E adesso governate! (di Carmelo Molfetta)

Il 7 marzo del 2018 il collega Carmelo Molfetta scriveva l'articolo appresso ripubblicato che chiediamo ai nostri lettori di rileggere perché a distanza di oltre un anno, è di scottante attualità. Carmelo Molfetta ha dichiarato: abbiamo perso un anno. Siamo pienamente d'accordo! 

 

L’idea di tornare alle urne in tempi ravvicinati perché le forze politiche presenti in Parlamento non sono capaci di costituire la maggioranza necessaria per governare, appartiene alla categoria del fallimento della politica.

Lo schieramento in campo dei “commercianti di parole”, come venivano appellati i politici, politico egli stesso, da un celebrato dirigente comunista, è ben noto e altrettanto definito.

E poiché non esiste competizione i cui concorrenti partecipino per non vincere, la vittoria, quella vera e quella finale, appartiene a quelle forze politiche che, acquisito il risultato elettorale, riescono a garantire la governabilità.

Riposta, in luogo sicuro e privato, l’intolleranza ideologica, la protervia personale, la vanesia presunzione di essere indispensabili, e stabilito che “gli spalatori di nuvole” (Fred Vargas) arrecano più danni di quanto riescono a costruire con le nuvole accatastate, rimane il realismo politico cui bisogna dare effettività.

Se si è capaci!.

Oggi, vince la partita politica chi riesce a garantire un governo a questo Paese. Gli altri rimarranno relegati ad un ruolo, nobile, rispettabile e ad alto coefficiente democratico, di opposizione.

Chiunque tra le forze politiche presenti in Parlamento, dovesse impedire la governabilità avendo invece la possibilità di favorirla, ne risponderà nei confronti del Paese alla stessa stregua di chi, governando, governa male, giacché impedire di governare equivale a governare male.

Tornare alle urne, come alcuni irresponsabilmente vagheggiano, per motivi ideologici, significa non solo non affrontare i problemi che affliggono l’Italia, ma anche aggravarli e renderne sempre più difficile la soluzione.

Tuttavia va detto che, pur dando per acquisito questo grado di maturità e realismo politico, per realizzare questa condizione occorre che alcune pre – condizioni siano concordemente stabilite.

La prima è quella di “pari dignità” tra le forze che si alleano per dare un governo al Paese.

Il “partito unico” e autosufficiente “spuzza”.

Chi crede di garantire la maggioranza necessaria per costituire il governo andando a caccia di parlamentari eletti dalla onorabilità non proprio rispondente ai dettami della Costituzione, non può garantire alcuna stabilità di governo poiché sarà sempre sotto ricatto di maggiori pretese.

Anche chi si dichiara disponibile all’ascolto di tutti, ma solo alle “proprie condizioni”, esercita una illegittima posizione dominante.

Dal confronto tra i rispettivi programmi elettorali, dovrà scaturire la seconda pre-condizione: quella della intesa sugli obiettivi da raggiungere nel corso della legislatura.

La terza pre-condizione è quella della lealtà tra gli alleati; che non è solo una categoria etica cui le parti devono riferirsi, ma è un elemento squisitamente politico che garantisce il buon andamento dell’azione di governo.

Su queste basi si può discutere di tutto e così può accadere che si può vincere pur avendo perso, oppure perdere pur avendo vinto.

Ci sarebbe anche una quarta pre-condizione che riguarda specificatamente il Partito Democratico: la sua unità.

Ma questa ultima pre-condizione non è negoziabile perché riguarda solo il PD.

Mesagne 7 marzo 2018

Carmelo Molfetta

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