Legge elettorale regione Puglia, Borraccino: "La mia riforma, parità di genere e no alle soglie di sbarramento"

Dichiarazione di Cosimo Borraccino, consigliere regionale di Sinistra Italiana/Liberi e Uguali:

“Ho depositato questa mattina, in Consiglio Regionale, una proposta di legge finalizzata a modificare la disciplina elettorale pugliese, riformando l’intervento normativo operato, nelle ultime settimane della scorsa legislatura, con la legge regionale n. 7 del 10 marzo 2015.

Quell’intervento, in realtà, a poco più di tre anni dalla sua approvazione, necessita già di una rivisitazione finalizzata innanzitutto a porre rimedio a una grave e non più tollerabile mancanza, e cioè una norma che garantisca (in coerenza con il dettato costituzionale) la parità nella rappresentanza di genere nell’ambito della massima assise regionale, così come recentemente sollecitato con una condivisibile nota formale indirizzata a tutti i consiglieri regionali anche dalla Presidente della Commissione Pari Opportunità della Regione Puglia, dott.ssa Patrizia del Giudice.

Questa proposta di legge, andando nella direzione auspicata dalla Presidente del Giudice, si pone nel solco di quanto già stabilito a livello nazionale per promuovere l’equilibrio di genere all’interno delle assemblee elettive, e si affianca anche alle iniziative già assunte, a livello regionale, da altri gruppi politici che vanno sostanzialmente nella stessa direzione, a testimonianza di una accresciuta sensibilità su un tema non più procrastinabile.

Non è più tollerabile, infatti, che la presenza media delle donne nei Consigli regionali sia così bassa, attestandosi attorno al 18% su scala nazionale. In questo contesto tra i fanalini di coda c’è proprio la Puglia che, all’inizio di questa legislatura, vedeva il genere femminile rappresentato solo da 4 elette su 50 (meno del 10%), salite poi a 5 a seguito di una surroga, mentre nella legislatura precedente la proporzione era addirittura di 4 su 70.

Questi dati rendono evidente la necessità di un intervento legislativo che garantisca, anche in Puglia, un riequilibrio di genere, sanando così anche il grave tradimento delle istanze e delle aspettative popolari operato alla fine della scorsa legislatura regionale con la bocciatura, in sede di riforma della legge elettorale, della norma finalizzata a promuovere la parità di genere in Consiglio Regionale.

La mia proposta di legge, però, non si limita a prevedere soltanto l’espressione della “doppia preferenza di genere” al momento del voto, ma sancisce anche l’inammissibilità di quelle liste che abbiano candidati di uno stesso sesso per più del 50%, stabilendo anche un principio di carattere generale sull’accesso equo per i rappresentanti di entrambi i sessi, in campagna elettorale, ai mezzi di informazione, assegnando al CORECOM il compito di vigilare sulla corretta applicazione di questa norma.

Sotto altro profilo, la proposta di legge da me depositata interviene su un altro aspetto sostanziale, che attiene al corretto esercizio democratico, abolendo le soglie di sbarramento previste dalla normativa vigente per accedere alla ripartizione dei seggi in Consiglio regionale, al fine di garantire una effettiva corrispondenza tra le forze politiche presenti nella società e quelle rappresentante nella massima assise regionale.

Quel che emerge con grande evidenza, infatti, è che sull’altare della governabilità e sulla base di uno schema politico bipolare ormai non più attuale, si è via via compresso il principio di rappresentatività, tanto che forze politiche e movimenti presenti nella società pugliese e radicati sul territorio, rischiano di essere esclusi dalla rappresentanza istituzionale, con la conseguenza di aumentare in maniera significativa e preoccupante il già consistente divario tra società, politica e istituzioni.

Al fine di riconnettere politica e cittadini, è necessario che le assemblee elettive rappresentino una fotografia quanto più vicina alla realtà dei rapporti di forza esistenti nella società, non forzando il meccanismo della rappresentanza in un’ottica marcatamente maggioritaria, divenuta ormai anacronistica e non più in grado di interpretare le forme e le modalità in cui si articola la società.

Tali considerazioni, tra l’altro, sono ormai largamente condivise da parte di esimi giuristi come il prof. Felice Besostri che, con il suo comitato, si è battuto e si batte tenacemente anche in sede giurisdizionale per il superamento delle soglie di sbarramento all’interno delle discipline elettorali al fine di evitare gli effetti distorsivi che le stesse producono per la democrazia.

Per questo si ritiene necessario, in Puglia, abrogare le soglie di sbarramento attualmente previste per la ripartizione dei seggi in Consiglio Regionale, in modo da non tagliare fuori dal sistema della rappresentanza istituzionale decine (se non centinaia) di migliaia di persone con i loro voti, nella consapevolezza che comunque l’elezione diretta del Presidente e il riconoscimento del premio di maggioranza alla coalizione (o alla singola lista) a suo supporto è di per sé sufficiente a garantire un impianto sostanzialmente maggioritario al sistema, con la conseguente assegnazione di una stabile maggioranza per la realizzazione del programma di governo sottoposto al vaglio degli elettori.

Al contrario, mantenere soglie di sbarramento che impediscono l’accesso all’assemblea legislativa, non garantendo rappresentanza a tanti cittadini, significa sostanzialmente “metterli fuori” dal gioco democratico, con il rischio concreto di una pericolosa deriva anti-sistema e contraria alle istituzioni, come in realtà sta già avvenendo visto il progressivo e graduale scollamento tra società e politica.

Mi auguro che questa iniziativa legislativa possa rappresentare una base di partenza per avviare quanto prima una doverosa riflessione in Consiglio regionale e nella società pugliese al fine di giungere ad una necessaria riforma del sistema elettorale fondata su due cardini fondamentali: parità di genere e piena rappresentatività democratica. Senza di entrambi questi elementi continuerà ad esserci un grave vulnus per le nostre istituzioni regionali non più tollerabile”.

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