Siamo sicuri? (di Carmelo Molfetta).

Hanno chiesto di:

“Riconoscere e dichiarare il diritto soggettivo di elettorato,

per partecipare personalmente, liberamente e direttamente, in un sistema istituzionale di democrazia parlamentare, con metodo democratico ed in condizioni di libertà ed uguaglianza, alla vita politica della Nazione, nel legittimo esercizio della loro quota di sovranità popolare”.

Chiunque pensi che questa richiesta rivendicativa sia stata avanzata da cittadini di qualche Paese sudamericano, o uno di quelli governato da colonnelli sarebbe in errore.

In realtà è la richiesta, accolta dal Tribunale di Messina, rivolta da un gruppo di cittadini italiani, finalizzata ad ottenere la verifica di legittimità costituzionale della legge elettorale denominata “Italicum”.

Con successiva sentenza, resa in nome del popolo italiano, lo stesso popolo che deciderà le sorti della Riforma Costituzionale, i giudici di Messina hanno rimesso gli atti alla Corte Costituzionale al fine di verificare se la legge elettorale denominata ITALICUM è rispettosa dei principi costituzionali del voto libero, uguale e diretto.

La Corte Costituzionale dovrà verificare se ed in quale misura il principio della rappresentanza democratica ne risulti intaccato, se quello della sovranità popolare compromesso e se è stato preservato il principio della pari dignità e dell’eguale capacità politica ed elettorale del cittadino.

I punti che sono apparsi ai giudici di Messina meritevoli di attenzione sono le norme che riguardano:

  1. il premio di maggioranza che consente l’attribuzione di 340 seggi alla Camera alla lista che ha superato al primo turno la soglia del 40% dei voti oppure a quella lista che al secondo turno di ballottaggio, svolto tra le prime due maggiormente votate, abbia conseguito il maggior numero di voti;
  2. Quelle che non prevedono alcuna soglia minima da superare né di votanti né di voti validi per partecipare al ballottaggio;
  3. Quelle che prevedono la soglia del 3% quale tetto minimo da superare per accedere al diritto della attribuzione dei seggi.

Prevedere contemporaneamente il premio di maggioranza e quello della soglia minima per partecipare alla assegnazione dei seggi è apparso un meccanismo che, sebbene finalizzato a garantire la governabilità, ciò avverrebbe a discapito del principio del pluralismo politico.

La governabilità, oggi definitivamente assurto a principio di rango costituzionale con la sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale, non può essere garantita a discapito dell’altro principio costituzionalmente garantito della rappresentatività democratica.

In sostanza obiettivo legittimo, quello della governabilità, ma sistema elettorale previsto censurabile dal punto di vista della legittimità costituzionale, perché ai sensi della vigente Costituzione, (art. 48 secondo comma Cost.) ogni voto deve contribuire in modo eguale alla formazione degli organi elettivi.

Il totem della governabilità sarebbe l’antidoto immaginato al fine di contrastare le disfunzioni della democrazia parlamentare.

Quel Parlamento del quale Berlusconi, in una assemblea di Confindustria, dichiarò di avere questa idea: «Adesso diranno che offendo il Parlamento ma questa è la pura realtà: le assemblee pletoriche sono assolutamente inutili e addirittura controproducente».

Che ciò porti, ovvero abbia portato, alla degenerazione personalistica della politica, pare non interessare più ad alcuno.

Ed anzi tanti, anche a sinistra, ne sono rimasti affascinati.

In ogni caso, nessuna demonizzazione è lecito esercitare, poiché le scelte di politica legislativa, a meno che non siano palesemente irragionevoli, non possono formare oggetto di sindacato di costituzionalità.

Nel nostro caso, invece, sembrerebbe che, tra gli altri, il principio costituzionale del voto diretto sia compromesso dal meccanismo che consente il trasferimento di candidati eleggibili da una circoscrizione ad un’altra: in sostanza una circoscrizione si troverebbe eletto un parlamentare votato in altra circoscrizione.

Il vero punctum dolens pare essere il meccanismo della composizione delle liste bloccate e con ciò ricadendo nelle censure della sentenza n. 1/2014 dichiarativa della incostituzionalità del Porcellum.

Ancora una volta la politica pare che non sia capace di trovare il giusto equilibrio rispetto a scelte essenziali per la democrazia (e la legge elettorale ne è un esempio eclatante.)

Ed ancora una volta dovrà intervenire il Giudice delle Leggi per l’apposizione dei paletti di costituzionalità.

Tuttavia è proprio questo il punto: in quanto cittadino di questo Paese posso constatare che il sistema del bilanciamento dei poteri previsto dalla Costituzione del ’48 funziona ed in questo posso contare.

Mi chiedo se il nuovo progetto di Costituzione offre le stesse garanzie: di questo vorremmo essere rassicurati.

Mesagne 5 luglio 2016

Carmelo Molfetta  

 

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