Vergogna: una parola scomparsa (Homo videns)


L’anno scorso, appena pochi mesi fa, quando si è saputo che il ciclista Lance Armtrong si era drogato per vincere le tappe ed i giri, sia d’Italia che di Francia, un mito è crollato. Molti appassionati di quel bellissimo sport sono rimasti sconcertati; ed io fra loro.

Ci siamo ricordati tutti delle fortissime emozioni che Armstrong ci aveva dato. Ed abbiamo pensato che eravamo stati presi in giro. Avevamo, semplicemente, vissuto degli eventi che non meritavano la nostra partecipazione. Allora, dieci, sette, cinque anni fa, ci eravamo sentiti arricchiti da imprese che avevano dell’eccezionale; e, specialmente perché fatte da una persona che aveva vinto il cancro. Ci eravamo sentiti anche noi pronti ad affrontare le imprese più difficili. Avevamo apprezzato un’attività umana dove si arriva in alto solo per i propri meriti, non per raccomandazione o altro.

Pochi mesi fa, ad un tratto, ci siamo sentiti defraudati del tempo che avevamo dedicato a quell’atleta ed a quello sportivo. Defraudati, sì, derubati. Come derubati erano stati quegli altri ciclisti che si vedevano sorpassare in salita da Lance Armstrong, come se avesse un motorino elettrico invece che delle gambe umane.

Dopo lo scandalo, Lance Armstrong sparì dalla scena pubblica per qualche mese, ma poi è ricomparso per dire che gli piacerebbe tornare a gareggiare.

E qui, siamo rimasti ancora più perplessi. Ma con che faccia –abbiamo pensato– si ripresenta alla partenza, insieme agli altri ciclisti che ha derubato per anni?

Pochi mesi prima –l’estate scorsa, ricordate? – era accaduto il caso dell’atleta italiano escluso dalle Olimpiadi per doping, il marciatore Alex Schwazer, primatista italiano nella 20 km, quello che dichiarò che poteva anche saltare il controllo antidoping: ne aveva diritto. E che si sottopose al controllo di sua spontanea volontà: perché non ne poteva più… di vincere sempre!

È dell’altro giorno la notizia che il mutilo Pistorius, vincitore delle ParaOlimpiadi, ha ammazzato la sua ragazza. E, poi, si è scoperto che faceva uso anche lui del doping.

Ancora una volta, restiamo increduli… Come, proprio nello sport!?  Anche là, dove si lotta per affermare la purezza dello sforzo fisico e della tecnica? Anche nello sport puro -l’atletica- c’è l’imbroglio?

E questi personaggi, così osannati? Questi eroi, parificati a mitici personaggi come Ercole, non sono altro che dei miseri omuncoli? Peggio financo di noi stessi?

Sono dei falsari, degli imbroglioni, dei pusillanimi: questo pensa l’homo videns del 2013.

E non parliamo, poi, di quello che avviene nel mondo del calcio, delle scommesse. Conosco persone che vanno al campo del Lecce col gelo, con la pioggia, col sole allo zenit. Per sostenere la loro squadra. Per esultare ad ogni goal. Senza sapere che molti di quei erano stati fatti a tavolino.

Com’è possibile? Com’è possibile che poi essi vadano in televisione, senza ammettere di aver fatto una cosa incancellabile per sempre? Ci aspetteremmo che andassero in TV per chiedere scusa, per ammettere di aver millantato un talento che non avevano, e restituire tutto quello che hanno indebitamente guadagnato; e poi sparire per sempre.

E invece, no. Vanno in Tv con la massima sfrontatezza, senza alcun ritegno, a dire che loro hanno imbrogliato perché si fa così, perché bisogna farlo, altrimenti non si sentirebbero realizzati.

 

Questo viene da pensare in merito alla vicenda di un tal Oscar Giannino, candidato alla Presidenza del Governo Italiano. Si era candidato con la parola d’ordine della meritocrazia, cioè della lotta alle raccomandazioni e alle rendite di potere. In nome di fare largo ai giovani laureati, capaci, ai talenti veri ma non protetti da alcuna consorteria. Ma si è scoperto che anche lui è un campione dello Sport italiano per eccellenza: la millanteria.

