Azzerato il centrodestra. Si va al ballottaggio (Giuseppe Florio).

Come ampiamente previsto al di là dell'eccitatissimo tifo delle parti in causa, la partita per il sindaco a Mesagne sarà risolta al ballottaggio tra un paio di settimane.

E' arrivato ad un soffio dalla vittoria al primo turno Pompeo Molfetta, a capo della coalizione “Diamoci una mano”, superando il 45% dei consensi e distanziando Ninni Mingolla (PD e liste satelliti) di ben diciotto punti percentuali. Tirano dunque un sospiro di sollievo i democratici, i quali avevano temuto la più clamorosa delle disfatte, e cioè l'onta della sconfitta secca e magari del terzo posto, e non fanno neppure molto per nasconderlo: «Obiettivo raggiunto», commenta Mingolla a caldo.

Vengono invece spianate le ambizioni di Emilio Guarini e dell'intero centrodestra, costretti a meno del 16% dei consensi nonostante aspettative di gran lunga maggiori ed uno spiegamento di ceti moderati, di tecnocrazia, di poteri forti (finanche Confindustria, con la candidatura del vicedirettore Vincenzo Gatto) senza precedenti. Relegati ad un ruolo di mera testimonianza i 5 stelle, presentatisi alle elezioni impreparati (un candidato sindaco poco attrezzato ed una lista corta e debolissima, per un totale del 6,88%). Svanita nel quasi nulla Forza Italia (5,44%), che paga da un lato il declino berlusconiano e dall'altro la scelta suicida di non aggregarsi allo schieramento moderato.

I risultati definitivi delle preferenze sono stati resi noti in ritardo ieri mattina e soltanto su disposizione del sindaco Scoditti, a causa della lentezza nelle operazioni di spoglio (in particolare in certe sezioni) e dell'immane mole di lavoro che era gravata sui membri dell'ufficio elettorale. Per la coalizione in vantaggio, i pesi massimi sono il deputato Toni Matarrelli (con quasi 500 voti) e il sindacalista Gino Vizzino (445); in caso di vittoria, tra i possibili eletti, il medico Vito Lenoci, l'infermiere Alessandro Cesaria, l'imprenditore Alessandro Campana, l'imprenditrice Antonella Catanzaro, il sindacalista della STP Tony Esperte. Primeggia nella lista civica di centro il sempreverde Maurizio Piro.

In pole position nel PD l'avvocato Rosanna Saracino (unica a sfondare il muro dei 300 voti) e l'avvocato Fernando Orsini, presidente del consiglio uscente. A ruota, e quindi con il rischio di restar fuori dalla massima assise in caso di sconfitta, la sindacalista Fabrizia Falcone ed il medico Giuseppe Indolfi. Resta escluso dal novero dei consiglieri il segretario cittadino Francesco Rogoli. Bocciati dall'elettorato con inappellabile giudizio personaggi del calibro dell'ex consigliere regionale Vincenzo Montanaro e dell'ex assessore Fabrizio Deleo.

Tre sembrano ad ora i dati politici più rilevanti. Il primo è che l'operazione allestita in grande stile da Matarrelli, certamente ardita quando non spregiudicata, ha portato i primi succulenti frutti: l'elezione al consiglio regionale del giovane Mauro Vizzino e la netta vittoria alle amministrative consumata domenica sui principali competitor. Si vedrà se avrà avuto del tutto ragione. Il secondo è che il centrodestra a Mesagne potrà soltanto rinascere dalle proprie ceneri e che il gran battagliare di questi ultimi anni contro la giunta Scoditti si è rivelato inutile come un ghiacciolo all'Antartico. Il terzo è che si è abbassato considerevolmente il gradiente delle preferenze: gli elettori hanno dimostrato una sana parsimonia nel concederle, i candidati dovranno imparare a largheggiare meno nelle aspettative.

Una nota a margine: si sono segnalate inutili sceneggiate in salsa grillina in diversi seggi, rilanciate dal voyeurismo di qualche cronista locale, ma fortunatamente nessuno ha accettato i reiterati inviti alla rissa.

Giuseppe Florio

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