L’identità tradita (di Carmelo Molfetta).

Per scopare …scopa.  Accidenti se scopa!

Lo chiamano “scoparimesa”.

Egli ramazza di tutto, in casa e sul marciapiedi, non si cura di differenziare ed alla fine è soddisfatto solo del risultato: come diceva quel famoso allenatore di calcio.

Se arriva quello perseguito allora nulla è stato vano e tutto è servito.

Al contrario se l’obiettivo viene mancato è sempre colpa degli altri.

Un poco si rizela per essersi meritato questo nomignolo, ma in fondo gli piace.

Come il “Figaro” nazionale tutti (diciamo tanti, non esageriamo) lo cercano; lui non distingue e non si nega: se lo cercano vuol dire che è utile, e se è utile poi lo votano, e questo è quello che conta.

E il partito? Il partito sono io.

Si, d’accordo, ma quale partito?

Quale programma ha questo partito? Sta a sinistra o a destra? Gli iscritti a questo partito partecipano alle discussioni, decidono consapevolmente o cosa?

 

Tutte domande inutili.

Vecchie e appartenenti alle categorie tipiche del secolo scorso. Oggi contano le alleanze elettorali, gli accordi spartitori.

E’ il prototipo della nuova politica!

Libri, giornali e discussioni fiume perse alla ricerca della famigerata “identità”.

L’identità, ovvero lo scopo politico e la ragione stessa di vivere di un partito, ricercata, desiderata, ma anche oltraggiata, tanto negata quanto agognata: non serve più.

Le commistioni sono tali e tante che la bramosia di governo, dunque del governare, è tale che nulla altro conta se non vincere.

Va detto che la scelta è avvenuta da tempo: da quando i partiti identitari hanno lasciato il posto alla governabilità.

La nuova musa ispiratrice di ogni scelta politica è la governabilità.

Sull’altare di essa è stata sacrificata l’identità dei partiti, il diritto di voto eguale e la stessa sovranità; le alleanze si ricercano non più sulla base di affinità, di idee, di programmi, ma solo sulla base di mero calcolo elettorale.

Nessuno scandalo se si stringono accordi anche con chi fino a ieri era un competitor avversario.

L’elettore si interroga; la fiducia nella politica, nei partiti, nei sindacati, è ai livelli più bassi.

La crisi sferra morsi feroci alle parti vitali delle famiglie; il terreno è favorevole per cavalcare cinicamente i loro bisogni: chi non ha un figlio disoccupato da sistemare.

Una promessa non si nega a nessuno!     

Eppure la politica deve occuparsi dei fatti storici ed attuali.

Ed oggi storica ed attuale è la crisi economica.

Storica nel senso profondo di effettiva e reale, oltre che nel senso di eccezionale, ed attuale nel senso di vissuta oggi e anche da ieri e per chissà quanto tempo ancora.

Il contratto sociale tra cittadini e Stato è quotidianamente vissuto con enorme credito a favore dei cittadini.

Cosa altro sarà richiesto alle donne ed agli uomini di questo paese per risalire la china è l’incubo corrente e vissuto da tutti noi.

Come quella maschera che rappresenta il servitore furbissimo, imbroglione e senza coraggio, che predilige la fuga di fronte ai problemi quotidiani, “Scapino”, oggi non sono pochi i rappresentanti politici che preferiscono la fuga al confronto.   

E così anche la democrazia, il confronto democratico di idee, sempre che se ne abbiano, e di protagonisti, diventa un fatto del tutto occasionale e comunque mai finalizzato alla crescita.

Carmelo Molfetta

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