Ci hai tolto l’anima (di Carmelo Molfetta)

Ci hai tolto la stretta di mano.

Un gesto istintivo appartenente al linguaggio del corpo che dice, anche inconsapevolmente, ed in condizioni di accettata e naturale reciprocità, molto di noi al nostro interlocutore.

Una comunicazione non verbale che consentiva sin da subito, di conoscere alcuni tratti della personalità della persona incontrata sin dal primo contatto.

Così stringendo una mano flaccida, o anche sudaticcia, avevi quella punta di ribrezzo che ti metteva in guardia sulla affidabilità di chi ti stava di fronte.

Una stretta di mano secca e decisa ti segnalava la presenza di persona rispettabile.

Gli scambi commerciali iniziavano tutti con una stretta di mano e con essa iniziava la reciproca introspezione.

La toccata di gomito puoi tenertela: non è di nessuna utilità.

Ci hai tolto l’abbraccio.

L’incontro con un caro amico che non vedevi da tempo, non poteva iniziare diversamente. Solo l’abbraccio sanciva la reciproca certezza che era vivo il ricordo di sé. E più era stretto e più segnalava che ci si voleva bene e più il ricordo si ravvivava e la memoria tornava a proiettare nella mente di entrambi le immagini della vita vissuta insieme.

Il distacco imposto occasionalmente dalla vita, da un fratello, da una sorella o da un parente affezionato, veniva immediatamente colmato dall’abbraccio affettuoso che aveva l’effetto di riconnettere i sentimenti di entrambi attraverso una specie di scarica elettrica di comunicazione. E tornando anche solo dopo pochi giorni da un viaggio di lavoro o anche solo di piacere, l’abbraccio di saluto a papà ed alla mamma era il ringraziamento ai tuoi cari vecchi.

Ci hai tolto il piacere della convivialità.

Gli incontri amicali, le serate spassose, il culto dello stare insieme per comunicare reciprocamente, e sotto certi aspetti per rassicurarci, che esistiamo, ci vogliamo bene, non ci siamo dimenticati uno dell’altro, risulta schiacciato da un macigno senza peso tanto invisibile quanto infido.

Ci hai tolto la domenica dai nonni.

Questo proprio non lo dovevi fare.

Ma proprio questo, purtroppo ci costringi a farlo. Perché proprio loro, i nostri nonni, quelli che con i loro racconti ci fanno crescere, che ci insegnano cosa è l’esperienza di vita attraverso il racconto e il disvelamento della loro stessa vita, proprio loro oggi, sono i più deboli, i più indifesi. Stare lontani da loro è il modo migliore per proteggerli.

Terribile!.

Ai nonni togli pure tutto il resto ma i nipoti, piccoli o grandi che siano, i nipoti proprio no. E’ come se gli mancasse l’ossigeno. Ci hai tolto anche questo. 

Ci hai tolto il piacere della discussione, il gusto della polemica e della critica politica e culturale.

Ormai da mesi, la comunicazione mondiale quotidiana è assorbita per la quasi totalità dai dibattiti monopolizzati da questo infernale nemico. Dati statistici e scienziati si dividono la rete. Neanche la cronaca nera, che nel passato manteneva le prime pagine per settimane intere, riesce a stare più di due passaggi ai telegiornali. Nulla è più importante del COVID19, ogni altro argomento non interessa o non esiste.  Peggio: è reietto, non accettato, politically scorrect.  

Attento UOMO: il Coronavirus è il frutto della tua condotta. Hai già gravemente compromesso l’ambiente. Se cominci a destrutturare te stesso non esistono altri soggetti che possono ripararti.!

Mesagne 11 novembre 2020

Carmelo Molfetta  

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