Per il no alle trivellazioni il coordinamento regionale “No petrolio” invita i sindaci a deliberare

Il Coordinamento Regionale No Petrolio Puglia invia, ai Presidenti della Città metropolitana di Bari e delle altre Province,

nonché ai Sindaci di tutti i Comuni pugliesi, il testo di delibera di Consiglio sul tema, a seguito dell’urgenza determinata dai permessi rilasciati dal Ministero dell’Ambiente a diverse multinazionali per svolgere attività di prospezione petrolifera nel Mare Adriatico e Ionio, al largo delle coste pugliesi.

Riteniamo, a fronte dell’arroganza delle scelte petrolifere del Governo nazionale, che questi percorsi possano essere contrastati solo ed esclusivamente attraverso un nuovo protagonismo dei territori e un fronte comune tra comitati, associazioni e istituzioni, attraverso la creazione di un rinnovato rapporto di fiducia. La “fiducia” riparte dall’unità d’intenti e dei comportamenti: chiediamo alla Città Metropolitana di Bari, alle Province di Foggia, BAT, Taranto, Brindisi, Lecce e a tutti i 258 Comuni della Puglia, di approvare entro la fine dell’estate la delibera qui allegata, attraverso la quale viene ribadita la propria contrarietà alla scelta petrolifera e vengono proposti una serie di strumenti attraverso i quali esercitare una reale funzione di pressione, politica e amministrativa (ricorsi al TAR, proposte di modifiche allo “Sblocca Italia”, consultazione transfrontaliera, eventuale ricorso a referendum abrogativi). Una delibera a costo zero per le Amministrazioni locali che, precisiamo, non esclude altre azioni amministrative che i singoli Enti vogliano comunque intraprendere. I Comitati e le altre realtà territoriali di cittadinanza attiva sollecitano la manifestazione di un’unica volontà: quella di un intero territorio che confermi e ribadisca un No deciso e attivo, coeso con la Regione e le altre istituzioni intermedie, alle trivellazioni petrolifere, in nome di un modello di sviluppo moderno e sostenibile, per molti versi già intrapreso, assolutamente incompatibile con l’attuale anacronistico rilancio del fossile.

Questo il testo della proposta di delibera:

