Perché gli assassini dei giornalisti americani non sono lontani da noi (di Homo videns).

Si parla poco della provenienza dei terroristi islamici che combattono per il Califfato Islamista. Pare che i più importanti provengano dall’Europa: 700 dalla gran Bretagna, altrettanti dalla Francia, varie centinaia dalla Germania, una quarantina (si dice) dall’Italia.

Questi fanatici, pur essendo stati educati nella cultura occidentale, sono i capi di una proposta ideologica che vuol mettere al comando della società l’idea religiosa del più reazionario islamismo. Vogliono uno Stato che decapita gli infedeli, comprese le mogli infedeli; vogliono una società fondata sul patriarcato più becero, quello del padre-padrone.

Quello del padre-padrone era un patriarcato che dominava l’Italia (e buona parte dell’Europa e degli USA) fino a 40 anni fa. Un patriarcato che i giovani (e le giovani) di allora combatterono duramente.

Un patriarcato che i giovani di oggi non conoscono. Un patriarcato che alcuni, invece, rimpiangono. Una mentalità autoritaria, fascista nel midollo. E che alcuni altri fanno rivivere negli atti di violenza sulle loro partner, a volte sconfinando nel femminicidio, arrivando finanche allo stermino della propria famiglia.

Questi maschi bramosi di supremazia, incapaci di un rapporto paritario con l’altro sesso, reagiscono con la violenza alla libertà della persona che amano di più. In realtà essi amano solo sé stessi. Dalla loro donna esigono solo obbedienza. Tuttavia, gli autori di femminicidio sono nati e cresciuti nella nostra società, che aborrisce la schiavitù!  L’Islam reazionario propaganda proprio questo: la subordinazione della donna all’uomo; per questo tipo di Islam la donna è una schiava, può essere venduta, comprata, ripudiata, mutilata; la legge del fanatismo islamico lo consente.

I terroristi islamici europei rimpiangono, dunque, ciò che la coscienza occidentale più coerentemente libera, liberale e libertaria aborrisce: la schiavitù.

Questi fanatici, pur essendo nati, educati nei paesi più civili dell’Europa, abbracciando questo tipo di Islam, dimostrano –con la loro semplice esistenza– che la nostra società li produce. C’è gente che preferisce una dittatura alla democrazia; che preferisce l’imposizione invece della convinzione. C’è gente che, se potesse, si farebbe giustizia con le proprie mani. Come i boia islamici.

Si dirà che le teste dure ci sono, e ci saranno sempre. Ma qui si tratta di volontari, che vanno a fare i terroristi per imporre la dittatura e creare uno Stato religioso. La sfida è, dunque, alla nostra mentalità libera e libertaria.

Che questi barbari assassini vadano combattuti militarmente, è chiaro e limpido. Che siano ricercati in Siria, in Iraq, ma anche in Europa e negli USA, è urgente. Ma non nascondiamoci il fatto che essi nascono fra di noi. C’è qualcosa che fallisce, ancora oggi, nel modo in cui veniamo introdotti alla democrazia; sarà nella famiglia, sarà nella scuola, sarà nei media? Sarà in un mix di elementi? Comunque sia, questi terroristi stanno a significare un nostro fallimento. In che cosa?

Bisognerà ripensare a tutto quello che è avvenuto negli ultimi 50 anni. A come, in tutto il mondo, il processo libertario si è svolto, in maniera rapida e tempestosa, non sempre lineare. Sono nate nuove categorie sociali: per la prima volta nella storia è nata la gioventù: i giovani come gruppo sociale, indipendente dagli altri. A fianco ai lavoratori, agli imprenditori, agli artisti, agli scienziati, si sono affermati “i giovani”; e poi “le donne”.

Basta un semplice atto a renderci conto di come la situazione sociale sia cambiata negli ultimi decenni: (faccio un piccolo esempio) una giovane donna esce da casa, clicca sul telecomando, apre la portiera dell’auto, e parte per la sua giornata… Un atto impensabile solo 40 anni fa. Lei stessa non sa che 40 anni fa ciò era impensabile (e ho fatto un solo esempio). Cosa tutto questo abbia prodotto nella testa della gente è una grande galassia,  che và dalla accettazione attiva, alla rassegnazione, al fastidio. Sono cambiamenti che andavano gestiti meglio, nella famiglia, nella scuola, nella società. Si è deciso invece, di cavalcarli, fino a fare del “giovanilismo” una categoria politica.

 

Aggiungiamo che si è avuto uno scadimento del livello culturale medio: è arrivato sulla scena il “sottoproletariato culturale”, favorito dalle logiche commerciali. Questo sottoproletariato culturale (indigente culturalmente) ha preso il sopravvento dappertutto, nei media, ma anche nelle logiche politiche Nazionali e Locali. Pian piano, l’equilibrio fra innovazione e tradizione è saltato.

L’Europa ha sconfitto il fascismo, ha sconfitto l’integralismo, ma non ha ancora sconfitto l’indigenza culturale.

Per qualcuno di noi, questi enormi cambiamenti possono significare anarchia, assenza di valori; e la ricerca di certezze li conduce così a rifiutare questa società libertaria; e scelgono lo Stato Assoluto, si chiami Islam o si chiami Fascismo.

In Italia, addirittura, nuovismo, rottamazione, sono le parole –da qualche tempo– più gettonate. E ancora: decisionismo, insofferenza per gli organi della democrazia. Ma si rendono conto, i rottamatori, di quanto sia fragile l’equilibrio fra innovazione e tradizione?

 

C’è un altro aspetto, da non sottovalutare. Il fatto che i fanatici Islamisti se la stiano prendendo con i giornalisti. Anche i terroristi italiani (e tedeschi) degli anni ‘70 se la prendevano con i giornalisti: «servi dei padroni», li definivano; «servi di Obama» li definiscono oggi. Quale altro giornalista avrà il coraggio di andare in prima linea per documentare e farci sapere quello che accade in quelle guerre? È odioso che i terroristi se la prendano con chi è armato di “telecamera”. È così ancora più chiaro che il Califfato Islamista combatte per l’oscurantismo, contro la modernità.

L’uccisione barbara di Sotloff, di Foley, è la negazione della modernità civile e giuridica. Lui, il giovane europeo divenuto boia, si erge a giudice unico e assoluto di un inerme giornalista. Lui, il boia, diventa padrone della vita di una persona del tutto innocente. Loro, i boia islamisti, sono i padroni delle vite di tutti coloro che definiscono infedeli.

Tutto ciò riguarda tutti noi, la nostra libertà, la nostra civiltà.

Ecco perché la testa mozzata di Steven Sotloff, come quella di di James Foley e di tutte le altre vittime dei nuovi Barbari, è la testa di ognuno di noi.

Homo Videns

Allegato

Abbiamo voluto allegare la foto di presentazione per documentare nel miglior modo possibile quel che sta accadendo in medio-oriente!

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