Le linee programmatiche presentate in Consiglio Comunale dal Sindaco Molfetta.

Considerazioni generali

Dati macroeconomici

Preliminarmente ritengo utile offrire una sintesi introduttiva sul contesto socio-economico generale del nostro Paese, fondando le mie osservazioni su alcuni dati estrapolati dal rapporto annuale ISTAT 2015 sullo stato di salute dell'Italia. Nell'area UE nel 2014 si è avuto un incremento del PIL dello 0,9 per cento, comunque ben al di sotto delle economie emergenti (3,4 per cento) e degli Stati Uniti (2,4 per cento). La concomitanza di tre fattori ha favorito la ripresa: il deprezzamento dell'Euro sui mercati valutari, l’allentamento della politica monetaria della BCE ed il calo del prezzo del petrolio. Pur rilevando una certa inversione di tendenza  rispetto al biennio 2012-13, la ripresa in Italia è apparsa più flebile, con un tasso di crescita del PIL ancora in terreno negativo (-0,4 per cento). Il miglioramento della dinamica del PIL è dipeso in maniera preponderante dalla espansione della componente di domanda estera, foraggiata dal  cambio favorevole. Persiste invece una profonda flessione nella domanda interna, che è legata soprattutto al calo degli investimenti. Sembra inoltre arrestarsi il crollo del potere d'acquisto delle famiglie. Nella prima metà del 2015 abbiamo registrato ulteriori segnali di ripresa su base congiunturale. Tuttavia, sono ancora tutti da valutare gli effetti dell’instabilità finanziaria generatasi sui mercati asiatici ed in larga parte derivanti dalle politiche monetarie espansive messe in atto dalla banca centrale cinese al fine di sostenere la domanda interna ed i corsi azionari. A tal proposito, le recenti svalutazioni dello Yuan nei confronti del Dollaro dovrebbero ispirare a una certa prudenza circa la possibilità di perseguire nel medio e lungo periodo un canale di espansione della domanda estera nonché, almeno per l'economia italiana, un sentiero di sviluppo per l'occupazione.

Impresa e sistema industriale

Ancora una volta la ripresa sembra essere trascinata prevalentemente dal sistema delle piccole imprese (con meno di 10 occupati) che rappresenta il 95% dell'intero sistema produttivo nazionale e che manifesta una maggiore flessibilità di fronte ai cambiamenti macroeconomici del mercato globale. Tuttavia, pur rappresentando la spina dorsale della nostra economia, questo sistema è ancora troppo fragile, troppo parcellizzato, tradizionalmente poco sostenuto quando non francamente ostacolato da una burocratizzazione eccessiva, da atavica difficoltà di accesso al credito e da una fiscalità opprimente. Altro fattore deprimente la crescita in questo settore è l'elevato costo del lavoro che spinge spesso alla delocalizzazione verso altre aree geografiche e alla globalizzazione del mercato, che espone anche aziende di grande tradizione e con marchi d'eccellenza riconosciuti nel mondo alle pressioni economiche di gruppi industriali internazionali che tentano, spesso con successo, di acquisirle. La grande industria tradizionale (metalmeccanica, siderurgica, chimica, manifatturiera, l'industria estrattiva), per contro vive una crisi strutturale ormai irreversibile, che pone gravi problemi occupazionali e ambientali in quasi tutti i territori in cui è insediata. Soltanto l'industria automobilistica conosce una fase di sviluppo in controtendenza grazie ad una politica industriale che ha promosso accordi internazionali, investimenti produttivi, aggiornamento tecnologico. Nella nostra area geografica in particolare incombono i temi della riconversione industriale del polo siderurgico di Taranto e della centrale a carbone di Brindisi ed il risanamento ambientale delle aree adiacenti che rappresentano un problema irrisolto che continua ad esporre le popolazioni delle due province ai più alti indici di cancerogenesi dell'intero territorio nazionale, oltre che ad una persistente crisi occupazionale.

La questione meridionale - la disoccupazione

Purtroppo i timidi segnali di ripresa registrati sono assai disomogenei sul territorio nazionale come disomogeo è il nostro sistema produttivo. Seguendo la scia delle trasformazioni in atto dei distretti industriali, si può constatare come vi siano aree del centro-nord che dimostrano una migliore capacità di adattamento, una attitudine all'innovazione che porta a far crescere quelle imprese che investono in beni e servizi (soprattutto i servizi ad elevata intensità di intelligenza, i cosiddetti KIBS, Knowledge Intensive Business Service), che puntano sulla ricerca, sul made in Italy, sull'alta qualità (moda, gioielli, tecnologia, aerospazio, energie rinnovabili...) o sulla "grande bellezza" (cultura e patrimonio artistico monumentale, ambientale). Nel Mezzogiorno d'Italia invece questo sistema sembra essere più rigidamente legato ai punti di forza tradizionali, alle proprie specializzazioni produttive, alle abitudini e ai modi di essere consolidati e questo determina uno svantaggio competitivo. La ripresa che si intravede giudicando parametri macroeconomici non sembra invece determinare ancora importanti ricadute sull'occupazione. Mentre nell’Unione europea, grazie a un aumento di circa due milioni di persone occupate, nel 2014 il tasso di occupazione ha sfiorato il 65% recuperando il livello del 2008, in Italia la crescita è stata più lenta e il tasso di occupazione si è attestato al 56% per cento, al di sotto della media europea di quasi dieci punti. Conseguire un tasso di occupazione eguale a quello medio europeo significherebbe per il nostro Paese un incremento di circa tre milioni e mezzo di occupati. Anche in questo caso la crescita dell’occupazione ha riguardato soltanto il Centro-Nord, mentre il Mezzogiorno continua ad accusare perdite: 45 mila occupati lo scorso anno, quasi 600 mila dall’inizio della crisi (-9 %). Il calo nell’ultimo anno fa scendere il tasso di occupazione del Mezzogiorno sotto al 42 %. Altro dato su cui riflettere è che sta cambiando complessivamente il mercato del lavoro. La recente introduzione della riforma del mercato del lavoro "Jobs Act" sembra timidamente favorire una certa ripresa dell'occupazione stabile grazie all'introduzione di agevolazioni e flessibilità d'impiego per chi assume a tempo indeterminato. Sembra inoltre che si profilino sempre migliori opportunità d'impiego per i giovani, per figure molto professionalizzate con elevato titolo di studio, il che vuol dire che conoscenza e competenza sono valori su cui le aziende tendono ad investire di più che in passato. Anche in questo caso però gli effetti positivi si registrano tutti al Nord, mentre il Sud risulta essere ancora il regno del precariato e del lavoro nero.

Dati demografici di rilievo

Nella valutazione dello stato generale del nostro Paese merita un riferimento particolare l'andamento demografico che ormai manifesta un trend consolidato verso un calo della natalità ed un aumento parallelo della vita media che produce l'effetto netto di un invecchiamento generale della popolazione. Questo origina un aumento esponenziale della spesa socio-sanitaria cui si contrappone una riduzione del gettito previdenziale stante la riduzione della popolazione attiva. Ciò pone in perenne esposizione al dissesto finanziario l'INPS e l'intero sistema pensionistico su cui si basa la sopravvivenza non solo di tanti anziani, ma anche di tanti giovani disoccupati che, specie a Sud, sopravvivono grazie alla sussidiarietà di questa fonte economica familiare. Il fronte di questo crollo demografico è controbilanciato dall'incremento esponenziale dei flussi migratori che tutti gli osservatori socio-economici considerano una risorsa e che invece per larga parte della opinione pubblica continuano a rappresentare un problema.

Conclusioni

Si può pertanto ragionevolmente dire che siamo di fronte ad una timida ripresa economica che fa sperare nella fine di un lungo periodo di recessione ma che questa ripresa ha bisogno di essere sostenuta da interventi coraggiosi e strutturali da parte del Governo centrale soprattutto in tema di investimenti, sgravi fiscali, tagli alla spesa pubblica improduttiva, ridefinizione del welfare, così come sostenuto dalla Corte dei Conti che, nel suo annuale rapporto sulla finanza pubblica, ribadisce: “...le condizioni di sostenibilità di lungo periodo della finanza pubblica richiedono uno scenario macroeconomico ambizioso con interventi profondi, capaci di rialzare le dinamiche produttive, ha bisogno di riforme strutturali in grado di restituire capacità di spesa a famiglie e imprese come la riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro o come con un bonus erogato alle famiglie”. Non si può “prescindere da una riscrittura del patto sociale che lega i cittadini all'azione di governo e che abbia al proprio centro una riorganizzazione dei servizi di welfare”. L'ultimo intervento in ordine di tempo della Corte dei Conti è stato il recente grido d'allarme lanciato circa l'incremento vertiginoso dell'imposizione fiscale nei Comuni che è raddoppiata negli ultimi anni (21,9%) esclusivamente per scelte imposte dallo Stato centrale. L'altro dato rilevante è che questa ripresa non è omogenea ma riguarda aree geografiche del Centro-Nord mentre il Mezzogiorno sprofonda sempre di più nel baratro di una crisi da cui non si intravede via d'uscita, tanto che l'UE colloca le nostre regioni fra le aree a più alto rischio di povertà dell'intera Unione. Esiste ancora e resiste fin dai primordi dell'Unità d'Italia una "questione Meridionale" che non può essere ulteriormente negata e che deve invece essere affrontata con interventi decisi soprattutto a carico degli Enti locali (Comuni e Province) che rappresentano l'anello più debole del sistema su cui si scaricano tutte le contraddizioni e le criticità. La cosiddetta legge di stabilità con i suoi derivati sulla finanza locale (tagli ai trasferimenti, vincoli di spesa, patto di stabilità ecc.), l'aumento della pressione fiscale hanno ormai messo in ginocchio i Comuni che, per affermare il principio del federalismo fiscale dell'autonomia impositiva, o tagliano i servizi o aumentano le tasse, altrimenti rischiano il default sistematico. Stesse criticità si vanno determinando nelle Province (aree Vaste) sottoposte ad un ridimensionamento di ruolo, funzioni e risorse oltre che ad un taglio corposo del personale amministrativo costretto alla mobilità interna o indotta al pre-pensionamento (leggi DelRio - Fornero).

Al termine di questo breve capitolo di inquadramento generale sulla situazione economica e sociale del nostro Paese, si potrebbe dire che forse si intravede la fine del tunnel dopo un prolungato periodo di recessione e di difficoltà economiche e che quindi, nonostante le soverchianti criticità del sistema, bisogna predisporsi per cogliere interamente i segni di una possibile ripresa. Bisogna disporsi a variare il proprio modo di vivere, di produrre, di abitare il territorio, di generare cultura e conoscenza, di entrare in relazione con altre persone e altre imprese, di apprendere. Paradossalmente, in questo quadro, persino gli aspetti problematici possono trasformarsi in potenziali leve di cambiamento, ma c'è bisogno di interventi coraggiosi e strutturali, di un quadro complessivo di riforme sociali ed economiche oltre che istituzionali a sostegno del Mezzogiorno e soprattutto in favore dei Comuni. 