Oggetto: PROPOSTA DI DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE. – Considerato che con l’approvazione del D.L. n. 133 del 12 settembre 2014 recante “Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive” (c.d. decreto “Sblocca-Italia”), vengono stabilite una serie di misure che influenzano sensibilmente il territorio della nostra Regione, con particolare riferimento agli articoli 37 e 38; – Considerato che il decreto “Sblocca Italia” è stato convertito con L. 11 novembre 2014, n.164; – Considerato che il decreto “Sblocca Italia”, con particolare riferimento all’art.37, qualifica le attività di ricerca ed estrazione degli idrocarburi e la realizzazione degli oleodotti e dei gasdotti come di “interesse strategico”, di “pubblica utilità” e “indifferibili”, limitando, con ciò, le prerogative riconosciute dalla Costituzione agli Enti territoriali circa l’esercizio delle funzioni amministrative, come ad es. in relazione ai piani di gestione e tutela del territorio, ai piani urbanistici ed edilizi e ai piani paesaggistici; – Atteso che non viene fornita la “prova” della effettiva strategicità di tali attività che giustificherebbe l’attrazione allo Stato della competenza legislativa e amministrativa degli Enti territoriali; atteso comunque che l’esercizio della competenza legislativa e amministrativa da parte dello Stato deve darsi sempre nel rispetto del principio di leale collaborazione, ossia garantendo agli Enti territoriali l’effettiva partecipazione ai procedimenti che mettono capo alle decisioni in tale materia; – Considerato che l’art. 38, stabilendo che la rete di stoccaggio di gas naturale e le attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi sono di interesse strategico, di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti, prevede: • che il titolo concessorio unico contenga il “vincolo preordinato all’esproprio dei beni” già a partire dalla fase della ricerca, con ciò determinando un inammissibile svuotamento del diritto di proprietà del privato; • che “qualora le opere comportino una variazione del piano urbanistico, la relativa autorizzazione ha effetto di variante urbanistica” con ciò determinando uno svuotamento del diritto delle comunità a scegliere il proprio modello di sviluppo; – Considerato che l’art. 38 dava tempo, agli uffici regionali, fino al 31/03/2015 di portare a termine tutte le autorizzazioni di merito surrogando, in caso contrario, al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare la chiusura delle autorizzazioni tramite apposita conferenza di servizio, dandone comunicazione al Ministero dello Sviluppo Economico, e pertanto recando dunque una nuova disciplina dell’efficacia degli atti di assenso, che devono trovare espressione in seno alla Conferenza. Questa previsione tende a considerare la partecipazione della Regione al procedimento alla stregua di qualsiasi amministrazione pubblica, chiamata a rilasciare un semplice nulla osta o una mera autorizzazione, come atto “amministrativo” e non “politico” come devono essere gli atti regionali. – Atteso che il comma 5, precisa che sarà autorizzato un “titolo concessorio unico” per tutto il progetto, andando a superare le eventuali richieste ed approfondimenti delle amministrazioni locali, superando le precedenti distinzioni tra procedura per l’autorizzazione delle attività di prospezione e procedura per l’autorizzazione per l’attività di trivellazione; – Atteso che con Decreto del MISE del 25 marzo 2015, si da attuazione all’art.38 dello “Sblocca Italia” attraverso la predisposizione del nuovo “Disciplinare – tipo”, che prevede un successivo permesso di 30 anni per le attività di trivellazione, prorogabile una o più volte per un periodo non superiore a 10 anni; – Atteso che l’aggiunta del comma 11 dell’art. 38, modifica pesantemente il comma 82-sexies dell’art. 1 della legge n. 239 del 23/08/2004, con la sola aggiunta della seguente frase: “e la reiniezione delle acque di strato o della frazione gassosa estratta in giacimento” che comporterebbe la stimolazione delle attività di faglia sismica, soprattutto nelle aree classificate ad “elevato rischio sismico” (come dimostrato da numerosi studi del prof. Valoroso et al.) – Confermato che tale decreto legge va a modificare la legge n. 9 del 09/01/1991, il D.L. n. 625 del 25/11/1996, il DPR n. 327 del 08/06/2001, il D.L. n. 164 del 23/05/2000, la legge n. 239 del 23/08/2004, il D.L. n. 152 del 03/04/2006, il D.L. n. 112 del 25/06/2008, la legge n. 133 del 06/08/2008, la legge n.183 del 12/11/2011; tutte normative che conferivano legittimità e poteri alle istituzioni locali; – Tenuto conto che la legge n. 99 del 2009 ha limitato il diritto riconosciuto dalla legge n. 239 del 2004 di partecipazione ai processi amministrativi, al procedimento finalizzato al rilascio dell’autorizzazione al pozzo esplorativo, alla costruzione degli impianti e delle infrastrutture connesse alle attività di perforazione; ora lo “Sblocca Italia” sembra estromettere completamente gli Enti locali dalla partecipazione ad ogni procedimento; ciò si porrebbe in contrasto con l’art. 118 della Costituzione, che disciplina l’esercizio delle funzioni amministrative, in quanto, alla luce dell’orientamento del giudice costituzionale, l’esercizio di tali funzioni da parte dello Stato può ritenersi legittimo solo in quanto si assicuri “la partecipazione dei livelli di governo coinvolti attraverso strumenti di leale collaborazione o, comunque, (attraverso) adeguati meccanismi di cooperazione per l’esercizio concreto delle funzioni amministrative allocate agli organi centrali” (Corte Cost., sent. n. 6 del 2004; v. anche sent. n. 303 del 2003 e sent. n. 383 del 2005). – Considerato che in particolare l’art. 38 del decreto-legge n. 133 del 2014 solleva dubbi di legittimità in relazione alle garanzie sancite dalla Costituzione in favore degli Enti locali e delle Regioni; – Considerato che la Regione Puglia, nel corso degli ultimi mesi, ha impugnato la legittimità degli artt. 37 e 38 del decreto-legge n.113 del 2014 e il conseguente decreto del MISE del 25 marzo 2015 (di attuazione dell’art. 38 dello “Sblocca Italia”) davanti alla Corte Costituzionale; – Considerato che gli artt. 37 e 38 del decreto legge n.113 del 2014 sono stati impugnati, davanti alla Corte Costituzionale, anche dalle Regioni Abruzzo, Lombardia, Veneto, Marche e Camapnia; – Considerato che, i cittadini pugliesi nel passato, in numerose e partecipate manifestazioni pubbliche (Monopoli, Manfredonia, Lesina, Ostuni, Fasano, Santa Maria di Leuca, Polignano a Mare) hanno espresso la propria contrarietà allo sfruttamento petrolifero dei propri territori, ed oggi, alla luce di quanto sopra, rinnovano la propria preoccupazione, pronti a contrastare tali iniziative indesiderate; – Considerato che già in passato diverse Regioni che si affacciano sul Mare Adriatico (Puglia, Abruzzo, Marche, Veneto, Molise) hanno manifestato, anche con le proprie istituzioni attraverso una proposta di legge nazionale, la propria contrarietà allo sfruttamento petrolifero dei propri territori; – Considerato che il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha espresso, nel solo mese di giugno 2015, la compatibilità ambientale ai Programma di Lavori seguenti: “Permesso di prospezione denominato d1 F.P -.SP, situato nel Mare Adriatico al largo delle coste di Abruzzo, Molise e Puglia, presentato dalla Società Spectrum Geo Ltd” (decreto 0000103 del 03/06/2015) “Permessi di prospezione denominati F.R 39.NP e F.R 40.NP, situati nel Mare Adriatico al largo della costa tra Monopoli e Brindisi, presentati dalla Società Northern Petroleum (UK) Ltd” (decreto 0000104 del 08/06/2015) “Permesso di prospezione denominato d66 F.R -.NP, situato nel Mare Adriatico al largo della costa tra Mola di Bari e Monopoli, presentato dalla Società Northern Petroleum (UK) Ltd” (decreto 0000105 del 08/06/2015) “Permesso di prospezione denominato d61 F.R -.NP, situato nel Mare Adriatico al largo della costa tra Mola di Bari e Brindisi, presentato dalla Società Northern Petroleum (UK) Ltd” (decreto 0000106 del 08/06/2015) “Permesso di prospezione denominato d65 F.R -.NP, situato nel Mare Adriatico al largo della costa tra Mola di Bari e Brindisi, presentato dalla Società Northern Petroleum (UK) Ltd” (decreto 0000107 del 10/06/2015) “Permesso di prospezione denominato d60 F.R -.NP, situato nel Mare Adriatico al largo della costa tra Mola di Bari e Brindisi, presentato dalla Società Northern Petroleum (UK) Ltd” (decreto 0000109 del 11/06/2015) “Permesso di prospezione denominato d2 F.P -.PG, situato nel Mare Adriatico al largo dell’intera costa pugliese, presentato dalla Società Petroleum Geo – Service Asia Pacific” (decreto 0000120 del 12/06/2015) “Permesso di prospezione denominato d149 D.R -.NP, situato nel Mare Adriatico al largo della costa tra Mola di Bari e Brindisi, presentato dalla Società Northern Petroleum (UK) Ltd” (decreto 0000121 del 12/06/2015) “Permesso di prospezione denominato d79 F.R -.EN, situato nel Mar Ionio Settentrionale, presentato dalla Società Enel Longanesi Developments s.r.l.” (decreto 0000122 del 12/06/2015)

