Sanità, attività professionale intramoenia. Conca: “Va abolita per il bene della collettività”

“L’attività professionale d’intramoenia ed extramoenia va abolita senza se e senza ma.

Sarebbe un superamento dell’attuale sistema che contribuirebbe a riportare la meritocrazia tra gli addetti ai lavori, la giustizia sociale tra i cittadini e la valorizzazione della sanità pubblica”. Così il consigliere del M5S Mario Conca, che torna a chiedere al Presidente Emiliano di schierarsi contro la libera professione per i medici del Sistema Sanitario Nazionale, come già fatto con una mozione presentata nel 2016 e bocciata in aula.

“Chiedo a Emiliano di rivedere la propria posizione - incalza Conca - per il bene della collettività e di farsi portavoce di questa istanza a livello nazionale. L’attività professionale di intramoenia e di extramoenia esercitata dei medici del SSN è oramai una palese stortura prevista dal nostro ordinamento e il fatto che si abusi dell’Alpi è testimoniato dai numeri delle ASL e dalle indagini avviate dai Nas e dalle direzioni generali”. Le prestazioni sanitarie istituzionali relative all’anno 2017 della Asl Bari sono state 7,3 milioni - spiega Conca - mentre allo stesso periodo quelle passate dal CUP Alpi sono state solo 74 mila, circa l’1%. “Sono contento che finalmente anche il consigliere Amati si sia accorto del problema e preveda nella sua proposta di legge per abbattere le liste d’attesa, gli stessi emendamenti che avevo presentato al Bilancio di Previsione 2018 e che sono stati bocciati dalla sua stessa maggioranza”.

“È evidente - continua il pentastellato - che la stragrande maggioranza delle visite specialistiche bypassano il Centro Unico di Prenotazione dedicato e passano direttamente dai dirigenti medici. Senza voler generalizzare, oltre al peculato, contestato qualche giorno fa ai 38 medici sui sessanta attenzionati al Vito Fazzi di Lecce, ci sarebbe da contestare la truffa per il ‘nero’ dilagante. I medici devono scegliere se lavorare nel pubblico o nel privato, non possono continuare a fare concorrenza al datore di lavoro pubblico e ad avere possibilità in più rispetto ai colleghi che non sono alle dipendenze del sistema sanitario regionale e non possono gestire sale operatorie e corsie ospedaliere. È facile diventare gettonati e bravi quando si possono far passare avanti i propri pazienti, mentre tutti gli altri, verosimilmente, non saranno mai chiamati per un’ernia ad esempio. Un medico - conclude - deve decidere dove lavorare, la commistione fa male alla nostra salute”. /comunicato

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