Le vibrisse spuntate (di Carmelo Molfetta)

“Alla data del 20 novembre 2015, a fronte di 205 piante infette individuate si stima la rimozione a “taglio raso di 100 m” – di 14538 alberi sani…

La rimozione di un numero significativo delle piante che restano ancora da rimuovere è bloccata in attesa dell’esito delle procedure di ricorso pendenti presso il TAR Lazio sulla legittimità delle ordinanze di distruzione emesse dal commissario delegato italiano.” (pag. 11 dell’atto di costituzione in mora – procedura di infrazione n. 2015/2174).

“…..Di conseguenza la Commissione Europea ritiene che le autorità italiane non abbiano ottemperato agli obblighi imposti dall’art. 6 paragrafi 2 e 7 dell’art. 2 lett. Ce dall’art. 8 paragrafo 2 della decisione europea 2015/789 della Commissione.” (pag. 13 della messa in mora).

Questa in estrema sintesi l’essenza della procedura di infrazione avviata ai danni dell’Italia in relazione alla dolorosa vicenda della xylella fastidiosa.

Il principio di diritto sancito con l’atto che mette sotto accusa l’Italia per i ritardi nella esecuzione della decisione di esecuzione della Commissione Europea contenuto nelle conclusioni – risulta palesemente aberrante.

Come è possibile che l’esercizio di un diritto –in questo caso la legittima azione giurisdizionale innanzi al TAR Lazio – posso poi contemporaneamente configurarsi come negazione del diritto stesso? (In questo caso l’ordine di distruggere migliaia di alberi di ulivo sani sfortunatamente allocati nel raggio di 100 metri dalla piante dichiarata infetta).

In conclusione del procedimento sanzionatorio avviato dalla Commissione, la Corte di Giustizia Europea, l’equivalente della Corte Costituzionale nazionale, avuta l’Italia sul banco degli imputati per colpa dei provvedimenti resi da un suo legittimo tribunale, emetterà il proprio giudizio.

Il tutto sulla base del presupposto logico – giuridico che lo stesso procedimento risulti immune da vizi di legittimità.

Tuttavia, si chiede l’uomo della strada, siamo sicuri che questo procedimento sia in effetti immune da vizi tanto da chiederne l’applicazione a costo di distruggere centinaia di migliaia di alberi di ulivo, molte migliaia dei quali anche monumentali e tutelati a loro volta dalla legge?

Ed è quello che è stato richiesto al TAR Lazio con i numerosi ricorsi prodotti a difesa dell’ulivo e di quanto essi rappresentano nel nostro territorio.

Ove venisse accolta l’istanza pregiudiziale di legittimità per l’esame di validità, così si chiama l’istituto invocato, tutta la procedura di espianto avviata nel salento, verrebbe bloccata, ed a decidere sulla legittimità delle norme europee poste a fondamento della decisione di esecuzione sarebbe chiamata proprio la Corte di Giustizia Europea.

La stessa Corte che, all’esito della procedura di infrazione, sarà chiamata a decidere sulle sanzioni da applicare nei confronti dell’Italia.

E, sempre l’uomo della strada che se lo chiede, invece di portare l’ Italia sul banco degli imputati per rispondere sugli asseriti ritardi nella applicazione della decisione europea sull’espianto di centinaia di migliaia di alberi di ulivo sani, non sarebbe il caso di verificarne prima la legittimità?

Fa anche un certo effetto constatare che l’Italia, purtroppo, attraverso i suoi strumenti – in questo caso l’Avvocatura dello Stato – invece di fare propria questa esigenza, si accodi sulla posizione di ritenere il piano di estirpazione del tutto legittimo, lo abbiamo sentito dire personalmente innanzi al TAR Lazio in sede di discussione, e di sottoporsi supinamente alla procedura di infrazione senza neanche un sussulto che sia tale, di orgoglio in difesa del territorio e delle migliaia di cittadini che dall’ulivo ne traggono la propria sopravvivenza.

Vi sono alberi che conoscono almeno tre generazioni di persone che lo accudiscono ( nonno, padre e nipote) tuttora viventi, non sono rari i casi della esistenza in vita del bisnonno, e che si occupano della filiera produttiva completa: e già esistevano da prima.

Dal coltivo della terra, alla cura della pianta, alla raccolta del prodotto alla sua trasformazione ed infine alla sua commercializzazione, migliaia di cittadini traggono dall’ulivo il proprio sostentamento.

Sessanta milioni di alberi di ulivo, una ordinata foresta, connotano la Puglia, mentre circa venti milioni popolano il territorio delle province di Brindisi e Lecce.

“Il 40%degli alberi di ulivo ultracentenari del totale nazionale si trova in Puglia”.

Tutto questo sembrerebbe non interessare la politica nazionale rappresentata nel nostro territorio e rappresentante del nostro territorio.

Eppure rappresenta le fibrisse del territorio; ma allo stato sembrerebbero spuntate e come quei gatti cui vengono tagliate, hanno perso l’orientamento e non sanno quale direzione prendere.

Intanto, sottolinea Caldarola, la Magistratura penale sequestra gli alberi che, dunque, risultano intoccabili, Silletti rassegna le dimissioni alle soglie della scadenza del suo mandato, le olive aspettano di essere raccolte senza alcuna preoccupazione per la qualità dell’olio certificato dalla stessa Regione Puglia circa la sua bontà: ma noi lo sapevamo già.

La battaglia dell’ulivo si svolge solo apparentemente in Puglia; in realtà “the crime sceme” invece è tutta in Europa.

L’azione politico – amministrativa delle istituzioni europee deve essere contrassegnata dai caratteri della concretezza e della effettività; deve lasciare fuori l’estrema burocratizzazione che pare contrassegnarne i caratteri salienti.

Soprattutto deve garantire il corretto bilanciamento degli interessi nazionali con quelli comunitari e la sovranità degli stati con i patti comunitari sottoscritti.

In tutto questo la politica ha un ruolo decisivo.

In assenza saranno altre istituzioni ad occupare il vuoto lasciato.

Mesagne 28 dicembre ’15

Carmelo Molfetta

 

 

 

 

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