7 e 8 giugno 1970. Le prime elezioni regionali in Puglia con qualche aneddoto di Mesagne (di Giuseppe Giordano).

Mezzo secolo fa ci furono le prime consultazioni elettorali per l’elezione dei Consigli e Presidenti delle Regioni Italiane a statuto ordinario.

Si votò, infatti, per la prima volta il 7 e 8 giugno del 1970 e si abbinarono a queste elezioni anche quelle provinciali e comunali.

Si portò a compimento il dettame costituzionale, dopo un dibattito durato oltre venti anni. Il ritardo per la realizzazione delle Regioni era dovuto al timore che in Italia tre Regioni (Emilia Romagna, Toscana, Umbria) con maggioranza comunista potessero scardinare il sistema democratico. Alcuni partiti, in particolare quelli di destra come il Pli avevano impostato i loro programmi con assoluta contrapposizione a tale attuazione regionale e nelle elezioni del 1963 lo stesso Pli passò alla Camera da 17 a 39 ed al Senato da 4 a 17  deputati. Anche la DC aveva difficoltà ad accettare la nuova realtà delle Regioni. Famosa fu una riflessione di Renato Dell’Andro, allievo di Moro, parlamentare ed in seguito anche giudice costituzionalista, nella campagna elettorale del 1963: «L’ordinamento regionale va attuato. Naturalmente non è possibile una simile opera in pochissimo mesi. Soprattutto è da considerare come non sia questo esattamente il momento di attuare le Regioni, in quanto, al presente comprometterebbero il principio democratico che sta alla base. L’attuazione delle Regioni è prevista dagli articoli della Carta costituzionale, ma l’applicazione dei singoli articoli deve compiersi in armonia con il citato fondamentale principio democratico. È quindi necessario attendere che scompaia il pericolo di veder compromesso questo principio, perché si possa dar vita all’ordinamento regionale».

Il 21 giugno 1967 il Ministro dell'Interno, Paolo Emilio Taviani, presentò alla Camera un disegno di legge poi approvato come legge elettorale regionale (Legge 17 febbraio 1968 n. 108). Si concludeva, così, un lungo dibattito politico tra i sostenitori delle elezioni a suffragio universale diretto e coloro che sostenevano elezioni indirette di secondo grado affidate ai consiglieri provinciali. Con questo disegno di legge governativo si optò per le elezioni dirette anche tenendo presente il clima politico diverso che si era venuto a creare, con il consolidamento della collaborazione DC-PSI.

Si scelse, di fare le elezioni il 7 e 8 giugno 1970 abbinandole con le consultazioni provinciali e le comunali.

Nella nostra Mesagne si votò per la nuova Regione ma anche per il rinnovo del Consiglio Provinciale e per la nuova Amministrazione Comunale considerato che dal 16 maggio 1969 l’Amministrazione comunale era retta  da un  Commissario Prefettizio nella persona del dott. Cataldo Leone.

Nella provincia di Brindisi si presentarono ben 9 partiti politici per questo appuntamento: Dc, Pci, Psi, Psu, Pli, Msi, Pri, Pdium, Psiup.

La Democrazia Cristiana aveva predisposto da tempo la propria compagine; era stata preparata da Samuele De Guido ritornato a guidare il partito dopo un infarto avuto un paio di anni prima e presentava come propri candidati: capolista Vincenzo Palma presidente uscente dalla Provincia con due mandati (1960-1970) Giuseppe Abbadessa, presidente Camera di Commercio, l’avv. Cosimo Iacovazzi, il dr. Ezio Leozappa,  l’on. Giuseppe Sasso, che non era stato rieletto in Parlamento nelle elezioni politiche del 1968. In tal modo erano rispettate le rappresentanze a livello di correnti nella Dc brindisina con 2 candidati al gruppo andreottiano (Palma e Iacovazzi), un fanfaniano (Sasso) uno area doro-morotea (Abbadessa), uno alla sinistra di Base (Leozappa).

Ovviamente la DC puntava su due consiglieri regionali ed i nomi di gradimento erano Vincenzo Palma che si rifaceva ad Andreotti-Cajati e Giuseppe Sasso che rappresentava la sinistra fanfaniana. Il candidato di disturbo era considerato Abbadessa, da sempre non allineato con la maggioranza, di area non ben definita ma più o meno in ambito delle correnti doro-moroteo, in perenne conflitto con la maggioranza alla guida del partito fin dagli anni 60 ed in particolare dopo la mancata elezione a senatore del 1958 causata da “fuoco amico”. Abbadessa abbandonerà la Dc nel 1972 ed approderà prima nel Pri di Spadolini ed a seguire nel Msi eletto senatore nel giugno 1976 e confluito nel gruppo misto 31 gennaio 1977.

La campagna elettorale fu lunga ed estenuante, durata come prevedeva la norma 45 giorni e non 30 come adesso. Il Pci aveva una impostazione molto più lineare candidando come capolista Antonio Somma che lasciava la segreteria politica provinciale a Michele Graduata ed a seguire Giovanni Matarrese, Donato Pinto, Francesco Rizzo, Eugenio Sarli. I punti di forza di Antonio Somma erano la segreteria provinciale e le direttive che la stessa emanava in funzione di un “centralismo democratico” che garantiva la sua elezione per l’unico prevedibile seggio brindisino al Pci. Mesagne era rappresentata da Francesco Rizzo che fu il primo dei votati con 2602 voto, eletto comunque in quella tornata consigliere comunale.