RIFERIMENTI POLITICI

Il quadro di riferimento politico è altrettanto instabile e contraddittorio. C'è una evidente crisi del sistema della rappresentanza democratica poiché i partiti nella loro veste tradizionale non riescono più a svolgere positivamente il ruolo a cui sono preposti secondo la Costituzione Italiana. Questo ha generato un clima di totale sfiducia che allontana i cittadini dalla politica e dalle istituzioni. La corruzione dilagante, il malcostume, l'intreccio politico-affaristico o politico-mafioso clamorosamente alla ribalta con la vicenda "Roma capitale", gli scandali del "Mose", dell'”Expo” orientano l'opinione pubblica verso la convinzione che la questione morale in questo paese non si sia mai risolta, che Tangentopoli ha diverse riedizioni come nei serial televisivi, che la politica sia una cosa sporca e che il Paese è complessivamente senza morale e fors'anche senza speranza. I partiti tradizionali, di fronte a questa deriva, offrono resistenze blande rappresentate soltanto da cambi di forma, di apparati, di classi dirigenti, di riadattamenti ideologici cui non corrisponde spesso un deciso cambiamento di contenuti di fronte ad un mondo profondamente evoluto che offre sfide che non si possono affrontare soltanto con i postulati ideologici del Novecento. Solo il PD sembra resistere alla deriva in atto, solo il PD rimane un partito popolare e di massa grazie alla nuova leadership, grazie alla capacità di assorbire un modello sociale post-berlusconiano, grazie allo strumento di partecipazione delle primarie, grazie alla decisa azione di governo del suo stesso leader. Le altre forze arrancano e la stessa Forza Italia, che pure per molti anni ha saputo interpretare sogni e ambizioni di un popolo, oggi appare in difficoltà per la crisi della sua leadership cui era evidentemente intrinsecamente legata. Di fronte a questo quadro e sotto la spinta di un populismo rivendicazionista di base, avanzano forme di radicalismo politico incarnate dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega Nord. Anche l'architettura dell'arco costituzionale solidamente ancorata ad un sistema bipolare seppur imperfetto è ormai scompaginata, così che appare ben difficile oggi riconoscere con chiarezza un polo di centrodestra ed un polo di centrosinistra. La proposta di legge elettorale in discussione col premio di maggioranza ai singoli partiti renderà ancor più arduo il riconoscimento dei poli e delle alleanze. Molte incognite dunque si agitano sul futuro del nostro sistema politico-istituzionale, molto dipenderà dalla capacità del Governo in carica di portare a compimento il programma di riforme che si è proposto di realizzare e vedere se l'Italia esce realmente dal tunnel della recessione e riesce ad imboccare la strada della ripresa, perché in quel caso sarà nuovamente il PD a guidare il gioco, altrimenti prevarranno i radicalismi, le spinte autonomiste e ci sarà uno scompaginamento degli archetipi tradizionali in un futuro per me indecifrabile.

Questo complesso quadro di riferimento politico ha già avuto le sue ricadute a livello locale perché ovunque si registra un calo drammatico dell'affluenza al voto, una regressione più o meno marcata delle forze tradizionali ed un avanzamento delle liste civiche e delle forze radicali e autonomiste.

A Mesagne registriamo il fatto del tutto inconsueto che in Consiglio Comunale siede un solo partito con riferimento nazionale: il PD, i restanti gruppi consiliari essendo tutti espressione di liste civiche. L'opposizione è composta contemporaneamente da forze di centrodestra e di centrosinistra, mentre la maggioranza è costituita da una coalizione appunto di liste civiche. E' il segno, in continuità col dato regionale e nazionale, che siamo di fronte ad una mutazione profonda del modo di concepire la politica e la partecipazione democratica. Una svolta che ha in sé l'insidia populista che può scompaginare un sistema di relazioni politiche e sociali consolidate su cui si è costruita la storia di questo Paese, ma può aprire il fronte ad un mondo nuovo in cui il superamento dei postulati ideologici porti ad un più fertile confronto sui contenuti e ad una più diretta partecipazione popolare alla vita pubblica dei cittadini.

Dunque questa legislatura si apre sotto il segno di una grande sfida, quella di saper cogliere il senso dei profondi mutamenti in atto sul piano economico-sociale e politico e dare una svolta decisiva alle sorti di questa città. Per questo noi abbiamo voluto incardinare la sfida su tre punti qualificanti

  1. Modificare e potenziare il sistema complessivo del Welfare per estendere la rete di protezione sociale verso una parte sempre più ampia di cittadini che ormai sono sulla soglia della povertà;
  2. Intercettare la ripresa avviando politiche di sviluppo a partire dal sistema dei valori territoriali della nostra città, sulla scia della sua "grande bellezza" promuovendo la conoscenza, la competenza, la ricerca e l'innovazione e fondando la speranza soprattutto sulla nostra più grande risorsa, i       giovani;
  3. Rilanciare il valore della politica in una forma nuova che tenga conto di questa spinta dal basso che preme per realizzare una "democrazia della partecipazione".

Prima di entrare nel merito degli obiettivi programmatici di legislatura riteniamo utile affrontare quei temi che consentano di acquisire un sistema valoriale di riferimento su cui articolare le linee programmatiche.

1) L 'idea di città

La città è un sistema complesso fatto di luoghi fisici e di luoghi dell'anima. E' un intreccio di strade, di case, di chiese ma anche di vite, di storie, di relazioni umane, di memorie ed il tutto conferisce ad essa una precisa identità che la fa diventare unica e irripetibile. Così è anche la nostra città: unica ed irripetibile.

Bisogna avere o riaffermare questa consapevolezza per amare la propria città e per acquisire quel senso di comunità che rinsalda le relazioni sociali e che può essere la vera forza motrice del cambiamento. Mesagne dunque è bella nel suo contesto ambientale, nella sua luce propria, nell'esser cerniera di due mari, nella fertilità della sua pianura, negli ulivi secolari, nelle sue masserie diroccate nell'afa agostana ma è anche l'odore antico del mosto, il rumore del martello del maniscalco, l'odore del pane fatto in casa, il sapore unico della purea di fave. E' il mulinar del vento in piazza Orsini, la processione dei misteri, la maestosità barocca della facciata della Collegiata, il rintocco dell'orologio del Sedile. Mesagne è la singolare struttura a forma di cuore del suo centro storico, è il cuore generoso ed operoso della sua gente, è la sua antica capacità di intrapresa in ogni settore del vivere civile, Mesagne è il suo presente afflitto ed il suo passato glorioso, è Epifanio Ferdinando, è il principe Barretta, è Don Bibbi, è l'ospedale "S. Camillo de Lellis", ed è anche la SCU e i suoi figli morti ammazzati. Tutto questo coacervo di cose, di uomini, di percezioni, di colori ed emozioni è la mia città, questo è il suo "plan", la sua identità, il suo grande punto di forza e da questo bisogna partire.

Naturalmente affermare il principio di identità non significa chiudersi in una logica di localismo anzi, in ragione dei cambiamenti legislativi in atto, soprattutto per un nuovo modello di gestione delle risorse umane e finanziarie, bisogna allargare l'orizzonte e cercare forme avanzate di collaborazione con altri Comuni per territori omogenei. La legge di stabilità ha prodotto altri effetti come lo scioglimento dei consorzi, l'istituzione prossima del centro unico di committenza, il blocco delle assunzioni, la mobilità ed il prepensionamento del personale in esubero della Provincia, la centralizzazione di uffici e servizi, sono tutte condizioni che impongono ai Comuni di mettersi insieme per meglio far fronte alle crescenti difficoltà. Il Comune di Mesagne è presente in molti organismi collegiali (Ambito Br/4, ARO, OGA, GAL), ognuno di questi organismi ha specifici ruoli e funzioni ed è spesso costituito da Comuni differenti e ciò crea frammentazione e rende disomogeneo e più fragile il nostro territorio. E' del tutto evidente che vi sono aree della nostra Provincia che hanno una preminenza di ruolo nell'attrarre progetti di sviluppo, servizi, infrastrutture. Non sfugge a nessuno il fatto che in pochi anni il nostro Comune ed il suo corrispondente bacino d'utenza abbiano perso l'ospedale, il tribunale, il giudice di pace, l'acquedotto ed ora rischia di perdere il centro per l'impiego. E' necessario ed urgente lavorare per creare un unico organismo di rappresentanza di un territorio vasto ed omogeneo che abbia stessi interessi, stessi obiettivi di sviluppo, stesse caratteristiche geo-morfologiche, sociali, culturali e che si possa organizzare per "mettere in comune" servizi e funzioni.

Questo organismo potrebbe essere l'”Associazione dei Comuni del distretto sud” (Mesagne, S. Pietro V., Torchiarolo, Cellino S.M., Torre S.S., Erchie, S.Donaci, Latiano, Oria, Francavilla F.na), e per questo obiettivo ci impegneremo da subito.

2) Civismo e legalità

Sui percorsi di legalità il Comune di Mesagne vanta una esperienza consolidata nel tempo che tuttavia deve essere aggiornata ad una situazione relativa all'ordine pubblico in evoluzione. Non si registrano infatti negli ultimi tempi delitti imputabili all'attività del crimine organizzato, i più importanti processi di mafia contro la SCU si sono conclusi ed hanno portato quasi tutti i vertici dell'organizzazione in carcere. Persistono tuttavia fenomeni di microcriminalità che fanno presagire tentativi di riorganizzazione o di diversificazione del business criminale: sono in aumento i furti negli appartamenti, nelle campagne, negli esercizi commerciali, sembra esserci una recrudescenza del consumo e dello spaccio di sostanze stupefacenti, è possibile l'insistenza di una residuale attività estorsiva e di un controllo criminale sul business delle slot machine. Quindi non è ammissibile nessun calo di tensione anzi, proprio in questi periodi di calma apparente, occorre intensificare l'attività investigativa ed il controllo del territorio per prevenire recrudescenze improvvise del fenomeno. In tal senso resta fondamentale il ruolo che hanno le forze dell'ordine che da questo punto di vista continuano a svolgere con encomiabile dedizione la loro funzione. E' necessario che persista e si rafforzi il rapporto di collaborazione instaurato nel tempo fra Comando dei Carabinieri, Commissariato di Polizia, Tenenza della Guardia di Finanza e fra questi e le istituzioni civiche a partire dal Sindaco e dalla sua Giunta, dal Consiglio Comunale, dalle Istituzioni scolastiche e dai presidi storici di Legalità presenti nel territorio. Questi, pur assolvendo ad un ruolo cruciale nella formazione della coscienza civile e nei percorsi di legalità, sono spesso poco sostenuti e talvolta non compiono adeguatamente le funzioni a cui sono chiamati. E' il caso dell'Osservatorio sulla Legalità, che negli ultimi non è riuscito a darsi obiettivi concreti, non ha svolto iniziative di rilievo e in definitiva non è più riuscito neanche a convocarsi. E' evidente che il suo ruolo deve essere ripensato. Potrebbe essere forse più utile ed incisiva l'istituzione di una Commissione Consiliare paritetica permanente su legalità e trasparenza che operi su più fronti interni ed esterni tra loro connessi: l'elaborazione del piano anticorruzione, il controllo sulla legittimità e la trasparenza degli atti amministrativi (Carta di Pisa), il controllo della gestione degli appalti e dei contratti, la destinazione ed il monitoraggio dei beni confiscati, la prevenzione della devianza minorile, delle tossicodipendenze, delle ludopatie, dell'alcolismo, la pianificazione della sicurezza urbana e rurale, il monitoraggio dei fenomeni mafiosi, del racket delle estorsioni e dell'usura ecc. Questa commissione, da costituirsi sotto l'egida della Presidenza del Consiglio, potrebbe essere aperta al contributo di tutti gli operatori specifici del settore e collaborare con queste (forze dell'Ordine, Avviso Pubblico l'associazione Antiracket, associazione Libera e Libera terra), e con tutti gli altri presìdi sociali di legalità (scuole, associazionismo laico e cattolico ecc...). Tale organismo, certamente più agile e operativo del pletorico Osservatorio, potrebbe anche giovarsi della consulenza diretta di operatori delegati dalla magistratura e dalle forze dell'ordine. E' un idea su cui naturalmente bisogna coinvolgere tutte le forze politiche e certamente l'intero consiglio comunale.

Per quanto riguarda invece il controllo del territorio, è necessario potenziare, ampliare e centralizzare il sistema di videosorveglianza esistente in aree urbane particolarmente sensibili come il Centro Storico, la Villa Comunale, la zona PIP, ma includendo anche quelle zone rurali dove insistono aggregati urbanizzati in cui sono ricorrenti i furti ed emergono discariche abusive .

C'è poi un fronte ordinario di prevenzione che riguarda tutti e che è quello del civismo nei comportamenti quotidiani. Da questo punto di vista ci pare che ci sia stato negli ultimi anni un arretramento complessivo della civiltà del nostro popolo. Sono ormai ordinari e a volte sistematiche le violazioni del codice di comportamento etico, di buona condotta, di corretta educazione; frequentissimi i soprusi, le piccole grandi scorrettezze, lo scarso rispetto per le cose, per l'ambiente e per gli altri (abbandono di rifiuti nelle campagne, parcheggio selvaggio, insolenza per la disabilità e la diversità, fenomeni di intolleranza ecc...) Su questo fronte è necessario eventualmente intensificare controlli e ove necessario disporre atti sanzionatori. Ma nel rigoroso quotidiano rispetto delle regole e nell'applicazione delle buone pratiche di convivenza civile dovremmo sentirci tutti coinvolti ed impegnati, particolarmente chi svolge un ruolo pubblico.