– considerato che diverse altre istanze di VIA legate alle prospezioni petrolifere, che interessano il territorio e i mari antistanti la costa pugliese, sono in fase di valutazione da parte del Ministero dell’Ambiente e del Ministero dello Sviluppo Economico; – acquisiti i pareri di legittimità del presente atto, i pareri di regolarità tecnica e contabile, di cui all’art. 49 del D. L. vo n. 267/2000, resi favorevoli; con voti unanimi e palesi,

DELIBERA – Di sollecitare il Presidente della Giunta Regionale di Puglia e, di concerto le Province e le Città Metropolitane competenti per territorio, ad impugnare innanzi al TAR, tutti i decreti di compatibilità ambientale rilasciati dal MATTM per le attività di prospezione petrolifera al largo delle coste pugliesi, nonché a promuovere ogni altra azione utile volta a scongiurare la possibilità che i relativi procedimenti amministrativi in corso si concludano con esito positivo; – Di sollecitare il Presidente della Giunta Regionale di Puglia ad impugnare davanti alla Corte Costituzionale ogni altro atto conseguente alla L.11 novembre 2014, n.164, ritenuto lesivi dei diritti costituzionalmente garantiti agli Enti Locali; – Di sollecitare il Presidente della Giunta Regionale a promuovere un intervento legislativo del Parlamento nazionale di modifica del decreto “Sblocca Italia” e a favore di una politica energetica nazionale che non contempli le trivellazioni petrolifere fra le proprie attività strategiche, coinvolgendo le altre Regioni; – Di sollecitare il Presidente della Giunta Regionale a promuovere, coinvolgendo le altre Regioni, una consultazione transfrontaliera per promuovere l’uso non conflittuale dei mari comuni a diversi Paesi; – Di sollecitare il Presidente della Giunta Regionale a promuovere, a causa della assoluta urgenza determinata dall’accelerazione di una serie di procedure di VIA che renderebbero tardivi i rimedi legislativi e transfrontalieri citati, processi di consultazione della volontà popolare, quali i referendum abrogativi, coinvolgendo altre Regioni; – La propria assoluta e totale contrarietà a politiche energetiche basate sulle attività di prospezione, ricerca ed estrazione degli idrocarburi liquidi e gassosi; – Di inviare copia della presente delibera del Consiglio Comunale al sig. Presidente della Giunta Regionale di Puglia per gli atti conseguenti; – Di dichiarare il presente atto immediatamente eseguibile ai sensi dell’ex art. 134 – comma 4, del D.L. vo 267/2000.

 

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