Sulla chiusura della CCIAA di Brindisi pioggia di comunicati.

Si riportano a seguire i comunicati stampa di Cisl, Cgil e di Mevoli (MNS)

Accorpamento Camere di Commercio, CISL: “più servizi alle imprese e maggiore sinergia per lo sviluppo dei territori”

La firma del Ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda apposta di recente al Decreto per la ridefinizione delle circoscrizioni territoriali delle Camere di commercio mediante accorpamento, ha ridisegnato la mappa delle stesse in tutt’Italia, passate da 105 a 60 (da 5 a 4 in Puglia) e delle Aziende speciali divenute 58 dalle precedenti 96 (da 10 a 6 in Puglia). Un percorso conosciuto da Enti Locali, Istituzioni periferiche e naturalmente dalla politica, avviato sulla base della proposta di razionalizzazione avanzata nel lontano 2012 dalla Unioncamere e successivamente correlato al processo di spending review posto in essere dal precedente Governo con la cd. Riforma Madia, contro il cui impianto si è molto speso unitariamente il sindacato confederale; la Cisl, in particolare, lo ha fatto con le proprie Federazioni Cisl Funzione Pubblica e Fisascat Cisl.

Nell’intero periodo di discussione, fino a poche settimane fa e prima dell’approvazione del Decreto, abbiamo evidenziato a tutti i livelli la difficoltà di dialogo con il Governo nell’affrontare la riforma, avendo noi sempre posto il problema dei fondati rischi di eventuali tagli lineari, oltreché delle possibili penalizzazioni per le Imprese beneficiarie dei servizi camerali, come pure a danno degli stessi territori e non ultimo i pericoli di probabili tagli occupazionali del personale dipendente diretto delle Cciaa, delle Aziende speciali e del sistema indotto.

La Cisl, come tanti d’altro canto, non è né soddisfatta né entusiasta dell’esito finale. Il Decreto, tuttavia, è stato già firmato! Noi siamo forti della consapevolezza di aver agito responsabilmente con ogni possibile iniziativa di carattere politico-sindacale, a tutti i livelli, nel nostro dovere di rappresentanza e di tutela dei lavoratori coinvolti in entrambi i territori di Brindisi e di Taranto, anche con proposte specifiche ed argomentando sulle rispettive peculiarità territoriali. Ma l’azione del sindacato confederale, come è noto, viene sempre contestualizzata nell’ambito delle Leggi e dei contratti collettivi di lavoro, mentre è la politica che decide e legifera per il Paese.

Con il decreto in questione, la Cciaa di Brindisi viene, dunque, accorpata a quella di Taranto anche sulla scorta delle due distinte delibere approvate in seno ai due Enti camerali nel 2015 e sulla base dei nuovi criteri numerici assunti, ovvero la quantità di Aziende censite (minimo 75 mila) che, tuttavia, rendono già la nuova realtà camerale la seconda nella nostra Regione dopo Bari. Un dato a nostro avviso non irrilevante! Consideriamo a questo punto ineludibile rilanciare quanto abbiamo sempre sostenuto, ovvero che nessuno dovrà essere penalizzato e nessun dipendente diretto, delle Aziende speciali e dell’indotto dovrà essere licenziato.

E tale processo di fusione tra i due Enti non vogliamo sia considerato come un depotenziamento per alcuno. Le Camere di commercio sono tra i luoghi privilegiati in cui interagiscono corresponsabilmente tutte le rappresentanze economiche e sociali del territorio, per cui stando al Decreto, quelle di Brindisi e di Taranto concepite come un’unica struttura e comunque con due sedi operative, confermandosi ricche delle rispettive storie ed esperienze, realisticamente continueranno ad essere capaci di guardare avanti per il rilancio complessivo delle dinamiche di sviluppo di tutti i settori produttivi di entrambe le aree.

Occorre, adesso, recuperare tutti insieme una grande capacità di azione sinergica nel guardare al bene comune ed agli interessi generali, in modo da creare qui condizioni nuove per riprogrammare il futuro economico e sociale, rilanciando obiettivi e progetti condivisi di crescita. Auspichiamo, pertanto, nuove dinamiche funzionali e sinergie capaci di generare opportunità per le Aziende, che possano creare occupazione aggiuntiva attraverso il rafforzamento dei servizi ed in relazione alle potenzialità del piano Industria 4.0, nonché ruoli e compiti di sostegno forte al progresso imprenditoriale ed occupazionale, così implementando il Pil della Puglia e del Paese.