Nella Dc la prima anomalia si verificò nella sinistra di Base che espresse un’attività molto limitata in campagna elettorale per il proprio candidato Ezio Leozappa; in Ostuni la corrente di Base che aveva il pacchetto di tessere più numeroso con riferimento all’on. Giuseppe Zurlo al momento del voto si ritrovò con il proprio elettorato che scelse il candidato locale Vincenzo Palma. Non si è mai saputo se per tale fattore sia stato fatto un accordo di vertice. Cajati ed il gruppo di maggioranza della corrente andreottiana “Concretezza” puntava su Vincenzo Palma, uomo di grossa esperienza nella gestione di enti amministrativi ed aveva dato chiare direttive alla sua organizzazione in particolare in Ostuni e Brindisi. Sasso, invece guidava la corrente fanfaniana distribuita equamente in tutta la Provincia ma con una buona tenuta a Cisternino suo paese natale ed a Mesagne dove aveva trasferito la sua residenza dopo il matrimonio.

Per Mesagne la situazione era del tutto particolare perché oltre la sezione “De Gasperi” vi era anche un raggruppamento di democristiani in Via Musciacchi, fedelissimo di Cajati, con coordinamento affidato a Vincenzo Di Dio. E qui sorsero i problemi perché da una parte Cajati era impegnato e sosteneva Vincenzo Palma, mentre Peppino Sasso era imparentato con la stessa famiglia Di Dio per il tramite della moglie Evelina De Leo. A far da mediatore ci pensò Elio Bardaro, alla sua prima campagna elettorale che riuscì a convogliare la maggior parte dei voti su Giuseppe Sasso accaparrandosi, come capolista Dc un sostegno elettorale considerevole, lasciando la sezione locale libera di scegliere i propri candidati. Così Vincenzo Palma, ottenne spazio libero nel gruppo sportivo della Libertas che aveva in quel periodo come presidente Antonio Nitti e responsabile provinciale Roberto Buscicchio ed in molti amici personali maturati durante il decennio trascorso come Presidente della Provincia. Per gli altri tre candidati Mesagne concesse solo una manciata di voti perché Giuseppe Abbadessa recuperò alcuni commercianti e Ezio Leopazza raccolse solo pochi voti fideistici dalla corrente “la Base” e dai pochi aderenti alle Acli che stavano già confluendo nel Movimento politico dei Lavoratori (Mpl). Cosimo Jacovazzi era un candidato di facciata scelto dalla maggioranza andreottiana in posizione di desistenza.

I risultati uscirono dalle urne secondo previsione: Vincenzo Palma 17.500, Giuseppe Sasso 15.252, Giuseppe Abbadessa 14.550, (tutti e tre eletti), a seguire Ezio Leozappa 6.324, Cosimo Iacovazzi 2.561; le preferenze su Mesagne furono : Giuseppe Sasso 3.003, Vincenzo Palma 1.017, Giuseppe Abbadessa 395, Ezio Leozappa 229, Cosimo Iacovazzi 57.

La Dc in campo provinciale ottenne un discreto successo con 84.690 voti pari al 43,87% mentre al Pci andarono 52.418 voti pari al 27,15%. La percentuale dei votanti in tutta la provincia si attestò su una percentuale del 90,07. Dallo scrutinio definitivo risultarono eletti per la provincia di Brindisi 3 consiglieri della Dc (Vincenzo Palma, Giuseppe Sasso, Giuseppe Abbadessa) ed 1 del Pci (Antonio Somma).

Nel Pci si ebbero questi risultati: Antonio Somma 12.272, Eugenio Sarli 4.212, Giovanni Vincenzo Matarrese 3.406, Francesco Rizzo 3.191, Donato Pinto 2.102.        

La nuova Regione, appena eletta con una chiara affermazione Dc che poteva contare su 22 seggi non aveva sede e le prime riunioni si tennero presso il palazzo della Provincia; la Regione Puglia, al pari di tutte le altre a statuto ordinario non aveva ancora Statuto e non vi era molta chiarezza per il disbrigo degli affari assessorili.

Ma dopo le elezioni Mesagne ebbe un ruolo particolare con Samuele De Guido, segretario provinciale della Dc, nella composizione della prima Giunta Regionale. Da buon tessitore, Samuele De Guido, riuscì nella difficile opera, di far designare gli assessori facendo leva sulla appartenenza alle varie correnti scudocrociate. In questo modo la provincia di Brindisi si assicurò 3 Assessori effettivi su 7; il 27 luglio di quel 1970 l’elezione per la Giunta regionale, avvenuta una settimana dopo l’elezione di Beniamino Finocchiaro come primo presidente pugliese si ebbe il seguente risultato:

Assessori effettivi, 29 voti Giuseppe Sasso (Dc); 28 voti Giuseppe Abbadessa (Dc), Pasquale Ciuffreda (Dc), Giuseppe Conte (Dc), Angelo Monfredi (Dc), Vincenzo Palma (Dc), Domenico Romano (Psi), Giovanni Dilonardo (Psi), Carlo Borgia (Pri); 27 voti Michele Di Giesi (Psu), Aurelio Andretta (Dc);

Assessori supplenti, 30 voti Leonardo Aprile (Dc), Gaetano Baldassarre (Dc), Alessandro Laera (Dc), Nicola Quarta (Dc).

Una dimostrazione di quanto, all’epoca, la provincia di Brindisi contava su base regionale schierando uomini esperti, in genere leader nei vari movimenti politici sia di maggioranza che di minoranza.

Giuseppe Giordano

Per offrirti il miglior servizio possibile questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego in conformità della nostra Cookie Policy.