3) Democrazia e partecipazione

Da anni assistiamo al paradosso che più si parla di "democrazia partecipata", più la gente si allontana dalla vita pubblica. Evidentemente la democrazia della delega, quella che fonda sulla costituzione di organismi di rappresentanza (partiti, sindacati, associazioni varie) e di sovrastrutture rigidamente preordinate dall'alto non paga. Noi abbiamo istituito per statuto nel tempo un numero elevato di organismi istituzionali della partecipazione (forum tematici, Osservatori speciali, Consulte di Settore, Comitati di Quartiere ecc..), li abbiamo normati, disciplinati, convocati ma, dopo un periodo iniziale di fertile produttività, il loro slancio si è esaurito e il loro ruolo annullato. Resistono invece sul territorio e sono molto operative le associazioni spontanee di volontariato, quelle autogestite e indipendenti dal Comune (Auser, Caritas, Avis, Vincenziane ed altre), le associazioni culturali (La Manovella, Kabiria, Antonucci, le Trozzelle...). Tutte queste associazioni hanno una vita propria ed interagiscono con la pubblica amministrazione prevalentemente quando c'è una condizione di necessità o un concorso di obiettivi comuni. E' il segno evidente che la partecipazione, se e quando si determina, si determina dal basso, come una esigenza intrinseca che preesiste, risiede nel concetto di cittadinanza attiva, di civismo che appartiene ai nostri cittadini indipendentemente dal ruolo o dal sostegno pubblico. Perché si autodetermini questo meccanismo bisogna innanzitutto mettersi in ascolto. Spesso chi è investito da una responsabilità e da un ruolo pubblico crede di poter esercitare la delega per le sue specifiche capacità fidando nel proprio pensiero, nelle proprie convinzioni, nelle proprie sensibilità: niente di più sbagliato. L'investitura ad un incarico pubblico presuppone di per sé che ci si faccia carico del pensiero, della sensibilità e delle convinzioni altrui, ed oggi, per la complessità dei problemi che si è chiamati ad affrontare, è un atto di mera presunzione e fors'anche di arroganza pensare di farcela da soli o nella stretta cerchia dei politici di professione.

E' qui il passaggio critico, il punto nodale che potrebbe segnare una volta vera: chi governa deve avere un'idea, un progetto ma quel progetto deve derivare dall'ascolto degli altri e deve essere sempre aggiornato e alimentarsi dall'ascolto degli altri. Se dunque ci si predispone all'ascolto, la gente parla, si organizza, si autodisciplina, interviene nel dibattito pubblico e orienta le scelte. Per questo, fermo restando il fatto che ogni organismo ed ogni forma di partecipazione deve essere mantenuta e semmai irrobustita, noi crediamo che lo strumento più idoneo per una partecipazione attiva, propositiva e di controllo sia la costituzione di nuovi Comitati di Quartiere. Questi dovrebbero essere concepiti non già come meri organi consultivi (così come sono o sono stati), ma come strumento di partecipazione attiva alla vita del quartiere. A loro dovrebbe essere affidata la gestione e la cura delle aree verdi di pertinenza, la vigilanza e la sicurezza nel quartiere, la organizzazione degli eventi pubblici di quartiere, la destinazione delle risorse finanziarie relative, la partecipazione ad eventuali processi di pianificazione urbanistica ecc... Naturalmente questo processo richiede una ridefinizione degli ambiti urbani con una ripartizione del territorio in 4-5 circoscrizioni al massimo, richiede la redazione di strumenti normativi, una fase preliminare di informazione, formazione e condivisione e successivi passaggi elettivi. Si tratta dunque di un percorso nuovo da sperimentare, un obiettivo molto ambizioso al cui raggiungimento deleghiamo da subito un consigliere comunale.

Dopo questa breve sintesi del sistema valoriale che sottende all'indirizzo politico-programmatico del governo per la prossima legislatura, entriamo nel merito delle grandi scelte nei vari settori amministrativi cercando di garantire tre livelli minimi di analisi:

  1. a) lo stato attuale
  2. b) gli interventi contingibili ed urgenti (la città che abbiamo)
  3. c) le scelte strategiche e di prospettiva (la città che vogliamo) 

SERVIZI E SOLIDARIETA' SOCIALE

Bisogna assolutamente adattare il nostro sistema del Welfare alle mutate condizioni generali del Paese, abbandonando una concezione meramente assistenziale e riparativa di servizi e risorse che ad oggi sono specificatamente destinate a categorie ben definite di persone (anziani non autosufficienti, minori a rischio, disabili, indigenti ecc...). Il disagio sociale, la povertà, la solitudine, l'emarginazione, l'esclusione sociale sono processi che purtroppo oggi investono fasce sempre più ampie di popolazione, di cui noi percepiamo la punta di un iceberg, poiché molte di queste persone spesso non accedono ai servizi. Fra i fattori sopravvenuti nel tempo e che impongono una riflessione bisogna considerare il tema della nuove povertà che, per effetto del perdurare della crisi economica, morde anche quello che una volta era considerato il ceto medio, e arruola nuovi gruppi sociali come i disoccupati di ritorno (quarantenni o cinquantenni che perdono il posto e che restano esclusi definitivamente dal mercato del lavoro), famiglie numerose con più di 4 figli, famiglie monoreddito con 2-3 figli a carico, pensionati sociali, imprenditori, artigiani e commercianti in fallimento, immigrati, nuclei familiari monoparentali o interrazziali, famiglie di separati o divorziati ecc.).

Il primo grande problema è dunque è quello di favorire l' emersione e il monitoraggio del disagio sociale e delle nuove povertà. In questo senso l'attivazione prevista nel nuovo Piano Sociale di Zona della PUA (Porta Unica d'Accesso) che dovrebbe virtualmente favorire l'accesso ai soli servizi socio-assistenziali previsti nel PSZ, potrebbe essere estesa e ricalibrata come una sorta di osservatorio generale della povertà e dell'indigenza. Utile in tal senso potrebbe rivelarsi anche la redazione di una carta dei servizi sociali in cui siano sintetizzati percorsi, strumenti e servizi a cui i cittadini possono accedere.

Bisogna ottimizzare le risorse economiche e trovarne di nuove. E' evidente che, se si vuole ampliare la platea degli utenti e dei servizi, bisogna porsi il problema delle risorse partendo dalla consapevolezza che la spesa sociale per il nostro Comune è già molto elevata ed è al limite della tollerabilità finanziaria. Per i servizi sociali il Comune destina risorse proprie con cui copre i costi delle Borse Lavoro, dell'assistenza economica ordinaria e straordinaria, il rimborso delle spese sanitarie, i fitti e le utenze inevase... ecc... Poi ci sono i fondi specificatamente destinate dalla Regione e dalla Provincia per il pagamento delle rette per il ricovero degli anziani e dei minori in strutture socio-assistenziali protette (case di riposo e case-famiglia), i fondi per il diritto allo studio (testi scolastici) e l'integrazione scolastica. Infine ci sono i fondi specifici del Piano Sociale di Zona da utilizzare in compartecipazione con gli altri Comuni dell'Ambito BR/4 attivato ai sensi della LR 19/2006 in applicazione della legge 328/2000 e di cui Mesagne è Comune capofila. Le risorse per l'attuazione del PSZ derivano dai fondi regionali, dai fondi PAC attivati nel 2013 dal Ministero degli Interni su finanziamenti europei specificatamente destinati alle regioni meridionali definite a "rischio povertà" e da quote annuali di co-finanziamento prodotti dei Comuni. Da una sommaria ricognizione sullo stato di attuazione del 3° PSZ (siamo alla seconda annualità), salta agli occhi una evidente discrasia fra servizi e risorse finanziarie, nel senso che i primi sono tarati ed attuati sui bisogni sociali più che sui bilanci di previsione e questo espone sistematicamente l'ente capofila a frequenti anticipazioni di cassa, a ripianare debiti in consuntivo e ad una disomogenea prestazione di servizi fra i Comuni aderenti all'ambito. Per contro, le cooperative di servizio spesso non riescono a corrispondere per tempo gli stipendi ai propri dipendenti. E' necessario ed urgente pertanto ripianare la situazione, avere un più rigido controllo delle risorse ed eliminare i contenziosi ancora in essere sul dare e avere relativamente alle quote di co-finanziamento fra i Comuni dell'ambito. Ma bisogna soprattutto rimodulare gli obiettivi di piano. Il modello di welfare in applicazione ai PSZ prevede l'erogazione di una serie di servizi prevalentemente di tipo socio-sanitari, alcuni dei quali svolti in concorso con la ASL con cui è in atto uno specifico protocollo d'intesa. Questi servizi coprono un bisogno specifico di categorie protette: anziani non autosufficienti (ADI, assistenza domiciliare integrata), minori in affidamento a strutture (ADE, assistenza domiciliare educativa), disabili in assistenza scolastica o in inserimento lavorativo, ma esclude del tutto il nuovo fronte delle povertà emergenti. A fronte, cioè, di un impegno economico e finanziario rilevante, i benefici assistenziali ricadono su un numero relativamente ristretto di utenti, mentre la ricaduta socialmente più rilevante si ha per i lavoratori delle cooperative che assumono la gestione dei servizi in oggetto.

E' necessario perciò che gli obiettivi del prossimo piano di zona (2017-2020) e i relativi finanziamenti siano calibrati tenendo conto delle considerazioni qui poste, che siamo implementate le risorse, la forma del sostegno sociale e la platea storica dei beneficiari. Al Comune capofila dell'ambito spetta il compito di costruire un percorso condiviso con gli altri Comuni e lanciare una sfida alta alla Regione per una nuova politica del Welfare.

Temo tuttavia che l'onda d'urto del bisogno di pane, lavoro e casa, sarà tale che, quand'anche tutto andasse nella direzione sperata, ciò non sarebbe sufficiente a coprire i bisogni; perciò bisogna attivare energie supplementari per costituire una rete di solidarietà sociale e di accoglienza che coinvolga tutto il nostro sistema del volontariato, le agenzie solidaristiche, il terzo settore (Caritas, Parrocchie, Auser, Comitati di Quartiere ecc...) perché fra pubblico e privato sociale si strutturi un sistema reticolare che copra la molteplicità delle esigenze.

In questo ambito potrebbero costituirsi "Centri per le Famiglie" ove si possano "demedicalizzare" gli interventi socio-assistenziali attraverso strumenti già sperimentati altrove di affido temporaneo in reciprocità, centri di ascolto, banche del tempo, assistenza scolastica ecc..

Bisogna altresì cercare di invertire il rapporto e gli investimenti fra assistenzialismo e servizi, fra sussidiarietà ed autonomia in modo che si passi dalla dipendenza all'autodeterminazione, dall'elemosina alla pubblica utilità. Bisogna ridurre il contributo economico ordinario e straordinario in favore di forme di mutualità e reciprocità come le borse lavoro, gli stages formativi, il baratto fiscale, il baratto sociale, la cooperazione per il reinserimento lavorativo ecc.

Bisogna valorizzare al meglio la grande risorsa degli Anziani di Pubblica Utilità nel consolidamento e nella trasmissione della memoria collettiva, della cultura e delle tradizioni locali, nella formazione civile delle giovani generazioni, nei programmi dedicati alla prevenzione, alla cura e al rispetto per l'ambiente. Ma gli anziani potrebbero svolgere anche funzioni di vigilanza nelle scuole, di ausiliari del traffico, di sorveglianza e sicurezza sociale così come potrebbero manutenere piccole aree di verde pubblico, o tenere in vita arti e mestieri in via di estinzione.