Egli aveva millantato di aver frequentato un master in economia in una prestigiosa Università americana; ma non era vero. Non lo aveva né frequentato, né condotto a termine. Aveva pure dichiarato di essere laureato in giurisprudenza ed economia; ma non era vero. Non ha nessuna laurea. Ecco, con Giannino siamo tornati, noi italiani, sulla scena dello sport nel quale non ci supera nessuno: il paraculismo, ossia la furberia, il sotterfugio, la mascalzoneria fatta col sorriso a 64 denti; e che si consuma utilizzando tutti i mezzi per il proprio solo tornaconto.

Ci aspettavamo che Giannino sarebbe scomparso dalla scena, che sarebbe andato a nascondersi, che sarebbe sprofondato sotto terra. Invece, è andato in una TV compiacente, dove ha confessato con sfrontatezza i suoi imbrogli, forse se ne è inventati degli altri, ed ha detto che continua a presentarsi come Candidato Presidente del Consiglio.

Non un attimo di pentimento, non un solo  granello di cenere sulla sua testa, non un minimo rossore di vergogna.

Come quell’altro super-eroe italiano che fece votare al Parlamento Italiano una risoluzione con la quale si sanciva che Ruby era la nipote di Mubarak; ripeto, paraculismo puro: utilizzare tutti i mezzi per il solo proprio tornaconto, senza alcuna vergogna.

VERGOGNA? Che significa “vergogna”? Già, questa parola. E chi se la ricorda più? Avete mai visto qualcuno, di questi politici colti con le mani nella marmellata, provare un irrefrenabile senso di vergogna? Per poi scomparire per sempre? Millantano, dicono il falso, imbrogliano il prossimo in tutti i modi. Per quale scopo? Per la carriera, per il proprio irrefrenabile tornaconto? Perché lo facciamo tutti? Il campione olimpico, il campione di calcio, il campione del ciclismo, il campione della serietà politica, ecc. ecc.

Fra parentesi, Benedetto XVI, in una delle ultima esternazioni, ha accennato alla faccia ambigua del Diavolo. Io mi permetto di aggiungere anche: faccia ambigua e paracula. Ma sulla questione del Diavolo, credo che bisognerà riflettere ancora e molto (ci ritorneremo).

Forse è anche per questo che Benedetto XVI ha deciso di scomparire. Lui, che non ha nulla di cui vergognarsi. Ha voluto dare un esempio memorabile. Ha deciso di fare ciò che invece dovrebbero fare questi bei personaggi: scomparire.

 

A proposito di Benedetto, avete notato la cortina di silenzio costruita dai media sul suo Atto epocale? Lui ha deciso di scomparire; e chi comanda sui media ha detto: aiutiamolo!

E mentre trasmissioni come “chi l’ha visto” inseguono le persone più sconosciute, a volte sparite volontariamente, e attraggono milioni di spettatori, per il Papa nessuno si preoccupa.

È scandaloso! Scandaloso, terrificante!

Non c’è contrasto più stridente: un Papa non si sente all’altezza del Suo compito; lui, un Papa, il Vicario di Dio in terra.

Invece, un Giannino qualsiasi (e sono migliaia), senza alcun pudore, si sente onnipotente, più del Papa.

C’è, forse, nella nostra società, ma più precisamente in questo mondo post-moderno, una logica barbara, che ci avvolge e ci stritola. Una logica che tutto macina, e digerisce, e distrugge. Una logica immanente, che si è venuta consolidando nel corso dei millenni, la logica del più forte. Ecco, forse proprio in questo ha fallito il messaggio cristiano, negli ultimi due secoli, i secoli della rivoluzione industriale, del capitalismo senza freni che ha portato alle estreme conseguenze la legge del più forte. Legge umana, questa, non legge di natura. Legge, quindi, che noi stessi possiamo e dobbiamo cambiare.

Anche questo –penso– ci ha detto Benedetto XVI; ma nessuno se ne frega.

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