Determinante sarà il ruolo di supporto delle alte professionalità che oggi operano nelle due sedi, per cui con la costituenda nuova Camera di Commercio siamo fortemente convinti che si svilupperà effettivamente, in questa parte di Mezzogiorno, sostegno all’innovazione per far competere al meglio le Imprese in un contesto di mercato fortemente globalizzato. Sistema, quello delle Imprese, oggi purtroppo in particolare sofferenza, costretto com’è a misurarsi con la crisi che persiste, con l’alto tasso di disoccupazione soprattutto giovanile e femminile, con i rischi diffusi di diseconomie determinate dall’insufficienza se non addirittura dall’assenza di infrastrutture materiali e immateriali.

Ecco perché gradiremmo Istituzioni territoriali e classe politica più partecipative rispetto al passato, per una maggiore condivisione, per un confronto ed un dialogo sociale sempre più aperto, responsabile e costruttivo a sostegno delle legittime rivendicazioni territoriali. Auspichiamo, quindi, che nei due territori di Brindisi e di Taranto, accreditati di molteplici potenzialità produttive e attrattive, oggetto di attenzioni oggi più forti e dirette da parte del Governo, venga potenziato il ruolo della interlocuzione sociale che, a nostro avviso, ancora una volta si rivelerà determinante per la presenza attiva, anche nel costituendo nuovo Consiglio, delle Organizzazioni Sindacali, insieme alle Rappresentanze dei consumatori.

Antonio Castellucci

Segretario Generale CISL Brindisi-Taranto

CGIL: “La Camera di Commercio di Brindisi è la nuova vittima delle Politiche Governative””

Brindisi è destinata ad essere una fra le Province d’Italia più penalizzate, quando c’è da sopprimere o da accorpare un ente la Provincia di Brindisi è sempre fra i destinatari del provvedimento. Peccato che la stessa attenzione non è mai riservata per far giungere nuove opportunità economiche!

Le responsabilità non sono certo da attribuire al territorio che non risponde o all’ esiguità della superficie interessata, esse risiedono altrove.

Gli unici a dover rispondere per quanto è accaduto in questi ultimi anni nell’ambito della Provincia di Brindisi e del suo territorio, sono i nostri rappresentanti istituzionali, a tutti i livelli, i quali non sono stati in grado di onorare il mandato ricevuto ed hanno permesso che un territorio come questo venisse depredato.

Ultimo atto l’accorpamento della camera di commercio di Brindisi con quella di Taranto.

Sin dallo scorso anno, la CGIL ha dichiarato tutta la propria avversione ad una riforma senza criterio, non certo una novità per questi ultimi governi, considerando quanto accaduto anche con le Province.

Il provvedimento licenziato sotto la calura ferragostana – sempre lo stesso schema quando si devono attuare riforme illegittime ed impopolari – prevede sul territorio italiano un numero complessivo di Camere di Commercio da 95 a 60, mette in liquidazione le Unioni Regionali nelle regioni che non avranno almeno tre camere di commercio e riduce le aziende speciali da 96 a 58 unità.

Ma elemento di maggiore gravità è la riduzione del 50% del diritto annuale (entrata principale delle camere di commercio) ed una riduzione ingente del patrimonio immobiliare.

La rideterminazione delle piante organiche,  da effettuarsi tenendo conto del riassetto dei servizi e delle nuove funzioni che verranno assegnate alle camere, produrrà unità di personale in soprannumero che verrà destinato alla mobilità per la parte pubblica e agli ammortizzatori sociali per la parte privatistica. Non esiste

Se si considera che la nostra Camera di Commercio è fra le più virtuose d’Italia e che quindi avrebbe anche diritto di gestire in autonomia la propria riorganizzazione, tale provvedimento risulta ancor più ingiusto.

In buona sostanza il riordino riguarda solo lo smantellamento della parte pubblica, senza definire i dettagli di come saranno messi in pratica gli accorpamenti delle camere di commercio italiane.

