Berlinguer a Brindisi di Carmelo Molfetta

Non ho ricordi di contatti, per così dire, ravvicinati con Berlinguer da raccontare e men che meno da esibire.

Però c’eravamo e Berlinguer era lì sul palco di fronte a noi a spiegarci il mondo di quel tempo.

Eravamo in Piazza Santa Teresa così come tante altre volte quando il partito ci chiamava alla mobilitazione. Non saprei dire in quanti eravamo quel giorno, certo in tantissimi, ma quello che colpiva era il clima di grande mobilitazione e di adesione ad un partito che, benché certamente patrigno, tutti amavamo.

Per quelli della mia generazione era il tempo della militanza politica, tanto assorbente da risultare addirittura fideistica. Berlinguer era la nostra stella polare nelle scelte da che parte stare nel mondo ed eravamo guidati dalla bussola costituita dal suo pensiero politico. Il suo modo ragionato di esporre poco incline alla retorica, tanto sobrio quanto incisivo, rappresentava, poi, il valore aggiunto del personaggio, sino al punto da costituire per tanti di noi, giovanissimi, addirittura valore formativo.

Era anche il tempo della nostra gioventù e dunque, bellissimo, ed anzi autocriticamente, si potrebbe pensare che la lettura di quel periodo che oggi ci proponiamo, possa essere filtrata dall’occhio benevolo della considerazione degli anni belli della nostra gioventù.

Ma proprio per questo giammai si potrebbe rottamare una parte così importante, direi essenziale, della nostra vita.

Eravamo “affuturati”, termine filosofico che sta per “proiettati verso il futuro”. Non mancarono le ristrettezze economiche e gli sconvolgimenti personali delle nostre vite, ma il futuro per noi era roseo.

Con una celeberrima intervista rilasciata al Corriere della Sera nel giugno del 1976, spiegò al mondo che, in relazione alla politica estera, la scelta del PCI era chiara, e alla domanda del giornalista rispose “io voglio che l’Italia non esca dal Patto Atlantico e non solo perché una nostra uscita sconvolgerebbe l’equilibrio internazionale. Mi sento più sicuro stando di qua”.

Nel novembre del 1977 intervenne di fronte al soviet sovietico, e lasciando sbigottito in primis lo stesso Breznev disse: “L’esperienza compiuta ci ha portato alla conclusione ..che la democrazia è oggi  .. il valore storicamente universale sul quale fondare un’originale società socialista. Ecco perché la nostra lotta unitaria  …è rivolta a realizzare una società nuova, socialista che garantisca tutte le libertà personali e collettive, civili e religiose, il carattere non ideologico dello stato, la possibilità dell’esistenza di diversi partiti, il pluralismo nella vita sociale, culturale e ideale”.

Nel dicembre del 1981 durante una conferenza stampa, nell’ immediatezza della presa autoritaria del potere in Polonia da parte del generale Jaruleski dichiarò: “…ciò che è avvenuto in Polonia ci induce a considerare che effettivamente la capacità propulsiva di rinnovamento delle società …è venuta esaurendosi. Parlo di una spinta propulsiva che si è manifestata per lunghi periodi, che ha la sua data d’inizio nella rivoluzione socialista d’ottobre, …oggi siamo giunti a un punto in cui quella fase si chiude…”.

Storici ed anche osservatori internazionali, rilevano sul punto, che anche l’adesione del PCI alla legge sul finanziamento pubblico ai partiti debba essere letta come una presa di distanza dal Patto di Varsavia. Fu lo stesso Berlinguer che durante i lavori monotematici sul finanziamento pubblico dichiarò ”E’ urgente dare inizio a una fase in cui si metta fine ai finanziamenti occulti. Noi siamo stati favorevoli al finanziamento pubblico dei partiti. Ma esso deve rappresentare l’inizio di una effettiva moralizzazione, di una effettiva condizione di indipendenza per tutte le forze politiche”.

Ci spiegò la “questione morale” denunciando l’affarismo che si era inoculato negli organismi dirigenti dei partiti, le famose “camarille”. Reclamava la “diversità” del partito comunista rispetto agli altri partiti; tuttavia proprio questa denuncia, nel mentre indicava la via della etica politica, fu ritenuta una sorta di sponda politica di “mani pulite” che spazzerà via una intera classe dirigente per via giudiziaria senza apportare benefici, neanche elettorali, al PCI che nel frattempo aveva iniziato la sua mutazione.

La vicenda del rapimento dell’onorevole Moro è ancora sanguinolenta ed allora, come oggi, la scelta della non trattativa lacerò l’opinione pubblica.

Quel giorno, in piazza Santa Teresa si celebrò un grande evento politico per il nostro territorio ed il suo ricordo non solo è indelebile ma ne sollecita altri di fatti ed eventi storici di cui Berlinguer fu protagonista.

19 maggio 2022

Carmelo Molfetta 

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