Porta Grande e viabilità (di Carlo Ferraro).

C’è un antico detto che recita: la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni.

Mi è venuto in mente guardando l’ultima proposta dei Cicloamici per il tragitto stazione-Porta Grande: la sua totale pedonalizzazione! Ho sempre rifuggito dagli estremismi, dal far predominare un solo aspetto della realtà, dato che la realtà è molto più complessa di quel poco di cui noi abbiamo coscienza. Trascurare gli altri fattori in gioco è l’errore più grande. Quando poi si inizia a parlare di “tradimento”, ed i toni virano veloci verso la crociata moralistica, allora possiamo essere certi che il dibattito sta scivolando a livello di tifoseria, e non ne può uscire nulla di buono.

Quando la rete ferroviaria cominciò a diffondersi, chi decideva dove localizzare le stazioni lo faceva sempre con una relazione diretta col centro abitato, che all’epoca coincideva col centro storico. Tutte le stazioni d’Italia sono in rapporto diretto col centro antico con un asse visivo, nulla di nuovo. Per cui dire che l’asse stazione- Porta Grande fu frutto di un atto cosciente è un po' tautologico. Non era certo la volontà dei mesagnesi, era uno schema urbanistico ottocentesco, adottato per collegare in maniera diretta due parti di città differenti: il vecchio ed il nuovo. Farne però un dogma, su cui costruire un progetto, è un po' approssimativo. Troppi sono gli elementi in gioco, prime fra tutte le attuali esigenze di un centro abitato, e quindi la viabilità, la sensibilità estetica, i valori dell’antico: tutti questi fattori vanno tenuti nella giusta considerazione, pena il fallimento di qualsiasi proposta.

Che ci sia un asse visivo tra la stazione e la Porta Grande è assodato; come è assodato il fatto che la porta laterale dell’Immacolata sia inquadrata perfettamente dalla Porta Grande. Nella percezione immediata dello spazio, questa relazione è molto più importante dell’altra.

Il nostro progetto si costruisce su questo rapporto diretto, e adotta una forma simmetrica per rispettare quella indicazione. La cavea leggermente gradonata ha il suo fuoco su quella porta, e risolve il rapporto asimmetrico con il perimetro murario sulla destra, per chi esce dalla porta Grande, con un allargamento dell’area pedonale, creando spazio per le attività ristorative.

Una volta creato il dialogo tra i due monumenti, la chiesa e la Porta, resta la parte più difficile, lo snodo veicolare che è il cuore della viabilità mesagnese, il problema che noi contemporanei dobbiamo risolvere; e non basta certo pedonalizzare il viale della villa per risolverlo. Tutti gli altri problemi restano in piedi. E la circolazione veicolare in quel punto, ad oggi, è il problema più difficile da risolvere. Nell’attesa che si inventino nuovi mezzi di locomozione, meno invasivi e meno inquinanti, bisogna dare un ordine all’attuale marasma.

Per questo mi permetto di proporre una sistemazione della zona con una rotatoria ellittica, che incanali correttamente i veicoli e li indirizzi nelle varie direzioni. Lo spazio pedonale della villa aumenta, sia sotto la colonna votiva della nostra protettrice, che diventa il centro di un arco di cerchio a conclusione del marciapiede, sia sulla parte a nord, che si prolunga fino alla rotatoria ellittica.

Non avanzerò ulteriori osservazioni sul progetto dei Cicloamici, che qualcuno ha bollato come “critiche”; c’è una grande differenza tra osservazione e critica. Osservazione è mettere a fuoco i problemi di un progetto per risolverli. Critica dà l’idea di un dibattito ricondotto a tifoseria: il mio è meglio del tuo, o il tuo è peggio del mio. Ancora peggio è parlare di tradimenti o altro. I progetti vanno sottoposti ad attente osservazioni, mai a giudizi di valore.

Solo dati oggettivi, visto che si tratta di trasformare l’attuale assetto dello spazio della Porta Grande, e di un grosso impegno per le casse comunali, cioè coi soldi di tutti i cittadini.

E occorre dire che nessuno ancora ha fatto delle osservazioni sostanziali sul progetto proposto dal Movimento 5 Stelle, a parte l’obiezione che la gradonata verde sarebbe invalicabile per i portatori di handicap; per risolvere questo problema ci sono i marciapiedi che contornano la gradonata, che hanno una pendenza minore del 5 per cento.

Per osservazioni si intende qualcosa che metta in evidenza difetti o errori nella fruizione dello spazio per come è progettato. Dette osservazioni ci troverebbero estremamente sensibili, visto che nessuno pensa di aver risolto tutti i problemi dello slargo di Porta Grande, o di aver soddisfatto in pieno i desideri dei nostri concittadini.

Per questo sarebbe opportuno che anche i tecnici mesagnesi, architetti, ingegneri, geometri, geologi, intervenissero nel dibattito, portando la loro competenza e sensibilità al servizio della definizione di questo luogo, ormai sentito come identitario da gran parte della cittadinanza. Magari in un incontro pubblico organizzato dall’amministrazione comunale; sarebbe l’occasione per descrivere a fondo le diverse proposte ed ascoltare le impressioni di chi “abiterà” quello spazio: i nostri concittadini.

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