Muro Tenente: Mesagne venda i terreni per non farlo morire (di Giuseppe Florio).

Se il patrimonio culturale mesagnese fosse un'abitazione bisognerebbe chiedere l'intervento dei servizi sociali: almeno per ristabilire i minimi standard igienici, le fondamentali condizioni di vivibilità.

Una pattuglia di appassionati cultori di storia locale, che da anni si prodiga per perorare la causa dell'investimento politico e morale su certi pezzi di territorio antico, si è presa la briga, negli scorsi giorni, di scattare alcune foto dello stato in cui piange Muro Tenente e di renderle pubbliche. Così, semplicemente, senza aggiungere troppe parole se non icastiche didascalie.

Quelle immagini sono un'allegoria: restituiscono infatti, desolantemente, l'incuria in cui versa non la pianificazione culturale ma proprio la forma mentis di chi gestisce la cosa pubblica. Tegole rotte, finestre spaccate, zanzariere divelte, cumuli di immondizia come monumento all'inciviltà. Ma, è il caso di chiedersi: Muro tenente è o no patrimonio della città? Ed allora perché non lo si tratta come tale?

 

Mimmo Stella, principale promotore delle battaglie civiche in favore della tutela dei beni culturali ed architettonici locali, tanto appassionato da risultare, a tratti e per qualche amministratore, difficilmente sopportabile, la spiega così: «Quella di Muro Tenente pare una storia infinita, come purtroppo altre. Una intera legislatura caratterizzata da fiumi di parole, veleni sulla stampa e consigli comunali sprecati a raccontare frottole ai mesagnesi: “La convenzione con gli olandesi e gli altri enti è pronta da anni, incontreremo il professor Burgers nei prossimi giorni, la Soprintendenza ha detto questo e quello e giù bla bla bla, come un tormentone”.

Sono passati quasi cinque anni e invece di esaltare questi scrigni di archeologia, le testate giornalistiche sono ridotte a raccontare la cronaca di atti di vandalismo, di clamorosi abbandoni e di indifferenza. Cosa ci spinge a tornare a parlare ancora una volta di Muro Tenente?

A ottobre dovrebbero pubblicare i bandi regionali indirizzati proprio ai finanziamenti dei parchi archeologici; la libera università di Amsterdam ed il Comune di Latiano proseguono ostinatamente lungo la propria strada, giungendo addirittura ad avviare un percorso di progettazione definitiva relativa all’ampliamento e al potenziamento del parco archeologico che ovviamente insiste nei terreni di proprietà del comune di Latiano.

Il progetto prevede la realizzazione di uno spazio pubblico (accessibile dalla città per mezzo di un collegamento ciclopedonabile), fornito di percorsi interni destinati allo sport e al tempo libero, ricostruzioni di case messapiche, piccoli spazi per la didattica e per manifestazioni culturali in genere.

Il Comune di Mesagne da quasi cinque anni galleggia e cerca (inutilmente) di mostrarsi interessato alla valorizzazione dell’area, attraverso piccoli interventi sporadici e privi di qualsiasi coordinamento scientifico e logistico, generalmente avviati in occasione dell’estate. Intanto a fine agosto è scaduto l’impegno, ancora una volta estemporaneo, di cooperazione con l’Università di Amsterdam e ancor prima il parco archeologico, completamente privo di sorveglianza, è stato oggetto dell’ennesimo atto vandalico. C'è solo una cosa da chiedere al sindaco Scoditti, che ha ampiamente dimostrato una chiara insensibilità a certi temi: perché non muoia la nostra storia, ceda in comodato d'uso o venda al Comune di Latiano i terreni su cui ricade la proprietà mesagnese di Muro Tenente».

Giuseppe Florio

Per offrirti il miglior servizio possibile questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego in conformità della nostra Cookie Policy.