Il ballottaggio si avvicina tra insinuazioni e possibili querele (Giuseppe Florio).

Il clima politico si surriscalda in vista di possibili apparentamenti.

Consiglio comunale prossimo venturo: gli esperti del metodo D'Hondt ne hanno già pronte le possibili composizioni. Entro lunedì prossimo si conosceranno gli eventuali apparentamenti, con le liste restate fuori dal ballottaggio o con la coalizione guidata dall'ammiraglio Emilio Guarini, ma ad oggi i due schemi – in caso di vittoria del candidato sindaco Pompeo Molfetta o di Ninni Mingolla – sono i più probabili. A differenza di quanto si era prospettato all'indomani del primo turno, il candidato dei 5 stelle Danilo Facecchia resterà fuori dalla massima assise, a causa dei perversi meccanismi della legge così dissipandosi un patrimonio di circa 1000 voti di indignazione e protesta.

Con la vittoria del leader della coalizione “Diamoci una mano”, in consiglio entrerebbero 10 membri per la maggioranza: Maurizio Piro (Mesagne al centro), Vito Lenoci, Alessandro Cesaria e Alessandro Campana (Pompeo Sindaco), Toni Matarrelli ed Antonella Catanzaro (La mia città), Gino Vizzino e Antonello Mingenti (Lista Vizzino), Toni Esperte (Mesagne Domani), Giuseppe Semeraro (Mesagne Futura); e 6 per le opposizioni, e cioè i candidati sindaci sconfitti Ninni Mingolla ed Emilio Guarini, Rosanna Saracino e Fernando Orsini (per il PD), Alessandro Pastore (Io ci credo) e Carmine Dimastrodonato (Civico 26).

Vincendo Mingolla, la situazione si ribalterebbe e i 10 consiglieri di maggioranza sarebbero Rosanna Saracino, Fernando Orsini, Giuseppe Indolfi, Fabrizia Falcone e Francesco Rogoli per il PD, Sergio Guarini e Angelo Campana per Mesagne Democratica, Alessandro Pastore, Roberto Carluccio e Ignazio De Girolamo (Io ci credo). I 6 delle opposizioni sarebbero i candidati sindaci sconfitti Pompeo Molfetta ed Emilio Guarini, Vito Lenoci (Pompeo Sindaco), Toni Matarrelli (La mia città), Gino Vizzino (Lista Vizzino), Maurizio Piro (Mesagne al centro). In entrambi i casi, soltanto due donne siederebbero tra gli scranni consiliari, ciò nonostante la forte spinta offerta dalla legge vigente per favorire la parità di genere.
Gli animi sono surriscaldati. Non tra i cittadini, invece sonnacchiosi e svogliati, ma tra i tifosi delle parti in causa e nel ceto politico, più spesso nervoso o per aver subito la debacle, o per il timore di perdere al secondo turno. Tocca a Raffaele Depunzio, tra i dirigenti di ProgettiAmo Mesagne, rilanciare una pesante accusa circolata negli ultimi giorni in seno al Movimento 5 stelle: «È rilevante che un deputato della Repubblica si rechi in un seggio elettorale con la sua pletora di scagnozzi e tenti di condizionare le operazioni di scrutinio, finanche fotografando le schede elettorali». Il riferimento è all'onorevole Toni Matarrelli. L'insinuazione viene rilanciata pubblicamente anche negli ambienti strettamente contigui all'ammiraglio Guarini.

Matarrelli annuncia seccamente «querela verso tutti coloro che, non accettando la sconfitta elettorale, preferiscono denigrare e diffamare gli avversari». «Le competizioni democratiche», soggiunge, «andrebbero affrontate con maggiore stile e sportività, confidando nella qualità e nell'intelligenza degli elettori e non pretendendo il loro asservimento. Speriamo di elevare il tono del confronto pubblico, le bassezze di questi giorni sono davvero da dimenticare».

Giuseppe Florio

 

 

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