La specificità "Mesagne". Vince Emiliano-Matarrelli (di Giuseppe Florio).

A spoglio consumato – manca poco all'una – il bilancio da fare è psicanalitico, prima che politico. La giornata è stata lunga e faticosa per tutti i presenti, oltre 2mila e 100 elettori – il dato di gran lunga più alto nel brindisino - hanno votato per le primarie del centrosinistra. E' euforico Toni Matarrelli nei fitti confabulari con il suo entourage, Gino Vizzino si muove pimpante da una parte all'altra dell'auditorium insieme ai suoi, dispensa battute al fulmicotone Maurizio Piro.

Il presidente del seggio Mario Ignone è austero fino all'ultimo, come impone il ruolo, Ninni Mingolla una maschera di cera, i LabDem Mino Carriero e Annamaria Scalera si affannano ad argomentare che «il risultato è condiviso», perfino i ragazzi di “Mesagne cambia verso” sembrano non trovare una scusa per accennare ad un sorriso.

Il segretario politico democratico Francesco Rogoli, cupo, accenna a scherzare ma solo per dichiarare che non rilascerà dichiarazioni «nemmeno sotto tortura», Mariella Vinci non è proprio di scena, Maria de Guido, costretta dal caso ad ammonticchiare le schede dell'odiatissimo Michele Emiliano, è stravolta. 

Eppure non ci sono particolari novità: Emiliano ha stravinto (1363 voti, il 65% e quindi l'8% in più dei risultati regionali) Dario Stefàno ha perso malamente (625, quasi il 30%). E' la specificità della vicenda mesagnese che lascia il segno in questo giorno di esercizio fasullo di democrazia. Dove si è annidato infatti l'afflato progressista, dove l'entusiasmo per la partecipazione? Da un lato e dall'altro si è andati alla conta, misurando l'entità delle proprie truppe: l'umore nero restituisce quindi l'esito storto di quel confronto-scontro.
La vicenda mesagnese aveva assunto ormai da tempo una specificità di cui è impossibile non tener conto nello studio dei flussi elettorali. Per Emiliano si era schierato, destando lo scandalo del suo partito, il deputato Matarrelli (presunto peso elettorale: alto); a lui si era aggregato il sindacalista socialista Vizzino (presunto peso elettorale: medio-alto, ma impegno straordinario in questa circostanza); a ruota, una parte dei democratici locali, in testa l'ex vice presidente della provincia Mingolla, i pittelliani, i giovani e scalpitanti renziani (presunto peso elettorale: medio-basso). Per completare l'inedito chiasmo, il grosso del PD aveva invece sostenuto Stefàno, e non si parla di esponenti di piccolo calibro: l'ex sindaco Damiano Franco, l'ex vice sindaco Fabrizio Deleo, l'ex consigliere regionale Vincenzo Montanaro, l'ex consigliera Mariella Vinci, la stessa Maria de Guido e tanti altri. La sfida tra aspiranti candidati alla presidenza della Regione aveva così assunto il profilo di una battaglia tutta locale, tra chi stava con Matarrelli e chi lo avrebbe voluto stendere. Il risultato parla chiaro, il duo Matarrelli&Vizzino ha dato una prova di eccezionale forza, il PD si è infilato in un «cul de sac» e le elezioni amministrative sono ormai alle porte.

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