E' tempo che il nostro Comune si attivi per avviare iniziative e percorsi di multiculturalità per favorire l'integrazione multietnica fra le comunità di immigrati presenti nel nostro territorio. E' necessario preventivamente studiare le mutazioni in atto dei flussi migratori e le nuove esigenze legate alla presenza nella nostra città della terza generazione di Albanesi, che ormai sono a tutti gli effetti cittadini mesagnesi, e le nuove ondate migratorie provenienti dai paesi dell'est (soprattutto rumeni) che sono portatori di altri modi di vivere ed altri bisogni. Ma la multiculturalità non è legata solo ai processi di integrazione ma anche e soprattutto alle dinamiche di interscambio economico e culturale con altri Paesi, sia quelli del fronte europeo sia quelli che affacciano sul Mediterraneo. Con queste regioni in particolare sono già stati attivati già progetti virtuosi di interscambio culturale ed economico soprattutto sul versante del turismo, che vanno rilanciati nella logica che vede la Puglia come ponte di collegamento fra l'Occidente e l'Oriente.

Un ulteriore obiettivo di civiltà è quello per cui anche il Comune di Mesagne istituisca il registro delle unioni civili, in modo tale da consentire alle coppie dello stesso sesso, prima di un intervento normativo che regoli in via definitiva la materia, un primo riconoscimento di tali vincoli affettivi e dei loro diritti civili .

Politiche di sostegno all'infanzia e alla disabilità

Su questi fronti scontiamo un ritardo e fors'anche una generale insensibilità che debbono essere colmati per attestarci su livelli di civiltà ordinaria. Ci sono poche aree dedicate alle attività ludiche e quelle esistenti sono spesso in disuso o in stato di abbandono, scarse le aree parco e le iniziative in favore dell'infanzia che non siano quelle promosse dalle agenzie formative. L'accesso ai servizi scolastici e ludici ed il sostegno ai bambini e alle famiglie di lavoratori dovrebbe essere ampliato e garantito a tutti, tenendo presente che ormai, per i principi di finanza pubblica imposti dallo Stato centrale, i servizi individuali debbono essere interamente autofinanziati; per cui bisogna obbligatoriamente ammortizzare i costi con le rette individuali opportunamente calibrate secondo le varie fasce di reddito.

Sebbene le leggi obblighino i Comuni e le aziende che operano nel settore dei LLPP all'abbattimento delle barriere architettoniche, la nostra città, i nostri servizi pubblici, i nostri impianti sportivi sono ancora un labirinto, una gimkana, un campo di battaglia quando non totalmente inaccessibili per i portatori di handicap: bisogna dotarsi di una mappa aggiornata delle carenze e predisporre un piano organico di interventi da finanziarsi con finanziamenti esterni.

Relativamente alle politiche giovanili, la città di Mesagne vanta una storia tanto consolidata da avere prodotto esperienze di eccellenza soprattutto nel campo della aggregazione sociale, della gestione del tempo libero, della formazione attraverso il Salento Fun Park e Lab Creation, istituzioni che vanno sostenute e rafforzate. Anche nel panorama della formazione scientifica e tecnologica abbiamo raggiunto risultati considerevoli e ancora ne raggiungeremo grazie ai progetti in allestimento nel “Convento del terzo millennio - Isbem” specie se l’amministrazione pubblica rinsalderà le relazioni virtuose avviate con l’Ente morale ISBEM magari attraverso la costituzione di una fondazione. Il fronte debole delle politiche giovanili rimane il problema del lavoro che non c’è e lo scarso o nullo inserimento dei giovani in ruoli e funzioni di responsabilità nella società. Su questo fronte bisognerà fare uno sforzo supplementare per trovare strumenti e competenze che ci aiutino a capire quali percorsi intraprendere. Bisogna attivare un servizio di informazione-formazione e di orientamento permanente per giovani disoccupati, servizi di supporto tecnico per la creazione di nuove imprese giovanili e magari allocare queste funzioni in un contenitore, in uno spazio idoneo che si caratterizzi altresì come dimensione di aggregazione e di fertile contaminazione di idee. Bisogna favorire la nascita di forme associative, di cooperative giovanili e affidare loro servizi di pubblica utilità, di consulenza e di progettazione innovativa.

Lavoro.

Il Comune non è per sua natura né un datore di lavoro, né una agenzia interinale, né tantomeno un ufficio di collocamento. Il mercato del lavoro ha dinamiche sue proprie, una sua giurisdizione e sue regole per questo bisognerebbe rifuggire dalla logica storicamente consolidata che il Comune o i politici possano dare risposte singole ai tanti, tantissimi disoccupati. Quando questo succede (sempre più raramente) qualcuno “si salva” ma cresce l’ingiustizia sociale. Il Comune può e deve invece determinare occasioni di sviluppo, promuovere l’impresa, avviare opere pubbliche che generino lavoro e fare in modo che tutti siano messi nelle condizioni di potervi accedere. Deve offrire informazione e formazione, deve agevolare la costituzione di organismi collegiali, la creazione di consorzi, di associazioni di imprese, può e deve favorire l’incontro fra domanda ed offerta, può rafforzare le esperienze già avviate delle “borse lavoro” e dei “contratti di apprendistato o stages formativi” presso aziende locali.

SALUTE E AMBIENTE

Il tema della sanità per la nostra città appare intimamente connesso al destino dell'ospedale S. Camillo de Lellis. I piani di riconversione via via proposti dall'Assessorato Regionale alla Salute e dalla direzione generale della ASL BR/1 in ossequio al piano di riordino della rete ospedaliera imposta dal Governo centrale, hanno prodotto varie ipotesi di riorganizzazione, tutte orientate nella direzione di trasformare il presidio ospedaliero in una sorta di distretto poliambulatoriale a servizio del territorio con particolare destinazione per le patologia della senescenza, per le patologie neoplastiche terminali e per la riabilitazione. L'ultima ipotesi avanzata dal direttore generale dr. Pasqualone, di cui si è fatto cenno sulla stampa, prevede l'istituzione dell'hospice e di un non meglio precisato centro di telemedicina. Tutte le opzioni fin qui avanzate non hanno trovato complessiva soluzione perché non finanziate, per cui una struttura con una dotazione organica e strumentale di prim'ordine che ha storicamente servito un grosso bacino d'utenza con qualità ed efficienza, oggi galleggia in una sorta di limbo dal destino indeterminato. Fino ad ora restano operativi: un posto di primo soccorso con servizi di radiologia e cardiologia part-time, una divisione di medicina generale e di lungodegenza e alcuni servizi specialistici di piccola chirurgia ed oculistica in day-service e in day surgery, un laboratorio di biomeccanica posturale e poco altro. Noi dobbiamo mantenere ferma la determinazione che l'impianto complessivo resti quello del distretto ospedaliero con il mantenimento dei 42 posti letto promessi, con il ripristino dei servizi dismessi o depotenziati e semmai con l'avvio di esperienze di avanguardia sul tema della prevenzione.

Non si può disconoscere altresì il fatto che sul nostro territorio insistono importanti strutture protette private e/o private convenzionate per anziani non autosufficienti e per pazienti psichiatrici e che questo fronte dell'assistenza sanitaria tenderà sempre più ad estendersi e a coinvolgere interessi economici consistenti. È necessario, pur nel distinguo dei ruoli reciproci, avere rapporti di collaborazione in modo che l'ente pubblico abbia contezza dei servizi offerti e della qualità complessiva degli stessi, stabilisca ambiti di cooperazione nell'interesse di tutelare comunque la salute pubblica.

Ma lo stato di salute di una città non si determina solo sulla presenza e sull'efficacia degli strumenti di cura, quanto sulle misure messe in atto per la prevenzione e per garantire complessivamente alti livelli di vivibilità secondo il modello già sperimentato e sempre attuale delle "città sane". Su questo progetto la nostra città ha avviato in passato uno studio analitico ed ha elaborato piani operativi d'intervento per migliorare la qualità ambientale, la qualità alimentare, la qualità della conoscenza, la qualità delle relazioni umane e sociali ecc... In questo senso bisogna:

  • Ridurre le emissioni di CO2 del 20% rispetto ai valori medi del 2007 mediante avvio delle azioni previste nel PAES (Piano di Azione Energia Sostenibile) – Iniziativa Europea del Patto dei Sindaci formulato nel 2014 attraverso la promozione della mobilità sostenibile, pedonalizzazione di aree specifiche del centro urbano, riduzione del consumo di energia convenzionale e promozione delle fonti di energie alternative
  • Potenziare monitoraggio ambientale mediante ulteriori centrali di rilevamento ARPA
  • Ampliare il capitolato d'appalto per la manutenzione del verde pubblico al fine di potenziare e migliorare il servizio, ripiantumare alberi divelti o essiccati nelle varie zone del paese. Interessante potrebbe essere anche la realizzazione, in concorso con gli operatori sociali e/o comitati di quartiere degli orti urbani.
  • Salvaguardare le fonti di approvvigionamento idrico e favorire il riuso delle acque reflue o meteoriche magari per scopi irrigui. Favorire la installazione delle così dette "case dell'acqua" (sistemi di potabilizzazione a basso costo per abbattere il consumo dell'acqua in bottiglie di plastica)
  • Incentivare gli interventi di bio-edilizia di bio-architettura e l'uso di materiali a basso dispendio energetico
  • Tutelare le aree protette, salvaguardare il sistema idrico superficiale, il territorio ed il patrimonio rurale
  • Promuovere la cultura della dieta mediterranea, dell'attività fisica e dello sport ed il concetto di prevenzione attraverso cambiamenti di stili di vita. Per il pieno raggiungimento di questo obiettivo è necessario interagire positivamente con tutte le associazioni variamente impegnate su questo fronte che hanno accumulato esperienza e conoscenza e che hanno attivato percorsi virtuosi dal grande valore educativo (Lega Ambiente, Cicloamici, Mesagne Bene Comune, Associazioni di Consumatori, Circoli Scolastici, le associazioni di Scout...)

Raccolta e smaltimento RSU

E' una delle questioni cruciali su cui si gioca il destino delle amministrazioni locali sia per le implicazioni finanziare (è questa la voce di maggiore spesa per i Comuni, previsione per il 2015 circa 5.300.000), sia per la fiscalità generale, considerando che la gestione della raccolta e smaltimento dei RSU è completamente a carico dell'utenza e per l'impatto ambientale che questa determina. Ebbene, da una prima approssimativa disamina della situazione, mi sento di dire che la situazione è complessivamente molto compromessa. Alcuni problemi sono di natura meramente legislativa: con la LR n° 24 del 2012 la Regione Puglia ha imposto la dismissione delle le ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) che avevano in gestione l'intero ciclo di RSU e li ha sostituiti con due organismi virtualmente complementari le ARO (Ambiti di Raccolta Ottimale) e l'OGA (Ambito Gestionale Ambientale) a cui è demandata la funzione di gestire il processo di trasformazione e smaltimento dei RSU. I due organismi però non sono sovrapponibili poiché, mentre vi sono 4 associazioni di Comuni afferenti alle ARO in provincia di Brindisi (ognuno dei quali sviluppa autonomi percorsi e progetti differenti in relazione a raccolta, trasporto e conferimento), c'è una sola OGA per l'intera provincia col compito di sovraintendere allo smaltimento dell'RSU dell'intera provincia. Questa discrasia crea problemi e talvolta conflittualità fra le diverse ARO dell'unica OGA e rende questo organismo estremamente complesso e farraginoso con i riferimenti tecnici designati quasi tutti afferenti al Comune di Brindisi che ha un evidente ruolo di preminenza.

La Regione ha altresì imposto ai Comuni la gestione unica della RSU nell'ambito dell'ARO e nelle more dell'attuazione della gara impedisce ai Comuni tanto l'espletamento di gare individuali, quanto la possibilità di concessione in proroga dei servizi esternalizzati in atto. Ma siccome le procedure di gara sono più lunghe e farraginose del previsto (la nostra ARO per questo è stata commissariata), i Comuni sono stati spesso costretti, e temo che ancor lo saranno, ad una reiterata decretazione sindacale d'urgenza al limite della legittimità per prorogare il servizio

La Regione obbliga i Comuni al raggiungimento di obiettivi standardizzati di raccolta differenziata, pena multe salatissime, pur nella consapevolezza che non c'è nessun ambito territoriale in Regione che abbia una dotazione strumentale adeguata per chiudere il ciclo dei rifiuti e raggiungere gli obiettivi imposti. Il Comune di Mesagne, che risulta essere tra i più virtuosi nell'intera Regione con tassi di differenziata mai al di sotto del 65%, non ha da questo sforzo un corrispettivo beneficio economico in termini di costi e di tassazione.

