Anonimo e potere (del popolo) ovvero il potere dell’anonimato (di Carmelo Molfetta)

“Under our Constitution anonymous pamphleteering is not pernicious, fraudulent practice, but an honorable tradition of advocacy and of dissent.

Anonymous is a shield from the tyranny of the majority”.

E’ abbastanza facile la traduzione; secondo la legge fondamentale americana lo scritto anonimo costituirebbe una difesa contro la tirannia della maggioranza, e non “una pratica fraudolenta o perniciosa”.

Gli studiosi costituzionalisti conoscono questo abstract tratto da una famosa sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti. (McIntyre / Ohio Compaign Commission).

In sostanza il I Emendamento della Costituzione Americana tutela la manifestazione del pensiero in qualunque modo espressa, anche anonimamente o attraverso un pseudonimo.

Può accadere che per qualunque ragione una persona abbia interesse a non manifestarsi: questa necessità è tutelata.

Grandi gli americani: con un articolo di giornale fanno scoppiare uno scandalo e mandano a casa un Presidente degli Stati Uniti d’America.

Watergate docet.

Famosa per altro verso, ma sempre inserita nell’ambito del più generale diritto di libera manifestazione del proprio pensiero, la decisione della Corte Americana che annullò una legge della West Virginia che riguardava la scuola pubblica. In applicazione di quella legge venne adottato l’obbligo, sanzionato in caso di rifiuto, del saluto alla bandiera senza alcuna eccezione neanche per i Testimoni di Geova; ma poiché non si poteva subordinare il riconoscimento dell’autorità statuale a danno della libertà religiosa, la Corte annullò la legge dello Stato.

La libertà di pensiero intesa, dunque, quale fonte primaria di uno stato democratico.

In Italia come stanno le cose.

Può annoverarsi, l’anonimato, tra i diritti della persona?

Al proposito cosa dice la Costituzione.

La fonte, come è noto, risiede nell’art. 21 della Legge Fondamentale secondo cui “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Sembrerebbe che il discrimine tra libera manifestazione del pensiero e tutela della manifestazione del pensiero, sia dato dal termine <proprio> usato all’art. 21 della Costituzione.

La perfetta corrispondenza tra pensiero manifesto e persona, porterebbe l’azione nell’alveo dell’art. 21 e dunque risulterebbe tutelata.

Internet, che come l’energia nucleare può provocare disastri, dipende dall’uso che se ne fa, ha introdotto una variabile rivoluzionaria nell’ambito del sistema informativo, o anche solo comunicativo, tradizionale (carta stampata, media, direttori responsabili, proprietà, giornalisti, redattori, fotoreporter ecc….).

Oggi chiunque di noi voglia esprimere la propria opinione su un qualsivoglia argomento, utilizza internet attraverso le varie forme conosciute (blog, social e similari).

Senza alcuna pretesa esaustiva e soprattutto esposto in modo del tutto divulgativo, questo è lo stato dell’arte in materia.

Il punto è: quale rapporto intercorre tra la libertà di pensiero e dunque la sua libera manifestazione, e la responsabilità che ne deriva?

Ed ancora perché si ricorre all’anonimato; in fondo la libera manifestazione del pensiero è garantita dalla stessa Costituzione.

Per dirla in altro modo, oggi avrebbero ancora senso le “pasquinate”? Nella Roma papalina, poiché si rischiava la pelle se si criticava apertamente il potere temporale della Chiesa, (straordinari i film con Nino Manfredi Nell’anno del Signore e In nome del Papa Re) il popolo ricorreva all’espediente di affiggere sulla statua di Pasquino, versetti in romanesco molto caustici e corrosivi nei confronti del potere vigente: naturalmente in forma anonima.

Ancora oggi, sulla statua del Nolano a Campo dei Fiori, i giovani usano affiggere le loro critiche, in modo anonimo, i loro pensieri sempre molto severi contro la politica corrotta, e contro ogni forma di prevaricazione del potere nei confronti del singolo cittadino.

Perché no anche attraverso internet?

Certo non sfugge che l’anonimato venga usato in modo servile anche contro coloro che hanno una visione critica del potere (anche le pasquinate vennero usate dai contendenti politici per accusarsi reciprocamente, naturalmente in forma anonima).

Ma a fronte di qualche servo sciocco, ben vengano le critiche giuste, argomentate, anche corrosive e fortemente satiriche; perciò cari Spillo, Anonymus, Viandante Azzurro, Homo Videns, Tolleranza zero e tutti gli altri (non vorrei escludere qualcuno) continuate a scrivere; quanto più saprete interpretare il senso comune dell’opinione pubblica dandole voce, tanto più sarete apprezzati e contribuirete alla circolazione del libero pensiero.

La critica al Potere, anche in uno stato democratico, è sempre non solo consentita ma anche necessaria: anche in forma anonima.

Occorrendo.

11 agosto 2015

Carmelo Molfetta

Per offrirti il miglior servizio possibile questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego in conformità della nostra Cookie Policy.