E pensare che diverse regioni hanno già fatto ricorso alla Corte Costituzionale avverso una riforma assunta senza passare dalla Conferenza Stato Regioni.

Con la scusa di riformare il sistema camerale, si cerca di svendere al privato, un sistema di servizi che funziona e che sino ad oggi si autofinanziava con il diritto annuale.

Per rafforzare il servizio alle imprese a livello periferico e, soprattutto, per invogliare agli investimenti aziende esterne al territorio, sarebbe stato più giusto il mantenimento dei presidi territoriali con la loro autonomia.

La salvaguardia del Servizio Pubblico è fondamentale per le piccole e medie imprese che faticano ad insediarsi e ad affermarsi nel nostro Paese.

Con questa operazione si preclude l’ennesima opportunità di governare in autonomia un territorio in forte difficoltà, che non trova le giuste attenzioni da parte delle istituzioni governative.

Antonio Macchia

Segretario Generale

Accorpamento Camere di Commercio, Mevoli (MNS): “continua l’opera di demolizione del tessuto sociale cittadino”

Se ne parlava da tempo, e diversi incontri erano stati fatti, per scongiurare la chiusura della Camera di Commercio di Brindisi.

A quanto pare ha vinto l’irragionevolezza, purtroppo.

Avevamo incontrato il Presidente Alfredo MALCARNE, con il quale ci eravamo intrattenuti ad approfondire la questione, e da lui avevamo appreso che non solo il bilancio della CCIAA nostrana era in attivo, e che il saldo tra nascite e morti delle aziende era attivo, ma che le due sedi di proprietà non comportano spese per fitti passivi, la qual cosa dovrebbe far riflettere sulle reali motivazioni che sottintendono la chiusura di Brindisi e l’accorpamento a Taranto.

Se a questo aggiungiamo la circostanza non trascurabile che le camere di Commercio non ricevono finanziamenti dallo Stato, ma vivono con i contributi delle aziende, appare ancora più illogico quanto operato dal Governo e dal PD, “socio di maggioranza” di una coalizione che passerà alla Storia per l’elenco dei danni cagionati agli italiani:

– Mentre si scioglie il CFS passando unità e risorse all’arma dei carabinieri, l’Italia brucia come un cerino e decine di mezzi restano fermi per ragioni burocratiche che ne impediscono l’uso, senza che questo comporti restrizioni della spesa pubblica, ma anzi dovendo prevedere milioni di euro per gli interventi immediati su territori oggi abbandonati a se stessi, e per la successiva opera di rimboschimento e riforestazione, – nel mentre chi ieri aveva partecipato ad un concorso per far parte di un corpo di Polizia ad ordinamento civile oggi si ritrova militarizzato con le stellette militari al bavero, costretto a dire SIGNORSI a superiori che prima erano semplicemente colleghi di un livello più alto! (Solo in tempo di guerra si militarizzano alcuni settori e funzioni della società, e non ci sembra questo il caso, tant’è che i ricorsi seppelliranno la Madia e Gentiloni).

– Mentre si elimina l’Autorità portuale di Brindisi creando l’Autorità di sistema dell’Adriatico meridionale con capo, manco a dirlo, a Bari, ( che sino a qualche anno fa aveva si e no 4 banchine per pescherecci ) , si relega ad un ruolo di secondo piano un porto attivo sin dai tempi dell’Impero Romano, nel mentre la Grecia riprende alla grande i suoi traffici marittimi e l’Albania vede la nascita di una serie di villaggi turistici sulla costa che incrementeranno sicuramente il traffico traghetti; ci auguriamo almeno che, visto che a Bari non si possono creare altre banchine, neanche “ a castello” come i letti dei bambini, a Brindisi si lasci l’area tecnica, per poter continuare a banchinare il porto esterno ed intercettare i nuovi traghetti che già dal prossimo anno saranno operativi, visto che a Bari più di quel che arriva non può arrivare!

“Capisco che in questo momento parlare dei “massimi sistemi” rischia di far passare in secondo piano la grave e triste vicenda della CCIAA di Brindisi, ma ogni tanto è bene tirare le somme dei disastri operati dalla mala politica, ed analizzarli in un quadro d’insieme, per coglierne la reale drammatica portata – , dichiara Cesare Mevoli, Presidente Provinciale del MNS.