In Provincia di Brindisi la situazione è ancor più drammatica per una dotazione strumentale assolutamente insufficiente. C'è un solo impianto di compostaggio per l'umido che è ormai irrimediabilmente fuori uso da oltre un anno ed un solo impianto di CDR per la separazione dell'organico dall'indifferenziata che di fatto non ha mai funzionato e che ha bisogno di un importante intervento di "revamping" per tornare ad essere operativo. Questo impianto è gestito dalla ditta Nubile con cui l'OGA ha in corso una transazione difficilissima per cercare di rivalersi da una serie conclamata di inadempienze della ditta. C'è una sola discarica pubblica in contrada Autigno che però è posta sotto sequesto per clamoroso e gravissimo inquinamento di percolato in falda profonda. C'e infine una discarica privata di soccorso adiacente ad Autigno che smaltisce per ARO BR4 l'indifferenziata pretrattata male dalla ditta Nubile. Questo passaggio improprio produce una lievitazione della tariffa che dagli originari 94 euro a tonnellata passerebbe agli attuali complessivi 160 euro circa. Come si può facilmente dedurre, in Puglia ed in Provincia di Brindisi il tema dello RSU è un tema largamente irrisolto e sempre al limite dell'emergenza igienico-sanitaria ed ambientale. Ci vorrà uno sforzo sovrumano da parte del nuovo Governatore per ripianare una situazione largamente e drammaticamente compromessa.

A questi problemi sovracomunali si sovrappongono i problemi legati alla gestione che il Comune di Mesagne ha in corso con la ditta Axa-Gial Plast con cui non infrequentemente si determinano contenziosi circa l'efficienza del servizio e il non preciso rispetto del capitolato. Poi persistono i problemi atavici legati alla piattaforma ecologica della zona industriale che continua a presentare problemi strutturali irrisolti nonostante gli interventi realizzati e le problematiche inerenti la nuova piattaforma in fase di realizzazione di via Marangio (zona Industriale) fortemente osteggiata dagli operatori della zona PIP.

Il 31/7/2015 è stato finalmente pubblicato il bando di gara per la gestione unica della RSU nella nostra ARO. Trattasi di una gara per un importo di circa 30.000.000 di euro di portata internazionale che sicuramente darà adito a ricorsi e controricorsi i quali produrranno uno slittamento dei tempi di affidamento del servizio. Il nostro Comune ha svolto un ruolo decisivo nell'allestimento del capitolato di gara ed ha previsto per margini significativi di miglioramento del servizio di raccolta e di pulizia generale del paese con importanti novità che valuteremo nel dettaglio, ma è evidente che, nonostante ciò, resteranno in piedi tutti i problemi relativi al processo di trasformazione del differenziato.

In questo quadro d'insieme si può concludere che il Comune di Mesagne ora, inserito nella gestione unica, deve trovare la forza politica, la capacità contrattuale e di controllo per risalire la china e ottimizzare il servizio in funzione dei costi. Pur nella criticità del sistema bisogna tuttavia centuplicare gli sforzi per realizzare alcuni miglioramenti del servizio ed alcune economie di scala. Queste alcune proposte operative (alcune delle quali già contenute nel nuovo capitolato):

  • Servizio di porta a porta di tipo spinto anche per il verde (sfalciatura)
  • Intensificazione recuperi extraurbani ed urbani
  • Servizi dedicati agli operatori commerciali e a categorie svantaggiate (disabili, allettati...)
  • Incentivazione alla raccolta differenziata dei rifiuti: chi differenzia maggiormente deve pagare di meno, mediante predisposizione di criteri di premialità (es. meno indifferenziato in peso più premialità, più frazioni differenziate, più premialità da rilevare attraverso macchinari per rilevamento dei quantitativi di plastica, carta e vetro da posizionare presso i centri di raccolta, incentivazione all’uso di compostiere per le zone rurali etc). Le finalità sono il risanamento ambientale, l'abbassamento dell'eco-tassa e l'aumento dei benefici ANCI-CONAI
  • Avvio di ulteriori centri di raccolta (via Marangio e via San Donaci) al fine di ottimizzare servizi e venire incontro alle esigenze del cittadino
  • Potenziamento di vigilanza e controllo del territorio mediante l’introduzione di sistemi di videosorveglianza, anche mobile, per il controllo delle zone soggette ad abbandono dei rifiuti
  • Sensibilizzazione della cittadinanza alla differenziazione dei rifiuti mediante un appropriato piano di comunicazione (es. esperienze di compostaggio nelle scuole)
  • Ricorso a fondi regionali o nazionali per incentivare lo smaltimento dei rifiuti speciali da parte dei cittadini mediante contributi allo smaltimento (es. amianto)

USO E ASSETTO DEL TERRITORIO

Gli elementi caratterizzanti la storia recente del nostro territorio urbano e rurale impongono una riflessione articolata. Contrariamente ad una convinzione antica, il nostro territorio ha intrinseci elementi di fragilità e vulnerabilità che, a fronte di repentini cambiamenti climatici, hanno determinato importanti e ripetuti fenomeni di dissesto idrogeologico in aree urbane e rurali. I processi espansivi di edilizia residenziale, gli insediamenti industriali, l'edificazione massiva nelle campagne, gli interventi infrastrutturali hanno determinato un eccessivo consumo del suolo ed un'espansione abnorme dell'area urbana che rende difficile la gestione complessiva del territorio per la necessità di estendere oltremisura urbanizzazioni e servizi. Il vecchio strumento urbanistico (PRG) ha lasciato irrisolte alcune questioni cruciali quali: la lottizzazione delle zone C di espansione, la disciplina della residenza nelle campagne, la mancata redazione di un nuovo strumento attuativo del Centro Storico riperimetrato, il decentramento degli standard nelle zone di frangia ecc.. La crisi economica ha favorito un rapido declino dell'agricoltura, per cui il territorio rurale si è impoverito, molti terreni produttivi sono stati abbandonati e le colture sostituite da impianti fotovoltaici che, grazie ad una improvvida Legge Regionale e a processi speculativi da parte di grandi gruppi industriali multinazionali, hanno cambiato il volto dell'ambiente e del paesaggio. Le nuove frontiere della disciplina urbanistica e la pianificazione regionale in vigore negli ultimi anni hanno favorito e promosso sempre più interventi di riqualificazione e di recupero mirati rispetto agli interventi di pianificazione tradizionali.

Tutte queste considerazioni portano ad avere come obiettivo prioritario e strategico la redazione del nuovo PUG (Piano Urbanistico Generale) con cui dare soluzione alle questioni ancora sospese e disegnare lo sviluppo della città del futuro secondo nuove linee guida che mettano freno ai processi espansivi ed al consumo del suolo, a favore di interventi di recupero- riqualificazione e ottimizzazione delle risorse.

Nel breve-medio termine bisogna tuttavia bisogna:

  • Attenzionare il nostro sistema idrografico superficiale e garantire gli opportuni interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sulle opere già realizzate (manutenzione del canale Galina Capece e del suo bacino di raccolta, pulizia e manutenzione delle vore (interventi questi pianificati dal Consorzio di bonifica Arneo ma non ancora realizzati), pulizia sistematica dei pozzi assorbenti e della fogna bianca ecc...
  • Portare a compimento il piano degli interventi infrastrutturali, quali:
  1. Completare la circonvallazione sud (la vicenda giudiziaria relativa al blocco del secondo lotto aspetta a giorni la sentenza definitiva del Consiglio di Stato)
  2. Spingere l'Anas a ritornare sul tema dello svincolo della circonvallazione sud sulla statale 7 in direzione Brindisi e in direzione Taranto con accesso all'area commerciale del PIP
  3. Sistemare i rondò extraurbani sulla circonvallazione sud e lo svincolo sulla strada statale Mesagne-Latiano che, così com'è, ha già determinato numerosi incidenti e altri sicuramente ne provocherà.
  4. Predisporre ulteriori rondò in zone abitate ad alta criticità di traffico come gli svincoli di viale Indipendenza su via Brindisi e su via Reali di Bulgaria.
  • Ridurre la pressione fiscale e abbassare il valore veniale delle aree nelle zone C di espansione sprovviste dei relativi Piani di Lottizzazione fino alla loro eventuale ritipizzazione all'interno del PUG. Valutare la possibilità di attuare lottizzazioni per subcomparti o il ripristino volontario della tipizzazione a zona E senza pretese transattive.
  • Bisogna assolutamente risolvere il problema della carenza di standard in zona B, in particolare bisogna reperire aree di parcheggio a ridosso del perimetro del Centro Storico per favorire l'obiettivo strategico di pedonalizzare l'intero centro storico che è il presupposto indispensabile su cui costruire una reale prospettiva di sviluppo. In questo senso va riconsiderata l'ipotesi di istituire la sosta a pagamento con parcometri lungo tutto il perimetro del Centro Storico e l'ipotesi di realizzare un grande parcheggio urbano in project financing.
  • E' necessario bloccare l'installazione di ulteriori impianti fotovoltaici in aree agricole e pretendere il pagamento della TOSAP su cavidotti interrati negli impianti regolarmente autorizzati e realizzati. In attesa del nuovo strumento urbanistico valutare la possibilità di modifiche le NTA del PRG per incentivare lo sviluppo rurale (agriturismo, turismo rurale, masserie didattiche, orti biologici e altre attività produttive ecocompatibili)
  • Completare l'iter amministrativo di approvazione del PIP
  • Attivare e rendere operativo il Piano della Protezione Civile
  • Redigere un nuovo piano traffico con l'obiettivo di decongestionare i punti nevralgici della città, chiudendo il centro storico.
  • Potenziare la mobilità sostenibile su due ruote magari con la realizzazione di nuove piste ciclabili e la trasformazione di quelle esistenti desuete ed inutilizzate.
  • In conformità con la nuova progettazione urbanistica, bisognerà programmare progetti specifici di rigenerazione/riqualificazione di aree urbane e suburbane ancora degradate (area ex macello, area stazione ferroviaria) ed avanzare una grande proposta progettuale (magari attraverso un concorso di idee) per la riqualificazione di piazza Vittorio Emanuele II.
  • Avviare un progetto complessivo di riqualificazione e decoro urbano reclutando le vie e le porte d'accesso alla città, gli spazi morti, le aree dismesse, le zone di verde pubblico, i viali alberati ed ogni angolo fin qui lasciato in stato di abbandono con interventi mirati che favoriscano il riuso pubblico magari in concorso con i cittadini residenti che potrebbero concorrere alla progettazione ed alla manutenzione degli interventi effettuati.
  • Affidare a terzi, mediante avviso pubblico, la realizzazione di un progetto di riqualificazione e gestione della pineta Baden-Powell al fine di realizzare un parco suburbano.

Opere Pubbliche

Per la relazione dettagliata si rimanda al programma triennale delle OOPP, di seguito riportiamo alcune opere pubbliche di prossima realizzazione ed alcuni obiettivi strategici.

Molti interventi sono stati pianificati dalla precedente amministrazione a cui va ovviamente il merito, a noi il dovere di seguire e vigilare sulla perfetta realizzazione delle opere.

E' in corso di realizzazione la rigenerazione urbana della zona dell'ex campo sportivo su cui l'assessorato ha avviato la singolare esperienza dei "cantieri aperti" con cui si intende estendere la partecipazione dei cittadini anche alla fase esecutiva degli interventi.

Abbiamo realizzato il rifacimento del manto erboso dello stadio "Guarini", necessario per ottenere l'omologazione dell'impianto e abbiamo predisposto un progetto per la realizzazione di una seconda strada d'accesso all'impianto ed un adeguamento delle aree parking, condizioni indispensabili per garantire la viabilità e la sicurezza.

