z ….. : i recenti governi, con buona pace degli uffici, hanno posto l’onere sulle spalle delle parti private, cioè del piccolo Asterix.

La volatilità delle disposizioni processuali era propria del diritto tributario, oggi è propria di tutti i campi dell’ordinamento, oltre 15 le modificazioni a singhiozzo al solo codice di procedura civile e civile negli ultimi anni , assente una logica negli interventi che consenta di apprezzarne la portata.

Al vessillo di epocali riforme, segue la mappa di un sistema giudiziario abdicativo per il cittadino del diritto di difesa, perché se le regole cambiano in corsa, generano caoticità tra gli interlocutori, senso di smarrimento del cittadino (e non solo), abbandonato pure dalla giustizia di prossimità.

E così arrivano una dopo l’altra, le pozioni magiche: ridurre il contenzioso, aumentando i costi per i cittadini. La condanna alle spese non può superare il valore della lite (sino a 1.000,00 euro) il cittadino che impugna la sanzione abnorme ed ottiene l’annullamento otterrà dal giudice la condanna dell’ente a rifondere le spese sostenute, ma dovrà pagarsi l’avvocato.

Il gratuito patrocinio? L’avvocato dopo i recenti tagli, viene pagato un anno dopo la fine del giudizio e meno della signora delle pulizie o della badante del nonnetto, cosicché il non abbiente deve accontentarsi di un avvocato di serie Z con buona pace del principio di eguaglianza, salvo affidarsi alla sensibilità e generosità dell’avvocato di serie A o B .

Si dice: ridurre le sentenze. E la motivazione? Se la vuoi paghi. Ma se non conosco la motivazione non posso valutare se appellare la sentenza. Che dire poi, degli aumenti del contributo unificato per l’appello e il ricorso in Cassazione, in spregio al principio di uguaglianza, al diritto di difesa, all’obbligo per lo Stato di rimuovere (o non) gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese, consentendo così solo a chi è più ricco o più delinquente, di ricorrere (o resistere) al giudice naturale ?

Ci si ostina ad adottare provvedimenti senza discuterne con le categorie interessate, con coloro che presso quegli uffici trascorrono giornate intere, che quei provvedimenti devono leggerli, coloro che devono spiegare al cittadino, mediatori sociali nel confronto con uno Stato – nemico la ratio di certi interventi.

Provvedimenti “infrattati” qua e là nella Gazzetta affiorano con le formule del rinvio, della soppressione di commi, un legislatore che lavora di accetta per smantellare lo Stato di diritto ed indurti alla resa, se non sei ricco o delinquente.

Si è aperto l’anno giudiziario, abbiamo ben presente il fuori-onda del ministro della giustizia e del suo giudizio sull’avvocatura, illazioni offensive, ma è così che ai nostri politici piacciono i ministri. La professione degli avvocati è l’unica professione che deve essere garantita dalla Costituzione. Senza la tutela dei diritti, i diritti non esistono ed i cittadini ritornano a essere sudditi che implorano davanti al sovrano la grazia.

Gli avvocati hanno le capacità per conoscere le incongruenze della legge, per cercare nelle pieghe del sistema la soluzione. Il dovere dell’avvocato è l’interesse dell’altro, immedesimandosi nei suoi bisogni. Le ultime generazioni sono state addestrate a vedere nella professione un modo per ottenere un guadagno (affatto scontato): una volontà di distruggere la funzione giudiziaria nel suo insieme.

I concorsi per accesso alla magistratura sono in contestazione. E naturalmente, il ministero non ha adottato nessuna misura di garanzia neppure dopo un’ interrogazione parlamentare che indicava anomalie, illegittimità, condotte criminose a partire dal 1992. Il concorso indetto in tale anno venne impugnato da un avvocato di Asti che nonostante alcune sentenze favorevoli non ha ancora ottenuto giustizia, proprio un’aspirante giudice.

Altri concorsi sono stati contestati: nel 2008 una candidata promuoveva ricorso al Tar per irregolarità che aveva riscontrato nella gestione del concorso. Quando si rese conto di essere stata ammessa, presentò richiesta di archiviazione della procedura per cessato interesse ad agire!

Ho un senso di repulsione, di nausea. Assistiamo a un ipertrofico ricorso a provvedimenti “emergenziali” e alla carenza di una organica politica giudiziaria. Il filo conduttore è (chiamiamo le cose con i loro nomi) lo smantellamento della giurisdizione giustificato da una ridicola efficienza del sistema. Molti non sanno che nella giustizia penale, gli ultimi provvedimenti hanno determinato uno svilimento in termini economici del difensore d’ufficio, che comporterà una cancellazione dagli elenchi e la riduzione di tutela per i non abbienti.

Assente ogni interlocuzione con l’avvocatura, del ministro che si sottrae al confronto, del Parlamento, svuotato delle proprie funzioni. Le proposte dell’avvocatura – applicazione della sanzione penale, favorendo misure alternative della detenzione, la detenzione domiciliare, messa alla prova agli imputati maggiorenni, modifica dell’articolo 112 della Costituzione, che prevede l’obbligatorietà dell’azione penale, in favore della eventuale discrezionalità, sono sempre state bocciate, mal interpretate da chi l’avvocato o il magistrato non l’ha mai fatto.

Sulla riorganizzazione del sistema, sono emerse le annunciate criticità della revisione della geografia giudiziaria, la cui gravità impongono una riflessione sui risultati apportandovi sostanziosi correttivi. I tribunali dopo gli accorpamenti sono impaludati, i servizi peggiorati, appesi cartelli di rinvio alle porte . Se questo era l’obiettivo, è stato raggiunto.

Assicurata l’ingiustizia, a quale imprenditore onesto converrà fare investimenti in uno Stato che ai suoi contribuenti (parlare di cittadini mi sembra troppo) riserva simile trattamento ? Da qui dobbiamo partire, nominando ministro della Giustizia, qualcuno che l’avvocato o il magistrato l’ha fatto in modo attivo e produttivo presso gli uffici giudiziari. Non è difficile.

Le scelte non devono seguire la direttrice: salvaguardiamo ogni decisione dal rischio di una prova di efficacia. Diversamente continueremo a convivere con la nostra sudditanza, fino al giorno in cui nel nome del risparmio non incideranno col bisturi nella carne viva di un nostro diritto e a quel punto, soltanto allora, saremo pronti a imbracciare un forcone per lacerare le altrui follie. In verità, io, sono già pronta.

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