Ritornando alla querelle Camera di Commercio, dovrebbero far riflettere le parole della CGIl:” Con la scusa di riformare il sistema camerale, si cerca di svendere al privato, un sistema di servizi che funziona e che sino ad oggi si auto finanziava con il diritto annuale. Per rafforzare  il servizio alle imprese a livello periferico e, soprattutto, per invogliare agli investimenti aziende esterne al territorio, sarebbe stato più giusto  il mantenimento dei presidi territoriali con la loro autonomia.“

Sperando che se ne ricordino quando ci sarà da scegliere la nuova compagine di Governo nelle prossime imminenti elezioni.

Per finire, mi piace qui riportare, per la chiarezza della forma e la semplicità del linguaggio usate, quanto riportato in uno studio di Unioncamere veneto nel lontano 2014:

“ Conseguenze ancor più negative potrebbero arrivare dal disegno governativo sulla riorganizzazione del Sistema camerale, ovvero Camere di Commercio, Unioni regionali e Aziende speciali. Sia chiaro, ben venga qualsiasi intervento che vada verso una razionalizzazione e ad un miglioramento dell’efficienza: tuttavia, una Riforma sbagliata come quella delineata dall’attuale Governo può portare molti più danni ai cittadini che vantaggi. Prima di tutto perché essa si configura come un forte attacco alla sussidiarietà e alla responsabilità: ridimensionare o chiudere gli Enti locali significa deresponsabilizzare le strutture pubbliche, allontanare i cittadini dalla Cosa pubblica, diminuire i servizi, ma è anche una fortemente negativa rivoluzione culturale. Vuol dire preferire una Pubblica Amministrazione che non capisce le esigenze del territorio, che costa di più, che riduce la democrazia. L’eventuale vantaggio economico di oggi è destinato a tramutarsi in uno svantaggio domani. Le Camere di Commercio rappresentano infatti un punto di riferimento per le imprese, soprattutto per quelle di piccole e medie dimensioni. Sarebbero così a rischio servizi come il sostegno al credito (Confidi), il supporto all’internazionalizzazione, gli istituti dell’arbitrato e della conciliazione, la funzionalità del Registro Imprese, la consulenza alle imprese, l’informazione statistico-economica, il controllo della legalità dei prodotti, la tutela dei consumatori e, soprattutto, la partecipazione ai finanziamenti dell’UE e al processo di formazione del diritto europeo. I benefici sui conti pubblici, inoltre, sono praticamente irrisori, poiché il sistema camerale rappresenta appena lo 0,2% della spesa pubblica. Anzi occorre tener ben presente che lo 0,2% di apparente risparmio non è contabilizzato nel bilancio dello Stato: il Sistema camerale si autofinanzia e non chiede contributi allo Stato; pertanto le attuali funzioni camerali dovranno essere trasferite ad altri soggetti pubblici che, invece, fanno parte del bilancio dello Stato, ponendo quindi un serio problema di copertura finanziaria a carico dello stesso. Praticamente un “boomerang”! In buona sostanza, il conto del depotenziamento del Sistema camerale rischia di essere pagato soprattutto dalle piccole imprese, che sarebbero costrette a rivolgersi al mercato per ottenere i servizi (credito, consulenza, supporto all’export) che attualmente il sistema camerale eroga in maniera capillare, efficiente.e.pressochè.gratuita”.

 In conclusione, e sperando di non scordare qualcosa, dopo la filiale della Banca d’Italia, buona parte degli uffici finanziari, la chiusura dei piccoli ospedali di provincia che hanno trasformato il Perrino in una bolgia infernale, e l’Autorità portuale declassata a sede periferica, oggi tocca alla camera di Commercio.

Cosa altro dobbiamo aspettare per ribellarci e scegliere rappresentanti del territorio in grado di fare la voce grossa nei consessi elettivi dove sarebbero stati mandati a rappresentare il territorio, non a sonnecchiare mentre Brindisi viene cancellata dalla carta geografica?

Sono sempre più indignato e mi vergogno delle condizioni in cui è stata fatta sprofondare la mia amata città

Cesare MEVOLI

Presidente provinciale

Dirigente Nazionale MNS

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