E' necessario realizzare a breve il secondo lotto (finanziato) di ampliamento del Cimitero Comunale in modo da poter cedere i suoli ai privati per la realizzazione delle tombe gentilizie e con gli introiti finanziare il completamento dell’opera con la realizzazione delle tombe comunali e delle urbanizzazioni secondarie.

Sta per essere appaltato il già citato intervento di rifacimento della fogna bianca nel CS. Potrebbe essere l'occasione, e si sta percorrendo questa strada, per attuare nella circostanza il progetto del "tunnel intelligente", per inserire in unica condotta tutti i sottoservizi; ma, al di là di questo obiettivo, bisogna vigilare sulla perfetta esecuzione delle opere, soprattutto degli interventi di ripristino.

E' stato finanziato per 500.000 euro dalla Regione Puglia il progetto preliminare per la riqualificazione del parco di Muro Tenente, ora siamo nella fase degli adempimenti amministrativi.

E' stato finanziato sempre dalla Regione un intervento di risanamento e ristrutturazione della scuola media statale "Borsellino" per un importo di 1.000.000 di euro.

Abbiamo aderito ad un bando pubblico regionale per interventi di ristrutturazione e/o realizzazione di unità immobiliari già destinate o da destinare a ERP. L'intervento economico finanziario oscilla dai 500.000 ai 5.000.000 di euro; l'ufficio ha predisposto un piano di massima indicando fra gli altri la possibilità di destinare ad ERP l'immobile già sede del Tribunale. Altri immobili di proprietà comunale, comprese alcune unità immobiliari sequestrate alla mafia, vanno ricompresi in quelli da ristrutturare e destinare a ERP.

In assenza di finanziamenti pubblici dedicati abbiamo in animo di adire ad un mutuo per la realizzazione di un intervento complessivo di rifacimento del manto stradale in tutta la città. E' necessario altresì un intervento radicale per il rifacimento della segnaletica orizzontale e di quella verticale in grave sofferenza.

Sul piano del risparmio energetico si sta pianificando la possibilità di affidare in project financing il progetto di ristrutturazione, ampliamento ed efficientamento della rete di Pubblica Illuminazione che dovrebbe comportare un risparmio nei costi di gestione e nella bolletta. E' già stato appaltato il piano di intervento per l'efficientamento e la gestione complessiva degli impianti di riscaldamento degli edifici pubblici. E' stato altresì disposto un intervento tecnico, fin qui disatteso, per attivare i pannelli solari posti sugli immobili comunali.

E' stata avviata una verifica tecnica sullo stato dei luoghi e sugli adempimenti amministrativi relativi alla pista ciclabile di via Marconi nella prospettiva di rimuoverla.

Circa gli immobili di proprietà comunale abbiamo acclarato l'indirizzo generale di inserire fra i beni alienabili tutti gli immobili di proprietà su cui l'amministrazione non ha possibilità o capacità di intervento. Relativamente alla masseria "Belloluego", l'indirizzo politico conferma l'idea che ove vi fosse un progetto pubblico interamente finanziato per il suo risanamento e la destinazione d'uso pubblica quella sarebbe la opzione principale, ma ove ciò non dovesse determinarsi stante l'elevato costo del recupero (stimato in alcuni milioni di euro), stante lo stato di abbandono e di degrado, noi pensiamo che non si possa interdire l'opzione di una cessione a privati per la realizzazione di un progetto che comunque avesse ricadute pubbliche ed occupazionali per il territorio, per questo riteniamo che il bene debba comunque essere inserito fra gli alienabili.

Abbiamo infine in animo di intervenire per recuperare l'immobile dell'ex convento dei Domenicani per la creazione di un laboratorio urbano ed uno spazio di co-working finalizzato ad attività giovanili. 

CENTRO STORICO

Sul valore che il centro storico ha avuto ed ha nel consolidare l’identità della nostra comunità sono stati versate fiumi di parole, esiste una florida produzione letteraria e soprattutto c'è ormai una consapevolezza condivisa che appartiene al popolo. Vedere oggi frotte di turisti aggirarsi con il naso all'insù e bearsi della bellezza straordinaria del nostro centro storico nonostante limiti e palesi inefficienze sembra un fatto scontato, invece non bisogna mai dimenticare ciò che il centro storico è stato in un passato neanche tanto remoto. Questa valutazione retrospettiva consegna ai mesagnesi la consapevolezza che tutte le amministrazioni che ci hanno preceduto hanno perseguito con determinazione l'obiettivo di far rinascere il cuore della nostra città e noi non possiamo che metterci sulla stessa scia. Il poderoso intervento pubblico nella direzione di restituire alla loro antica bellezza i beni monumentali (Castello, Palazzo Guarini, Palazzo Piazzo, la Chiesa Matrice, la Chiesa dei SS.mi Cosimo e Damiano, la facciata di S.Anna, la Pinacoteca, il palazzo sede del GAL), gli interventi in favore dell'edilizia residenziale pubblica e i generosi interventi finanziari per il recupero dell'edilizia privata e degli insediamenti commerciali, gli interventi infrastrutturali ancora in corso, lo sforzo per la valorizzazione delle aree archeologiche, la riqualificazione di piazza Commestibili, la capacità di far fronte con prontezza ai ripetuti fenomeni di dissesto, sono tutti aspetti che debbono essere considerati per comprendere lo sforzo che la città ha fatto.

Oggi si tratta di rimodulare e attualizzare questo progetto e questo sforzo in una direzione nuova che veda il cuore della città al centro di un progetto complessivo di rilancio economico e sociale dell'intera comunità. Non è più procrastinabile un progetto unitario d’intervento che coinvolga tutti i soggetti pubblici e privati che ruotano intorno a questo ambito poiché unitario deve essere considerato il campo d’azione. La ridefinizione urbanistica, gli interventi di riqualificazione e arredo urbano, lo studio della viabilità interna, la destinazione d'uso dei contenitori pubblici, il rilancio dell'edilizia privata, lo sviluppo turistico, la promozione dei beni monumentali, l’industria culturale, sono tasselli di uno stesso mosaico che devono integrarsi, per cui bisogna anzitutto promuovere l'attivazione di un tavolo di concertazione che coinvolga le associazioni culturali, le associazione dei ristoratori e degli albergatori, i commercianti, i cittadini residenti, affinché le questioni nodali, tra loro intersecate, siano dipanate nel massimo del coinvolgimento possibile.

Qui introduciamo solo alcuni spunti di riflessione da affidare alla discussione.

  • Da un punto di vista della strumentazione urbanistica bisogna ricordare che il vecchio PR, che ha avuto il grande merito storico di preservare e tutelare il centro storico ed il suo valore culturale, deve essere riaffermato. Tuttavia, poiché ritengo che quell'impianto rigorosamente vincolistico ha già prodotto tutti i suoi effetti positivi, oggi sarebbe forse più opportuno aderire ad una strategia maggiormente flessibile che tenga conto soprattutto degli aspetti turistici, commerciali e culturali, oltre che urbanistici. Il vincolo assoluto che vieta la demolizione dovrebbe essere riconsiderato almeno per alcuni manufatti che sono soltanto ruderi e andrebbe valutata la possibilità di allentare le maglie dell'edificato per meglio valorizzare le piazze, le corti, i vicinati.

Il nuovo piano urbanistico deve mirare, in prospettiva, alla chiusura al traffico veicolare dell'intero centro storico, che mi pare un prerequisito fondamentale per rilanciarlo in una prospettiva futura. Questo obiettivo strategico naturalmente può essere perseguito solo se si risolve il problema della sosta a ridosso del suo perimetro, se si garantiscono adeguatamente le esigenze di residenti e commercianti e se si attivano esperienze di mobilità alternativa. Un idea che andrebbe ripresa è quella di valutare le possibilità di acquisizione del cinema Ariston e la sua trasformazione attraverso project financing in parcheggio urbano pluripiano. Intanto si può procedere per step, ampliando le aree ATL, attuando aree di sosta a pagamento, estendendo i periodi di chiusura completa già in atto nel corso dell'”estate mesagnese”.

  • Sostenere con fondi specificatamente mirati il definitivo recupero dell’edilizia residenziale, la cura e l’arredo urbano con progetti mirati e col coinvolgimento dei residenti e predisponendo una segnaletica di qualità multilingue, oltre agli infopoint già esistenti ed in procinto di essere installati.
  • Riconsiderare, nelle more delle disponibilità finanziarie, di acquisire l'immobile ex Cassa di Risparmio, una costruzione completamente fuori contesto che forse andrebbe abbattuta o almeno radicalmente ripensata.
  • Destinare piazza Commestibili
  • Elaborare un "libretto del colore e degli infissi"e disciplinare meglio l'occupazione suolo del pubblico
  • Incentivare il sistema ricettivo interno ( b&b, affittacamere, albergo diffuso) e favorire la realizzazione di un "brand" specifico della ristorazione locale, oltre a promuovere la costituzione di un organismo unitario di rappresentanza di albergatori e ristoratori per operare interventi in sinergia.

Per le questioni relative alla valorizzazione e promozione dei beni monumentali rimandiamo agli appositi capitoli.

SVILUPPO ECONOMICO

Rilanciare lo sviluppo economico, attrarre investimenti, creare nuovi posti di lavoro rappresenta la priorità assoluta su cui investire tutta l’azione di governo per l’intera legislatura, ben sapendo che questo obiettivo è nel contempo il più ambizioso ma anche il più difficile da raggiungere stante la congiuntura generale sfavorevole e la scarsità degli strumenti economico-finanziari a disposizione degli enti locali. In questo ambito tuttavia bisogna avere una direzione di marcia che è già segnata nella storia recente del nostro paese e che passa attraverso la realizzazione di progetti e pratiche di sviluppo che salvaguardino l’ambiente e tutelino la vivibilità complessiva del nostro territorio. Bisogna perciò da un lato rimuovere i vincoli che ostacolano la nascita, il consolidamento di nuovi e più adeguati insediamenti produttivi in modo da attrarre investimenti esterni, dall'altro promuovere condizioni di sviluppo legate alla piena valorizzazione delle risorse locali, alla crescita delle attività esistenti.

Finanziamenti

Il tema più importante è quello che riguarda i finanziamenti. Auspico che si concretizzi il proposito annunciato in questi giorni dal sottosegretario Del Rio di destinare 15 miliardi di euro per investimenti infrastrutturali e che di questi un sostanzioso pacchetto sia destinato al rilancio del Mezzogiorno. Ma intanto è necessario che i Comuni si attivino per favorire forme avanzate di finanza compartecipata che consenta investimenti privati in opere pubbliche e che soprattutto non perdano il treno dei finanziamenti Comunitari. Dobbiamo predisporci a istituire rapidamente l'Ufficio Europa al fine di migliorare l’accesso dell’Amministrazione Comunale alle opportunità finanziarie dell’Unione Europea, a promuovere un profilo internazionale della nostra città, a sviluppare azioni di cooperazione territoriale a livello nazionale ed internazionale. Le attività previste per il raggiungimento dei suddetti obiettivi possono essere così specificate: monitoraggio e selezione delle fonti di informazioni comunitarie; analisi, valutazione e raccolta di bandi, formulari e vademecum per presentare i progetti; ricerca di partner comunitari, nazionali ed internazionali, per la partecipazione a progetti; cooperazione attiva del Comune con le Reti nazionali ed internazionali orientate a promuovere l'integrazione europea; ideazione ed implementazione di attività di cooperazione territoriale e partenariato, con la realizzazione di progetti di crescita socio-economica e culturale; organizzazione di attività di informazione, comunicazione, formazione ed animazione territoriale sulle politiche comunitarie e sui finanziamenti europei.

Politiche agricole

L'agricoltura è ferma ormai da anni, le terre largamente incolte, la produzione storica di pomodori, carciofi e dell'ortofrutta è crollata, le aziende di trasformazione sono in crisi e riescono a lavorare solo i pomodori provenienti dalla piana foggiana, la pressione economica delle multinazionali dell'energia hanno trasformato il nostro territorio in una sorta di "Silicon Valley" . Le ragioni di questo declino sono ormai strutturali e storiche, riguardano la parcellizzazione della proprietà, la mancanza di un sistema cooperativistico, il ritardo nell'innovazione tecnologica, la mancanza di manodopera, la pressione fiscale eccessiva, la competizione del mercato nazionale ed internazionale, l'assenza di infrastrutture dedicate. Naturalmente invertire la rotta è molto difficile perché le variabili che condizionano lo sviluppo di questo settore non appartengono, se non marginalmente, alla responsabilità dell’ente locale che ha un compito su tutti: quello di mettere in rete gli operatori di settore per creare un sistema che porti possibilmente al riconoscimento del nostro territorio come parte di uno specifico “distretto agro-alimentare”. Bisogna cioè che i produttori, le imprese agricole, le organizzazioni di categoria, le industrie di trasformazione, i consorzi, insieme alle amministrazioni dei Comuni interessati elaborino un piano di sviluppo complessivo identificando un settore, una produzione ad alta qualità certificata su cui si costruisce tutta la catena agro-alimentare e su cui si chiede il sostegno economico della Regione e dell’Europa secondo specifiche linee di finanziamento. Sempre nella direzione di “accorciare la filiera” bisognerebbe riprendere il progetto del mercato ortofrutticolo, attualizzandone ruoli e funzioni. Ancora in termini progettuali è necessario investire sulla possibilità di sviluppo del turismo rurale e dell’ecoturismo, valorizzando il sistema delle masserie rurali, delle masserie didattiche, degli agriturismi, dell’agricoltura biologica, degli “orti sociali” e di altri sistemi di ruralità sperimentati in paesi a noi vicini e che possono esser fonte di crescita. In questo senso è fondamentale riprendere un ruolo decisivo all'interno del GAL. Il Consorzio dei Comuni è stato ufficialmente sciolto per legge e quindi siamo nella delicatissima fase in cui i Comuni storici (con eventualmente il concorso di altri) debbono trovare una nuova veste giuridica ed un nuovo ruolo politico all'interno di un organismo che negli ultimi anni sembra che abbia spostato la "governance" del gruppo dalla componente pubblica a quella privata.

Industria, artigianato e commercio

PIP. Sarà facile arrivare in breve all’approvazione definitiva dello strumento urbanistico, più difficile sarà reperire i fondi per la sua attuazione (espropri, realizzazione delle urbanizzazioni primarie e secondarie). Bisogna necessariamente intercettare i fondi propriamente destinati già banditi della Regione Puglia, ma è necessario anche attivare percorsi alternativi di finanziamento che investano direttamente i soggetti privati coinvolti utilizzando strumenti già previsti nel regolamento attuativo del PIP (realizzazione delle urbanizzazioni primarie a scomputo degli oneri di urbanizzazione) o anche a forme di finanza innovativa (project financing). Bisogna altresì riequilibrare il rapporto fra la grande distribuzione e la città di Mesagne, sapendo che non sempre questi insediamenti determinano ricadute positive nei territori e che il futuro della grande distribuzione come sistema non è affatto certo. Perciò è necessario produrre progetti di investimento a lungo termine che originino non solo ricadute occupazionali ma anche la promozione complessiva della città in un disegno generale concordante con le nostre previsioni di sviluppo . Bisogna inoltre non trascurare il mantenimento del decoro urbano del primo comparto dell’area PIP, il miglioramento delle sue infrastrutture tecnologiche in un rapporto di fertile collaborazione con gli organismi di rappresentanza (AZIM).

Piazza Commestibili. E' necessario che la destinazione d'uso della piazza sia partecipata e condivisa il più possibile, considerando che in prospettiva essa si pone come epicentro di un progetto complessivo di rilancio turistico-commerciale del Centro Storico, per questo a partire da settembre si aprirà una campagna d'ascolto capillare ed orientata a 360° nella città. Tuttavia, nell'ottica di rilanciare le piccole e medie imprese artigiane locali che manifestano chiara capacità imprenditoriale l'ipotesi di realizzare un circuito di laboratori artigiani di qualità con richiami alla cultura e alle tradizioni locali può essere il punto di partenza su cui avviare il confronto.

Piano Commerciale. Rimane solo di approvarlo in Consiglio Comunale poiché è già stato redatto dopo un lungo periodo di confronto con le categorie di settore. Servirà ad individuare le aree della città vocate al commercio, a disciplinare l'annoso problema dell'ambulantato, ad individuare le aree pubbliche da destinare al commercio itinerante a postazione fissa, a disciplinare il mercato settimanale ed i mercati rionali ecc.

Tra gli altri obiettivi, sono in agenda:

  • ridurre la TOSAP e considerare la possibilità di scomputare dal pagamento degli oneri di occupazione del suolo pubblico gli investimenti sostenuti dai commercianti per interventi di decoro urbano concordati e/o per eventi e iniziative di intrattenimento nel corso dell’estate mesagnese all’interno di un “cartellone” preventivamente condiviso;
  • sostenere e potenziare la “Festa del Carciofo Brindisino” che ad oggi rappresenta l’unica manifestazione di settore con ampie potenzialità attrattive e capace di promuovere un prodotto di altissima qualità su cui si può costruire un marchio identificativo della nostra agricoltura.

Turismo

Mesagne è al 17mo posto su 90 comuni pugliesi per flussi turistici, pur avendo un patrimonio architettonico e un valore potenzialmente attrattivo di gran lunga superiore. Questo gap è legato alla mancanza in questo settore di un progetto strutturale unitario scandito sul medio lungo termine (5/10 anni), sull’estemporaneità degli interventi e sulla mancanza di collegamenti virtuosi. La stessa legge nazionale promuove e finanzia progetti che riguardino “Zone omogenee comprendenti ambiti anche di regioni diverse che abbiano una offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazione turistica (compresi i prodotti tipici dell’agricoltura o dell’artigianato) e che siano caratterizzate dalla presenza di imprese singole o associate”. Gli obiettivi da perseguire, per potenziare questo settore economico sono la destagionalizzazione e la internazionalizzazione dei flussi turistici attraverso:

  • la creazione di una carta dei “valori territoriali” considerati in un ambito perlomeno regionale (es. nord Salento) e che si integrano con realtà similari e omogenee per tipologie d’interesse (i borghi dei Castelli Federiciani, le strade del Barocco, le zone del Negroamaro ecc.). Nella definizione di questi valori bisogna tener conto che l’industria turistica coinvolge diversi ambiti come le strutture alberghiere e ricettive, la ristorazione, i beni monumentali, l’artigianato, lo sport, la mobilità sostenibile, le risorse ambientali, il turismo rurale ecc.: tutti questi settori debbono essere coinvolti nell’elaborazione di un progetto unitario;
  • la realizzazione di partnership pubblico-privato con le imprese innovative nel settore dell’ICT Turismo. In questo caso l’ente pubblico si pone come un incubatore o catalizzatore di relazioni virtuose e promuove la formazione e l’aggiornamento;
  • il ricorso a fonti di finanziamento pubblico (regionali, nazionali ed europei 2014 -2020) per promuovere l’incoming turistico mettendo a disposizione del progetto una task-force di specialisti in finanza agevolata.

Considerando poi la straordinaria collocazione geografica della nostra città bisogna potenziare o evidenziare i collegamenti col sistema dei trasporti e favorire la connessione fra aree costiere ed entroterra.

Bisogna infine cercare di valorizzare prodotti di “nicchia” ad alto valore aggiunto in cui possiamo vantare certamente delle eccellenze ed unicità (turismo eno-gastronomico, ecoturismo, turismo culturale, turismo religioso ).

Cultura - Pubblica Istruzione - Sport

Cultura

Il progetto culturale da cucire addosso alla città deve essere necessariamente condiviso con tutti coloro che vogliono e possono dare un contributo in termini di conoscenze e competenze. L’obiettivo nel breve termine (1 anno) è quello di strutturare un percorso di partecipazione che, senza passare attraverso la lentezza burocratica, renda immediato il dialogo tra istituzioni e associazioni e faccia sedere attorno al tavolo progettuale tutta la città, comprese scuole, architetti, ingegneri, tecnici, associazioni di categoria, ristoratori, albergatori. Il presupposto è considerare “Cultura” ogni elemento capace di sostenere la crescita del territorio: beni monumentali, musica, letteratura, teatro, suggestioni della tradizione locale, patrimonio umano, arte cinematografica, gastronomia. Si procederà nell’immediatezza a realizzare un nuovo censimento delle associazioni esistenti al fine di aggiornarne l’elenco e di dare una corretta informazione ai cittadini. Il dialogo già avviato con diverse associazioni e l’analisi delle criticità nel primo mese di attività amministrativa hanno messo in evidenza una criticità su tutte: la fruizione dei beni monumentali. L’obiettivo è di arrivare all’utilizzo pieno e senza alcun limite dei nostri beni per fini turistici, didattici, formativi, culturali, insomma degni di una città che sia d’arte non solo sulla carta ma anche nella quotidianità comunitaria. Si procederà dunque alla ultimazione degli interventi per la messa in sicurezza di alcune aree del Castello (oggi purtroppo interdette alle visite), si porrà in essere ogni azione utile per ottenere l’agibilità della struttura, si libereranno diverse stanze del maniero oggi tristemente e incomprensibilmente adibite a deposito di cartoni e mobili. Stesso discorso per la fruizione del colonnato esterno, delle aree scoperte, dei sotterranei. Al vaglio dell’Amministrazione la possibilità di attivare procedure ad evidenza pubblica per affidare in gestione concordata il bar "caffè letterario" della struttura. Il medesimo approccio si utilizzerà per gli scavi archeologici di Vico Quercia, per il Frantoio Ipogeo anch’esso chiuso nonostante la disponibilità di visite guidate. La missione che abbiamo di fronte punta all’apertura, alla possibilità di rimettere nella disponibilità collettiva i beni che rendono Mesagne un vero e proprio gioiello. I risultati di iniziative come “Puglia Open Days” consegnano un quadro con incredibili potenzialità: Mesagne è stata tra le prime città in Puglia per numero di turisti che hanno visitato Castello, Museo, Centro Storico e che, di riflesso, hanno popolato le attività ristorative in particolare nel periodo estivo. Potenziare la capacità di valorizzazione dell’esistente attraverso l’abbattimento di ostacoli burocratici, può portare a risultati eccellenti e può fornire la spinta giusta per iniziare a delineare l’ambizioso (ma assolutamente possibile) progetto di Città Turistica. Nel corso di questo primo anno di attività amministrativa saranno valutate, con la collaborazione di Università, Soprintendenza, mondo associativo, esperti del settore, le possibilità di riconnettere l’area urbana antica della città a beni di interesse archeologico come Muro Tenente. Nel caso specifico, acquisita la Convenzione stipulata dalla precedente amministrazione, si tratta di collegarsi attivamente con la direzione scientifica e con il Comune di Latiano per fare in modo che il sito torni a vivere, rigeneri la sua capacità attrattiva, sfrutti al meglio l’ultimo finanziamento ottenuto per diventare un punto di riferimento non solo degli appassionati della materia. Gli obiettivi sono tanti: creare percorsi turistici agganciati al contesto regionale e in strettissimo rapporto con il complesso archeologico di Vico Quercia, il Museo del Territorio e più in generale con il centro storico; rendere il sito un vero e proprio parco facilmente leggibile anche da parte della popolazione studentesca e delle famiglie; garantire costantemente manutenzione e cura; coinvolgere i privati in azioni di valorizzazione; mettere in piedi un’adeguata campagna di comunicazione che possa far conoscere Muro Tenente ad una platea nazionale; iniziare a programmare eventi capaci di coniugare al meglio istanze come l’intrattenimento, la tutela, la scoperta. A partire dal mese di settembre si lavorerà all’allestimento di una rassegna letteraria da proporre durante l’anno. L’iniziativa potrà avvalersi delle idee delle associazioni, delle scelte dell’Amministrazione e del contributo attivo degli operatori del settore con i quali stringere rapporti di collaborazione. Per il periodo natalizio l’assessorato contribuirà alla programmazione di eventi del cartellone del periodo inserendo iniziative a carattere culturale e puntando soprattutto al recupero di antiche tradizioni locali. In stretta relazione con ognuno dei punti trattati, verrà organizzato uno staff interno per realizzare ex novo una campagna di comunicazione che punti i riflettori sul settore culturale. L’utilizzo del sito istituzionale e dei social network daranno la possibilità di abbattere i costi tradizionali di stampa e permetteranno di raggiungere “in diretta web” il maggior numero di persone. In questo senso si valuteranno anche le possibilità di pubblicizzazione sul piano regionale e nazionale, compatibilmente con le risorse disponibili.

Pubblica Istruzione

Il servizio di Pubblica Istruzione Comunale gestisce ordinariamente tutte le competenze demandate all’ente, utilizzando i Piani annuali del Diritto allo Studio con cui l’ente introita i finanziamenti regionali e nazionali allo scopo assegnati. Questi trasferimenti rappresentano, comunque, dei contributi sulla spesa generale sostenuta dall’ente e rimandano al necessario impinguamento dei Capitoli di riferimento del Bilancio. I servizi offerti sono quelli del trasporto scolastico, della mensa, dell'asilo nido e dei libri di testo. Ognuno di questi servizi ha in sè delle criticità legate al fatto che il costo dei servizi non è mai integralmente coperto dal finanziamento pubblico, i servizi nel tempo si sono espansi, le rette si mantengono basse per ragioni sociali, l'integrazione con fondi propri si assottiglia sempre più in ragione di un bilancio asfittico. La chimera di far pagare ai cittadini i servizi a domanda individuale qui non è praticabile. Relativamente al trasporto scolastico scontiamo la vetustà dei mezzi, la riduzione numerica degli autisti e degli accompagnatori e la necessità di coprire un territorio sempre più vasto ed una utenza sempre più estesa, cionondimeno si riesce a far fronte alle esigenze ma con una progressiva lievitazione della spesa. Per il futuro sarà necessario riconsiderare complessivamente il servizio e ricalibrarlo.

Per il Servizio Mensa si registra la novità in corso dell’indizione di nuova gara per l’individuazione dei nuovo soggetto gestore. Sino ad oggi un sistematico raccordo tra l’amministrazione e il precedente soggetto gestore ha consentito un costante controllo sul Servizio, determinando l’ottimizzazione possibile dello stesso. In una logica integrata, il Comitato Mensa e il Servizio SIAN (Servizio Igiene e prevenzione – ASL BR) hanno contribuito, con motivazioni, rilievi e proposte di soluzioni, a migliorare un servizio collettivo destinato alla ristorazione di circa 700 alunni. Permangono criticità in ordine alle strutture e agli impianti destinati alle mense (cucine e impianti idrici). La soluzione delle stesse, posta come presupposto per l’avvio della nuova gara in corso, dovrebbe consentire al Servizio una sostenibilità gestionale apprezzata dalla stessa ASL che, mediante prescrizioni, ha periodicamente messo in rilievo i limiti strutturali delle cucine.

Il Servizio di Asilo Nido Comunale potendo contare sull’intervenuta ristrutturazione generale dell’immobile (anno 2012) e su una consolidata gestione esterna, garantisce ottimi livelli di qualità. E' in corso di definizione un nuovo bando di gara per la futura gestione. L'amministrazione si impegnerà a garantire monitoraggio ed controllo sull’applicazione delle indicazioni e prescrizioni contrattuali e continuerà a curare la fase di accesso al Servizio mediante graduatoria (provvisoria e definitiva) e le competenze rivenienti dall’applicazione del vigente Regolamento.

Nell’ambito dei servizi da garantirsi alla prima infanzia e in una logica complementare al Servizio di Asilo Nido, siamo orientati, su richiesta delle famiglie, a istituire nuovi servizi (es. ludoteca e servizio di babysitteraggio), ripristinando in parte servizi alla persona da tempo dismessi dall’ente.           

Particolare considerazione va riservata al Coordinamento della Rete Scolastica. Questo organismo istituito ormai da circa 10 anni, ha consentito e consentirà di raccordare la gestione dei Servizi comunali di Pubblica Istruzione, con le reali esigenze scolastiche. Al contempo, costituire un tavolo permanente di confronto consentirà di condividere le prospettive didattiche e organizzative di tutte le scuole locali, compresi gli istituti Secondari di 2° grado, permettendo all’ente di cogliere le necessità di sostegno prioritarie. Grazie a questo organismo, l’ente detiene la regia di tutta l’offerta formativa scolastica del territorio potendola condividere, ed in alcuni casi, orientare. In particolare, segno tangibile delle intese, sono gli appuntamenti concertati in materia di legalità e di ricorrenze storiche. Questo organismo deve essere sostenuto sul piano politico, in modo che la città abbia la possibilità di garantire una offerta formativa completa ed aggiornata che presupponga anche il rilancio degli Istituti Secondari Superiori che per diverse ragioni vivono una fase particolarmente critica.

Sport

Sono presenti nella nostra città ben 23 tra società ed associazioni che garantiscono una offerta sportiva molto diversificata (calcio, basket, pallavolo, taekwondo, tennis, ciclismo, calcetto, rugby, pattinaggio, ecc) ad un numero elevato di utenti soprattutto nella fascia d'età scolare-giovanile con un livello di efficienza/efficacia nel raggiungimento degli obiettivi formativi molto buona e con punte di eccellenza in alcuni settori specifici.

Al Comune è storicamente affidata la "rogna" della gestione degli impianti sportivi. Questi sono classificati di interesse primario (Palazzetto dello sport, Stadio "Guarini", palestra "Falcone") e secondario (palestre scolastiche "Carducci", Giovanni XXIII, Borsellino, A. Moro e Maya Materdona) mentre ogni anno si cerca di implementare l'offerta strutturale cercando di ottenere in uso la palestra dei due istituti di scuola media superiore in carico alla Provincia. Molte di queste strutture hanno bisogno di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria ed hanno costi di gestione mediamente elevati in ragione delle spese per il personale addetto ( 2 al palazzetto - 1 allo stadio + 1 custode) e per le utenze. Possiamo stimare orientativamente, a titolo esemplificativo, una spesa media annuale per lo stadio di 50/55.000 euro e di 65/70.000 per il palazzetto. Un costo esorbitante a fronte di introiti derivanti dai ticket stimati per l'anno in corso circa 10.000 euro.  

L'assegnazione degli spazi avviene attraverso una azione faticosamente negoziata e disciplinata da un Regolamento Comunale mediante la quale vengono anche indicati i contributi richiesti (ticket) per l'accesso alle strutture che evidentemente non coprono neanche il 10% della spesa.

Il panorama delle strutture presenti sul territorio si completa con la presenza dell'impianto pubblico (ex campo da tennis) in disuso in zona Manfredonia e gli impianti privati delle società sportive CSI S. Maria, SS.ma Annunziata, Circolo Tennis "D. De Guido", ed una serie di palestre con destinazione sportiva varia. In questo panorama composito salta agli occhi la mancanza di una piscina comunale, che costringe molti sportivi e famiglie che hanno i bambini praticanti il nuoto a recarsi altrove.

Da questo quadro emergono alcuni dati che impongono una riflessione generale e indicano una prospettiva:

  • I programmi o i piani di sviluppo delle politiche sportive sono affidati alle società private e si sconta l'assenza di un ruolo pubblico negli atti d'indirizzo generale;
  • L'offerta sportiva è abbastanza ampia e diversificata ma si riduce e praticamente si annulla se si considerano cittadini anziani e disabili verso cui c'è una carenza strutturale e di programmazione;
  • La gestione in proprio degli impianti è oltremodo onerosa e fonte di elevata conflittualità. E' necessario perseguire l'obiettivo dell'affidamento esterno con evidenza pubblica almeno dei due impianti principali (palazzetto, stadio Guarini) e dell'impianto in zona Manfredonia secondo un atto di indirizzo già acclarato dalle precedenti amministrazioni;
  • Bisogna cercare di intercettare finanziamenti pubblici regionali (Credito Sportivo) ed europei (che nella programmazione dedicata in corso sono corposi) per potenziare la dotazione strutturale esistente;
  • Bisogna riconsiderare la prospettiva di dotarsi di una piscina comunale magari attraverso forme di compartecipazione pubblico-privato.

Risorse Umane 

Una breve retrospettiva sul tema consente di fare alcune considerazioni di carattere generale da cui bisogna necessariamente partire. Nel corso degli anni vi è stato un oggettivo depauperamento delle risorse umane ed un progressivo declino dell'efficienza complessiva della macchina amministrativa legata ad una serie di fattori:

  • pensionamento di un numero consistente di quadri dirigenziali e di quadri intermedi di provata esperienza;
  • blocco delle assunzioni per effetto della legge di stabilità;
  • l'incompiuta ed incompleta separazione delle responsabilità gestionali dal potere; politico. Troppo spesso l'efficienza dell'apparato amministrativo è subordinata all'autorevolezza della politica che è ovviamente è di per se variabile ed incostante;
  • la struttura "a pettine" con l'individuazione di 12 macroaree e altrettante posizioni organizzative non adeguatamente coordinate che ha determinato il costituirsi nel tempo di piccoli autonomi centri di potere poco interattivi e talvolta francamente in conflitto fra loro;
  • la mancanza frequente dei Piani Obiettivi e dei PEG in sede di bilancio di previsione ha reso spesso indeterminabile il controllo sul raggiungimento degli obiettivi e arbitraria l'attribuzione della premialità;
  • l'assunzione ormai a tempo pieno dei co.co.co e co.co.pro fatta nella precedente legislatura non ha corrisposto a specifici bisogni dell'ente quanto al principio generale di stabilizzare lavoratori precari;
  • a fronte di un numero francamente esoso di figure apicali vi è una carenza ormai strutturale di personale da adibire ai servizi esterni che sono in cronica sofferenza specie nel settore della polizia municipale, dei lavori pubblici, dell'ecologia e ambiente;
  • la discrepanza evidente nella ripartizione del fondo generale per il personale, l'utilizzo dello straordinario, delle indennità creano sperequazioni che alimentano il conflitto con gli organismi di rappresentanza;
  • la mancanza di flessibilità e di aggiornamento rendono la struttura rigida e un po' desueta rispetto alle sfide imposte dalla modernità (informatizzazione, digitalizzazione, sburocratizzazione);
  • manca la "Carta dei Servizi" con cui dare ai cittadini contezza dei servizi e dei sistemi di accesso agli stessi. Inoltre, non sempre determinabile sono l'iter amministrativo e la individuazione delle responsabilità, poiché non sempre fluida è la catena di comando.

Per queste ragioni persistono sofferenze e criticità diffuse in tutti i settori per cui appare inderogabile una revisione completa della pianta organica. Per la sua redazione sarà necessario uno studio preliminare su organigramma, responsabilità, carichi di lavoro, indennità...ecc. E' una sfida molto ardua poiché alcune posizioni e relativi livelli di retribuzione sono cristallizzate, così come è difficile applicare flessibilità e rotazione in un contesto ipergarantista e senza che sia ancora legge la riforma della pubblica amministrazione. In queste ultime legislature tutti hanno provato a metter mano all'ingranaggio ma nessuno finora vi è riuscito e questo ha rafforzato il convincimento che il potere tecnocratico spesso riesce a piegare il potere politico. Cercheremo di superare questo gap facendo ricorso a competenze esterne, ad una contrattazione con le parti ed utilizzando sistemi di valutazione oggettivabili.

(p.s. Relativamente alle politiche di bilancio si rimanda alla relazione previsionale e programmatica allegata al bilancio di previsione)

In conclusione ritengo che il quadro che si delinea per l'oggi e per il domani sia quello di una città che vuole tornare ad essere "normale", una città pronta a scommettere sulle proprie forze e sulle straordinarie risorse che sono impresse nel suo codice genetico e in un territorio fertile e generoso. E' un progetto politico semplice, credibile e praticabile, compatibile con il profilo delle risorse umane e finanziarie; un progetto che vuole cogliere la sfida dello sviluppo fondandosi sulla creatività dei suoi giovani, sulla civiltà del suo popolo e sulla bellezza della sua terra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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